Strage di Capaci, Maria Falcone a Castel Capuano: «Le mafie non sono vinte»

Strage di Capaci, Maria Falcone a Castel Capuano: «Le mafie non sono vinte»
di Alessandra Martino
Sabato 28 Maggio 2022, 18:40 - Ultimo agg. 29 Maggio, 08:50
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«La Campania e la Sicilia si somigliano tanto. Ogni volta che arrivo a Napoli mi sento a casa. Abbiamo il mare, abbiamo la cultura spagnoleggiante e soprattutto gli stessi problemi: problemi di criminalità, mafie diverse ma pur sempre mafie». Con queste parole inizia il convegno Le mafie a trent'anni dalla strage. Sono parole forti e vere quelle di Maria Falcone, presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. 

Sono passati trent'anni da quel 23 maggio 1992, quando Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i tre poliziotti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicilio morirono nella strage di Capaci. 

A trent'anni di distanza - nonostante siano passati alcuni giorni dalla ricorrenza annuale la criminalità e le stragi sono di grande attualità. Per questo, durante l'evento di Castel Capuano, è stato evidenziato quanto sia importante continuare a ricordare il sacrificio di Falcone non solo come esercizio di memoria ma essere dalla loro parte e pensare e ripensare la lotta alle mafie e magari ripensare anche il concetto di legalità ed evitare che avvenga una «normalizzazione del pericolo mafioso». 

Il dibattito tra le istituzioni presenti nell’ex sede della sezione civile e penale del tribunale di Napoli è stato suddiviso in due parti: nella prima ci sono stati vari saluti istituzionali e un video in memoria di tutti i magistrati che hanno perso la vita a causa della criminalità. Nella seconda sono intervenuti il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, Maria Falcone, il direttore de L’Espresso Lirio Abbate, il questore di Napoli Alessandro Giuliano.

«La lotta alla mafia non si può reggere solo sul coraggio dei singoli.

La mafia si sconfigge con la cultura della legalità: in famiglia, nelle scuole, sul lavoro, nelle istituzioni - dice la Falcone - Con lo sviluppo economico, che porti sicurezza, lavoro, fiducia. Con l’impegno dei giovani, degli imprenditori, della società civile. Con la buona amministrazione e la determinazione a estirpare le connivenze che ancora ci sono all’interno delle istituzioni».

«In questi giorni migliaia di cittadine e cittadini hanno manifestato la loro riconoscenza a Giovanni. Finalmente potremo dire che questi 30 anni non sono passati invano».

La sorella di Falcone inoltre ha provato a fare un bilancio personale e civile sugli ultimi trent’anni dalla perdita del fratello. Ha ricordato dei suoi pellegrinaggi in tutta Italia, nelle assemblee, nelle scuole sempre a contatto con i giovani. «Voi vi chiederete ma perché l'ha fatto chi l'ha spinta a fare tutto questo?», interroga la presidente.

«L’ho fatto non perché volessi che si ricordasse Giovanni per la sua bravura, la sua intelligenza, che aveva lottato la mafia. Ma l'ho fatto perché dopo la sua morte sono stata costretta a prendere nel mio campo e con le mie competenze la sua testimonianza». 

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La presidente Falcone ha ricordato di quanto il magistrato fosse consapevole che il suo conto con la mafia si sarebbe chiuso soltanto con la sua morte. «Giovanni rispose: non si preoccupi il signor Buscetta, dopo di me altri magistrati continueranno il mio lavoro».

E così è stato. Tante gambe della società si sono mosse e hanno continuato la strada di Falcone e Borsellino ma non è bastato come ha sottolineato la sorella del magistrato antimafia «le mafie non sono vinte: abbiamo ancora tanto da lavorare e da lottare e dunque bisogna stare sempre attenti». 

La presidente ha inoltre commentato l’inchiesta riaperta sulla morte di Falcone e ha detto: «Io non credo ai report giornalistici. Credo ai magistrati».

L’inchiesta è stata commentata anche da Federico Cafiero de Raho: «Il lavoro che si è fatto e che si sta facendo è tantissimo non è un lavoro di Report ma è tutto quello che è stato acquisito e che stanno valutando dei magistrati di Caltanisetta e Firenze con il contributo di Palermo, Catania e Reggio Calabria stanno svolgendo un lavoro di gruppo fantastico».

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