Studenti in piazza a Napoli, il ricordo degli stagisti morti sul lavoro

«Governo di destra, governo di sinistra, chi tocca lo studente è sempre fascista»

La manifestazione degli studenti a Napoli
La manifestazione degli studenti a Napoli
di Alessio Liberini
Venerdì 18 Novembre 2022, 20:05 - Ultimo agg. 19 Novembre, 00:04
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«Simm a voce e' chi nun ten' (Siamo la voce di chi non ha niente)» è il testo dello striscione che i giovanissimi portano alla testa del corteo, parafrasando un brano del rapper Clementino. Ed in effetti, tra tagli su tagli alla scuola pubblica, poco sembra essere rimasto agli studenti italiani che oggi sono scesi nelle piazze di circa 40 città del Paese rivendicando a gran voce i propri diritti. Negati da quella che definiscono la «scuola del merito». 

Anche a Napoli è andata così in scena la mobilitazione nazionale promossa dall’Unione degli studenti e da Link - Coordinamento Universitario. La manifestazione si è svolta, inoltre, proprio in concomitanza con il «No Meloni day», una giornata di sciopero generale contro le politiche mosse dal nuovo esecutivo a guida Fdi.

 

«Governo di destra, governo di sinistra, chi tocca lo studente è sempre fascista». È questo il grido che cantano in coro i giovanissimi concentrati in piazza Garibaldi. Dove intorno alle 11 è partito il corteo che ha visto sfilare circa 500 studenti, 2mila per gli organizzatori, fino al palazzo della Regione Campania posto in via Santa Lucia.

Dal diritto allo studio e all’abitare - passando per dispersione scolastica, abolizione dell’alternanza scuola-lavoro, fino ad un incremento dei trasporti pubblici, il risanamento di un’edilizia scolastica spesso e volentieri datata e fatiscente e la garanzia di un benessere psicologico provato da anni di Dad - sono molteplici le istanze che chiedono gli scolari arrivati a Napoli da ogni provincia della Campania.

A mancare da ben 15 anni in Regione, denunciano i ragazzi, è anche la convocazione della Conferenza Regionale sul diritto allo studio. «Non siamo convocati dal lontano 2007 - chiarisce Sara Monti, Coordinatrice dell’Uds Campania - anche se siamo tra gli organi, come sindacati studenteschi, che hanno diritto a sedere in quella conferenza». Motivo per cui, in concomitanza con il lungo corteo, una delegazione di manifestanti è stata accolta a Palazzo Santa Lucia dall’assessore regionale alle Scuola, Politiche sociali e Politiche Giovanili, Lucia Fortini.

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Dopo anni di stallo, l’incontro odierno ha portato finalmente ad una convocazione per tale conferenza che si terrà, in Regione Campania, il prossimo 24 febbraio alla presenza dei sindacati studenteschi. «Abbiamo invitato a quest’assemblea – spiega a termine dell’incontro Zidan Shehadeh, portavoce dell’Uds di Napoli -  anche l’Adisurc e le Università, in merito alla questione sul diritto all’abitare. Ma inviteremo anche i presidenti delle aziende del trasporto pubblico regionale, gli enti provinciali, città Metropolitana e l’ufficio scolastico regionale». «Speriamo – precisa Zidan - che questa conferenza possa portare avanti una riflessione d’analisi rispetto a quella che è la condizione delle scuole in Campania».

Parallelamente all’incontro istituzionale, gli studenti hanno sfilato lungo le strade del capoluogo campano: non sono mancate numerose azioni di protesta. Sul corso Umberto I, all’altezza di via Duomo, è stato effettuato un minuto di silenzio per ricordare Lorenzo, Giuseppe e Giuliano: i tre studenti morti, in neanche un anno, mentre si trovavano ad affrontare stage non pagati.

Come previsto dai Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento, ovvero l’ex alternanza scuola-lavoro partorita nel 2015 dall’esecutivo guidato da Matteo Renzi, all’epoca segretario del Partito Democratico.

Numerosi ragazzi si sono impregnati le mani con della vernice rossa a testimoniare il sangue versato dai loro coetanei. «Tre nostri compagni – dice uno studente - sono morti per mandare avanti un modello di apprendimento che è basato sul lavoro e non sulle conoscenze». «Noi andiamo a scuola per studiare non per morire sui luoghi di lavoro – spiega, invece, una studentessa del Liceo Artistico Statale di Napoli – chiediamo alle istituzioni di migliorare i Pcto per rispettare i nostri diritti di studenti».

Diritti che rivendicano, allo stesso modo, anche gli studenti più grandi. Quelli universitari che all’altezza della sede centrale della Federico II hanno inscenato un flsh-mob. «Contro caro affitti, merito e repressione. Difendiamo l’Università pubblica» è il testo dello striscione, srotolato sullo scalone dello storico edificio dell’ateneo federiciano.

«Bisogna invertire nettamente la rotta sul diritto allo studio - motiva Cristina Trey, portavoce del sindacato universitario Link Napoli – a partire dalle borse di studio che sono erogate in netto ritardo rispetto alle esigenze dei ragazzi. Poi c’è il tema trasporti e quello del diritto all’abitare. Sulle residenze universitarie? La Giunta regionale ci dice che c’è bisogno di oltre 6mila posti alloggio in Campania ma le residenze ne contano poche centinaia: migliaia di studenti vengono lasciati nelle mani degli affitti in nero. Dall’altra parte pensiamo sia importante avere un canone concordato in modo da abbassare i prezzi. Come accade già in tante città universitarie d’Europa».

Tra i volti dei manifestanti non può che comparire rabbia e sgomento per la notizia, appresa in mattinata, dell’arresto di un dipendente della stessa Università accusato di aver molestato 6 studentesse. «È l’ennesima notizia che ci fa salire il sangue agli occhi – commenta Marilù Amodio, referente del Collettivo autorganizzato universitario – ci fa specie pensare che molestie del genere possano passare persino in secondo piano. Casi del genere, da parte di professori e tecnici, non sono nuovi purtroppo e sono già accaduti negli anni scorsi. Non abbiamo intenzione di piegarci alle minacce che spesso e volentieri seguono questi atti: molte vittime sono portate al silenzio ed è un rischio che non vogliamo più correre».

Le azioni protesta sono poi proseguite nella vicina piazza Borsa. Dove alcuni manifestanti del coordinamento studentesco Kaos hanno preso di mira una sede di Unicredit imbrattando diverse vetrine della stessa al coro di «Assassini in giacca e cravatta». «Basta finanziare armi e energie fossili» è il messaggio comparso sullo striscione esposto all’esterno dell’istituto di credito mentre due studenti si sono stesi a terra simulando una scena del crimine. «Siamo venuti qui fuori – precisa Sofia, attivista del Coordinamento Kaos – perché Unicredit è una delle banche che finanzia maggiormente la vendita di armi nei diversi teatri di guerra che ci sono nel mondo, non solo in Ucraina».

All’arrivo del corteo in via Medina è partita, nei fatti, anche la protesta dei tanti giovani scesi in piazza contro il nuovo governo, in occasione del contemporaneo svolgimento del “No Meloni Day”.

All’esterno della Questura partenopea alcuni antagonisti hanno esposto uno striscione contro il “decreto anti rave”. «Libera espressione contro decoro e repressione» è il testo dello stesso che si conclude con un no secco verso il tanto discusso decreto. Ma il clou della protesta, quella contro il nuovo governo, si è svolta in piazza del Plebiscito. A pochi passi dalla Prefettura dove era presente, per un incontro, anche il neo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

Proprio su di lui si sono scagliati gli studenti, tramite diversi manifesti che denunciavano il trattamento, da parte del neonato esecutivo, dei migranti. «Porti chiusi alle armi. Porti aperti agli esseri umani» è solo uno dei tanti slogan apparsi sui diversi striscioni di contestazione.

«Abbiamo deciso di dare un messaggio forte al nuovo ministro Piantedosi – spiega Marta Di Giacomo, portavoce dei “Giovani Contro Meloni” – l’accoglienza, così come il dissenso, è un diritto. Non possiamo accettare chi svolge un braccio di ferro assurdo sulla pelle di migliaia di migranti bloccati su una nave in condizioni disumane e chi criminalizza il dissenso tramite il decreto legge che chiamano anti-rave». «Chi prova a costruire una forma di dissenso nella società – conclude Marta - oggi rischia addirittura otto anni di carcere. Perciò siamo venuti a dire che Piantedosi è un criminale e che noi difenderemo, con i denti, tutti i nostri diritti scendendo in piazza anche il prossimo 3 dicembre a Roma in occasione dello sciopero nazionale».

Dopo l’ennesima azione di protesta il corteo è giunto alla sua tappa finale: la sede della Regione Campania. L’esterno di Palazzo Santa Lucia è stato presidiato, nonostante il maltempo, con cori e fumogeni fin a quando non è arrivata la notizia della convocazione, attesa dal 2007, per la Conferenza Regionale sul diritto allo studio. «È un passo in avanti ma la nostra lotta non si ferma qui – promette Zidan Shehadeh, annunciando la data della Conferenza Regionale – adesso bisogna lavorare per elaborare una proposta politica affinché si possano effettivamente migliorare le condizioni di vita per gli studenti e le studentesse e stabilire noi quelli che sono i punti di discussione su cui si deve parlare all’interno della Regione».

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