Scampia in ginocchio dopo il lockdown: la povertà è cresciuta del 20%

Scampia in ginocchio dopo il lockdown: la povertà è cresciuta del 20%
di Paolo Barbuto
Domenica 21 Giugno 2020, 10:30
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L'unica cosa che Scampia ha ritrovato in gran quantità una volta finita l'emergenza è la spazzatura, cumuli soprattutto di ingombranti lasciati a ogni angolo. Dice un addetto dell'Asìa che per recuperare comodini, credenze e materassi tenuti in casa e gettati subito dopo la fine del lockdown, occorreranno almeno altri quindici giorni.

«L'immondizia è l'unica cosa che abbonda a Scampia di questi tempi - sorride amaro il presidente municipale Paipais - qui l'emergenza sanitaria ha fatto terra bruciata, l'intero quartiere è in ginocchio».

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Il racconto del quartiere è un continuo viavai tra i giorni della solidarietà e quelli della disperazione. Il vigile dice che «nei giorni del lockdown tutti sono rimasti in casa rispettando in maniera ossessiva il divieto di uscita, cittadini modello». Poi si ferma e prosegue «però appena c'è stata la possibilità tutti hanno ripreso a fare quel che volevano. Ma lei lo sa che la settimana scorsa abbiamo chiuso un'affollatissima pizzeria-friggitoria realizzata in un lampo tra baracche e camper e priva di qualsiasi permesso?».

Il vicepresidente municipale spiega che «la solidarietà è stata immensa in quei giorni di disperazione, tutti si aiutavano a vicenda, sembrava una Napoli d'altri tempi». Poi lo stesso vicepresidente, Salvatore Passaro, si rabbuia: «Adesso, però, ognuno è costretto a pensare a se stesso perché la situazione è difficile per tutti».

Da un balconcino al primo piano della Vela Rossa è esposto un lenzuolo con un messaggio al Governo: chiedono più soldi di pensione. Il tema della mancanza di denaro qui è sentito in maniera devastante.
 

 

Le persone che incontri a Scampia non sono la rappresentazione folkloristica che ognuno s'immagina, non incontri personaggi di Gomorra né macchiette napoletane: la gente qui è stufa di avere etichette e chiede di ragionare «tu mo' ti aspetti che io, dopo averti detto che otto persone su dieci hanno bisogno di soldi, ti dica che tutte queste persone di Scampia sono destinate a finire nelle mani della camorra che può pagare bene o in quelle degli strozzini che fingono di salvarti e ti uccidono lentamente. Invece non lo dirò perché non è così», Luigi è un uomo di mezz'età, veste sportivo e sostiene di avere perduto il lavoro con il lockdown. Spiega che la storia della camorra che ingaggia i disperati se la inventano i politici per fare colpo («la camorra non si prende i disperati. Loro hanno bisogno di gente fidata», sorride amaro); Luigi sostiene che pure la questione degli strozzini è una baggianata («Dai cravattari ci vanno i commercianti, quelli che fanno muovere i soldi. Qua a Scampia queste persone non ci sono»).

E allora chi c'è a Scampia?

Il presidente municipale Apostolos Paipais racconta una parte di mondo in cui ci sono persone che si alzano alle cinque per raggiungere un lavoro contrattualizato; poi spiega l'altra porzione di Scampia che pure si alza alle cinque ma lo fa per rincorrere un guadagno qualsiasi, non necessariamente ufficiale: «Sono quelle persone che riuscivano ad arrangiarsi e che oggi non possono più. Donne che andavano a fare i servizi in case dalle quali sono state allontanate a marzo e mai più richiamate, uomini che si arrangiavano con lavoretti umili, manovali, operai, svuotacantine, trasportatori, che adesso non hanno più un'entrata. Poi ci sono tantissime persone che erano in qualche modo collegate con il mondo della ristorazione e del turismo e sono in attesa che quel settore riparta».

Il quadro è nero, Paipais sostiene che «le famiglie in povertà a Scampia dopo l'emergenza sanitaria sono cresciute del 20%».
 

Provi a replicare che in questo quartiere c'è un'altissima percentuale di percettori del Reddito di Cittadinanza, ti senti rispondere che è vero e che in tanti si stanno presentando alla municipalità per dire «mi mettete a fare qualcosa?», tant'è vero che proprio dal municipio locale è partita una richiesta per indirizzare queste persone verso la gestione del verde che, attualmente, per mancanza di personale viene eseguita personalmente da un gruppo di consiglieri locali, compreso uno che fa capo a Dema.

Paipais sostiene che la Regione fa tanto ma Scampia si sente abbandonata dal Governo che dovrebbe partire dall'ascolto delle famiglie: «Ecco perché ho invitato qui il ministro Bonetti - spiega - e ho buone certezze che accetterà l'invito.
Deve prometterci che porterà lo sguardo del Governo sulle famiglie di Scampia. Abbiamo bisogno di sostegno altrimenti il quartiere imploderà». 

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