Spacciatori, contrabbandieri e usurai con il reddito di cittadinanza

Spacciatori, contrabbandieri e usurai con il reddito di cittadinanza
di Dario Sautto
Domenica 27 Ottobre 2019, 09:00 - Ultimo agg. 14:55
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Sono spacciatori, contrabbandieri e addirittura usurai, ma per il Fisco sono così poveri da meritarsi i sussidi economici. Si moltiplicano i casi di furbetti del reddito di cittadinanza anche tra persone arrestate, che gli investigatori scoprono ad «arrotondare» in maniera illegale il sussidio economico previsto per i meno abbienti.

L'ultimo caso arriva da Boscoreale, nel Napoletano. Venerdì sera, durante alcuni controlli antidroga, i carabinieri della stazione hanno seguito Francesco Colantuono, 58 anni, incensurato e ufficialmente disoccupato. Il sospetto era che avesse avviato un giro di spaccio di droga in centro. In via Brancaccio il sospetto è diventato realtà: i carabinieri hanno documentato la vendita di una dose da sei grammi di marijuana a una cliente. La donna è stata bloccata e perquisita: quella confezione appena scambiata con il 58enne era effettivamente droga. La successiva perquisizione dell'auto di Colantuono ha fatto scoprire oltre un chilo e mezzo di stupefacenti nascosti con sistemi quasi infallibili. Un chilo e 350 grammi di marijuana erano nascosti in diverse bustine tra il cruscotto, il sedile passeggero e nel vano del cambio, tutti accessibili con alcuni congegni particolari; e sempre in auto, il 58enne nascondeva anche 202 grammi di hascisc. Per Colantuono è scattato, ovviamente, l'arresto per detenzione e spaccio di stupefacenti e, dopo la convalida, per lui è stato disposto il trasferimento agli arresti domiciliari con il braccialetto. Nel frattempo era scattato un ulteriore controllo, che ha permesso ai carabinieri di scoprire che Colantuono, disoccupato, aveva come unica entrata ufficiale il reddito di cittadinanza, per una cifra di circa 560 euro al mese, che andava ad integrare la disoccupazione. Ora l'assegno sarà sospeso.
 


Casi simili erano venuti fuori pochi giorni fa tra il Napoletano e il Salernitano, nel corso di un'operazione che ha sgominato una holding specializzata nel contrabbando di sigarette. Tra i dodici arrestati, in cinque percepivano il reddito di cittadinanza, che ovviamente è stato sospeso, come richiesto dalla guardia di finanza. Si tratta di Vincenzo, Rosa e Anna Mellone, tre fratelli originari di Torre Annunziata e residenti a Poggiomarino, rispettivamente di 58, 65 e 54 anni; della 26enne Angelica Esposito, residente a Palma Campania e di Tommaso Vito, 74 anni, residente a Pagani. Tutti arrestati per contrabbando di sigarette, si erano garantiti il sussidio tra i 200 e i 500 euro di integrazioni al reddito da dipendenti o pensionati perché quasi nullatenenti, disoccupati, pensionati minimi o con un lavoro precario. Nel frattempo, però, ognuno aveva un suo compito preciso nel contrabbando: cìera chi organizzava l'import di sigarette proibite da Ucraina e Cina, chi le rivendeva al dettaglio, chi andava addirittura a ritirare gli incassi delle vendite facendo da cassiere. Angelica Esposito, ad esempio, percepiva 205 euro di integrazione al reddito da dipendente part-time in una impresa di pulizie. In realtà, secondo gli investigatori, era una delle figure chiave dell'organizzazione, poiché si occupava di acquisti, vendite e trasporti, ma anche del ritiro degli incassi. Per lei, assistita dall'avvocato Anna Fusco, potrebbe arrivare il beneficio degli arresti domiciliari perché ha una bimba molto piccola da accudire.

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Quattro casi simili negli ultimi mesi sono stati registrati anche ad Avellino e provincia, dove pusher ed estorsori incassavano contemporaneamente il reddito di cittadinanza e gli introiti illegali. Ma l'episodio forse più eclatante arriva dal Vallo di Diano ed è stato scoperto dai carabinieri della compagnia di Sala Consilina.
Il 40enne Nicola D'Amato, incensurato e sulla carta nullatenente, per il Fisco italiano era una persona povera, indigente, tanto da meritare il reddito di cittadinanza pieno. D'Amato ogni mese incassava 700 euro di sussidio, ma nel frattempo un'occupazione (illegale) ce l'aveva: era l'usuraio del paese. Uno strozzino anche molto esigente, che fissava tassi insopportabili alle proprie vittime. Un imprenditore, trovatosi alle strette, ha denunciato di essersi rivolto al 40enne per ottenere un prestito di mille euro, con gli interessi maturati in tre mesi che erano a dir poco terrificanti: 300%. L'intervento dei carabinieri è avvenuto mentre la vittima consegnava una tranche del debito, circa 200 euro, per provare ad alleggerire la sua posizione: così sono scattate le manette per D'Amato. I successivi controlli fiscali hanno restituito un quadro assurdo: il «povero» usuraio aveva una grande disponibilità di contanti, si era spogliato delle proprietà e incassava 700 euro al mese di reddito di cittadinanza. Come negli altri casi, l'erogazione del sussidio è stata subito bloccata, anche se resta il dubbio di come il 40enne riuscisse contemporaneamente ad avere tanta disponibilità di soldi, pur essendo formalmente oltre la soglia di povertà.

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