Sesso in cambio di esami all'università Federico II, Staiano: «Pronti a revocare le lauree»

Sesso in cambio di esami all'università Federico II, Staiano: «Pronti a revocare le lauree»
di Leandro Del Gaudio
Sabato 9 Maggio 2020, 11:00 - Ultimo agg. 13:35
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Si dice «turbato e addolorato per quanto accaduto all'interno del dipartimento», pronto a condurre verifiche sulla validità di esami, finanche a «revocare diplomi di laurea», qualora venissero confermate le accuse di falso. Ha da poco finito di leggere i giornali, il professore Sandro Staiano, costituzionalista di riconosciuto spessore, da due anni direttore di dipartimento a Giurisprudenza della Federico II di Napoli, e ha le idee chiare sull'inchiesta terremoto che ha riguardato il docente Angelo Scala.

Preside, una brutta pagina di cronaca, che sporca l'immagine della facoltà, non trova?
«Sono in corso accertamenti, abbiamo fornito piena collaborazione come nostro dovere, in un clima di riserbo assoluto, se ci sono stati comportamenti scorretti è giusto intervenire. Ma da costituzionalista ricordo che occorre molta prudenza nell'anticipare giudizi».

Lei conosce Angelo Scala?
«Certo che lo conosco. È un collega molto stimato sul piano scientifico; lavora con la Federico II con un contratto di supplenza. So che si è laureato da noi, credo sia stato anche mio alunno, poi ha sostenuto un dottorato, ha avuto una carriera accademica a Bari e in altri atenei della Campania. Non l'ho mai frequentato al di fuori dell'università, ma fino a quando non scoppiasse questa vicenda, su di lui ho sempre ricevuto pareri e commenti positivi anche per la sua didattica».

Eppure, ci sono decine di alunni indagati per aver accettato un certo tipo di rapporto con un docente di Giurisprudenza: possibile che non le è mai arrivata una segnalazione? Che non ci siano stati rumors sospetti su presunti scambi di favori in cambio di voti?
«Sono direttore di dipartimento da due anni, sono molto presente nella vita accademica del mio istituto, ho rapporti costanti con le rappresentanze studentesche, alle quali ho messo a disposizione un indirizzo di posta elettronica per eventuali segnalazioni, eppure nessuno mi ha mai accennato qualcosa, né ho percepito situazioni strane, opache. Sono abituato ad avere un rapporto aperto, ricevo anche lamentele sul comportamento di qualche collega, alle quali fornisco pareri e risposte puntuali. In questo caso, niente. Eppure - mi chiedo - insegna Diritto processuale civile, il classico scoglio decisivo per il conseguimento della laurea, possibile che nessuno mi abbia accennato qualcosa di strano? Resto prudente, sono sicuro che la valutazione dei fatti su questa storia sarà serena ed equilibrata».

Al di là dello schema sesso in cambio di voti, spuntano in questa storia esami fantasma: voti assegnati al computer per esami mai sostenuti. Non crede che basterebbe questo a sollevare uno scandalo?
«Posso confermare rigore e intransigenza su eventuali manomissioni. Anche qui conviene fare una premessa: una cosa sono eventuali irregolarità formali, altra cosa è assegnare un voto a un alunno che non ha mai sostenuto l'esame secondo i crismi della regolarità e della trasparenza».

Cosa accadrebbe se dovesse essere confermata la pista dei falsi esami?
«Si interviene, come già accaduto in passato in altre circostanze e in altre indagini su combine per favorire gli studenti (come nell'inchiesta dell'allora pm Giancarlo Novelli, ndr). L'università interviene sulle carriere, si cancellano gli esami e se le lauree sono state già assegnate vengono revocati i diplomi. Di fronte a un falso, si può solo procedere con annullamenti e revoche».

Uno degli aspetti di questa inchiesta riguarda il linguaggio usato nei rapporti tra docenti e alunni. Non crede che un certo modo di rapportarsi agli studenti sia inopportuno?
«Raccomando sempre ai colleghi docenti di conservare gravitas e distanza rispetto agli alunni. Capisco la battuta che si fa durante un corso, dopo due ore di lezione, capisco anche l'esigenza di stabilire un rapporto diretto, ma noi non siamo amici, siamo docenti. Non ci deve essere gelo tra docente e alunno, dobbiamo essere sempre pronti all'ascolto, ma guai a eccedere in atteggiamenti di eccessiva confidenza. Siamo un po' come i genitori per i figli, guai a perdere autorevolezza e rispetto». 

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