Sorrento, il pm ferma i lavori nella Valle
dei Mulini: «Paesaggio a rischio»

Sorrento, il pm ferma i lavori nella Valle dei Mulini: «Paesaggio a rischio»
di Dario Sautto
Mercoledì 11 Marzo 2020, 08:39
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Incongruenze nei permessi, dubbi sulla destinazione d'uso finale, difformità dall'autorizzazione paesaggistica: in pratica, abusivismo edilizio. Finisce sotto sequestro il cantiere di restauro dell'antico edificio nel Vallone dei Mulini di Sorrento. Uno dei luoghi abbandonati più suggestivi al mondo, secondo una rivista internazionale, da alcuni anni la parte privata era stata acquistata dalla società «Il Maccheronificio» amministrata da Mariano Pontecorvo, imprenditore e attuale consigliere comunale sorrentino in quota alla civica «Il Ponte», all'epoca dell'acquisto (per 300mila euro) addirittura assessore nella giunta guidata dal sindaco Giuseppe Cuomo. Ed è Pontecorvo l'unico indagato a piede libero per abusi edilizi, in base al codice dei beni culturali (opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa) e violazioni del testo unico per l'edilizia. L'inchiesta è stata aperta dalla Procura di Torre Annunziata in seguito a una serie di denunce presentate dal WWF Terre del Tirreno e dai Vas, che sottolineano la rilevanza ambientale di un ecosistema unico al mondo che si era venuto a creare nel corso dei secoli. Da preservare, secondo le associazioni, ci sono alberi secolari ritenuti «monumentali» ( il Wwf ha fatto sapere di voler chiedere il vincolo su un grande Leccio) e la ricca fauna che si era impadronita della valle sorrentina. Tutto messo a rischio dai lavori che prevedevano un «intervento di restauro e risanamento conservativo del manufatto ex mulino» come scrive in una nota stampa il procuratore Pierpaolo Filippelli. Lavori che interessano un fabbricato del quale «non è possibile chiarire quale sia la destinazione d'uso finale».

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Qui si arriva alle autorizzazioni. Secondo l'accusa, i lavori in corso sono conformi alla Scia ma in contrasto con il Piano urbanistico territoriale (Put) penisola sorrentina, che vincola ogni intervento anche in virtù della pronuncia della Corte Costituzionale. La stessa sentenza è alla base di un altro clamoroso sequestro effettuato d'urgenza della stessa Procura oplontina meno di un mese fa, che riguarda il complesso di «housing sociale» di Sant'Agnello. Le opere, però, in questo caso risulterebbero irregolari anche perché «sono state realizzate in difformità dell'autorizzazione paesaggistica, che prevedeva il rispetto di diverse prescrizioni, completamente disattese». Una serie di violazioni che, se confermate, rischiano di rendere quegli interventi totalmente abusivi e illegittimi.
LA MACINA
Alle spalle della centralissima piazza Tasso, nel cuore di Sorrento, il Vallone dei Mulini deve il suo nome a un vecchio mulino, usato in antichità per macinare del grano. Una valle incantata, ammirata dai turisti e abbandonata per secoli ad una natura selvaggia che ha preso il sopravvento. Negli ultimi anni, la parte privata è stata acquistata da Pontecorvo, che all'epoca disse: «La compro io perché il Comune non può. Va recuperata e rivalutata». Tra i tanti progetti era previsto il recupero dell'antica macina, con la creazione di un percorso «gratuito per i sorrentini e a pagamento per i turisti» secondo il proprietario. Nel frattempo erano iniziati i lavori, che hanno visto prima una parte di pulizia dalla vegetazione spontanea e rigogliosa che invadeva l'immobile, poi gli interventi edilizi veri e propri. Il mancato recupero e le opere ritenute troppo invasive sono stati oggetto di diverse interrogazioni parlamentari. L'ultima, a firma del Movimento 5 Stelle, chiedeva risposte e interventi da parte dei ministri dell'Ambiente e dei Beni Culturali perché «il vallone dei Mulini ha una particolare importanza dal punto di vista monumentale, paesaggistico e naturalistico per la presenza di specie arboree che, grazie al microclima favorevole, si sono diffuse ricoprendo il Mulino». Alle interrogazioni sono seguite dettagliate denunce, fino al sequestro d'urgenza emesso dalla Procura di Torre Annunziata.
I COMMENTI
Pontecorvo preferisce non commentare il provvedimento, mentre è stato lapidario il sindaco Cuomo: «Aspettiamo con serenità l'evoluzione dell'indagine della magistratura». Di contro, è Claudio D'Esposito a commentare per il WWF Terre del Tirreno: «Per renderlo fruibile, il Vallone sarebbe stato snaturato. Il rischio concreto era che a turisti e cittadini, che si affacciano dalla balaustra, non sarebbe più apparsa l'immagine di uno spettacolo unico al mondo ma si sarebbe mostrato un luogo a cui accedere, non si è mai capito come, attratti dagli effluvi della cucina e dai colori degli addobbi delle aiuole a verde coltivate, con buona pace della flora spontanea, della fauna stanziale, di pipistrelli e rapaci notturni. Animali rari e preziosi avevano trovato rifugio in quei ruderi. Poi è arrivato il cemento conclude D'Esposito che non era un restauro o un ritorno ad un romantico passato, bensì una vera e propria urbanizzazione di un sito di grandissimo pregio naturalistico, storico e ambientale».
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