Tac e analisi, a Napoli tutti in fila e budget esauriti in 48 ore: «È corsa alle esenzioni»

Tac e analisi, a Napoli tutti in fila e budget esauriti in 48 ore: «È corsa alle esenzioni»
di Ettore Mautone
Sabato 2 Luglio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 3 Luglio, 09:00
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Tac e analisi di laboratorio: ieri, 1 luglio, è scattato un vero e proprio assalto ai centri e strutture accreditate della città. In alcuni quartieri centrali, ma anche in collina, in particolare al Vomero, si sono notate le file formate da centinaia di persone in attesa del prelievo fuori ai cancelli di ingresso delle principali strutture accreditate. Si tratta in massima parte di malati cronici ed esenti per patologia. Malati che non possono aspettare e che ormai sanno che il tetto di spesa, da gennaio scorso, è attribuito per singola struttura ogni mese ed ha una capienza limitata ai primi giorni. Mediamente dura una settimana ma c’è anche chi viene travolto dalle richieste ed esaurisce il budget in 48 ore. «Stamattina alle 7 quando sono arrivato al mio centro – avverte Salvatore Scognamiglio titolare dell’omonimo laboratorio di piazza Immacolata – ho trovato una fila di 80 persone, Alla fine della giornata abbiamo contato 572 prelievi. In pratica – spiega - il mio budget già domani o al massimo lunedì sarà esaurito. Lavoriamo tanto in regime privato ma abbiamo anche clienti storici, pazienti che ci conoscono e che si rivolgono a noi da anni. Cerchiamo di valutare le priorità e le urgenze ma non tutte sono differibili». 
Parliamo di malati cronici che devono sostenere visite e valutare periodicamente il proprio stato di salute. L’analisi è richiesta dallo specialista e necessaria, propedeutica alla visita programmata o indifferibile. «Vogliamo continuare ad assicurare la qualità all’utenza – conclude Scognamiglio - garantire un referto entro le 24 ore ma siamo costretti a mutare la nostra organizzazione. Oggi abbiamo portato fuori delle sedie e dell’acqua per lenire il disagio e la calura, abbiamo allungato l’orario di lavoro del personale ma è chiaro che tutto questo non dipende da noi, siamo il terminale di una richiesta e di un bisogno di salute della popolazione non derogabile». 

Chi sono dunque i cittadini in fila che nei primi giorni di ogni mese corrono a porgere il braccio per ottenere un prelievo e un responso analitico in un laboratorio accreditato? La platea è ampia e variegata composta da pazienti oncologici, trapiantati, cardiopatici, scoagulati, anemici, dializzati, broncopatici ma anche pazienti in fase acuta che, per infezioni urinarie o di altra natura, prima di finire in un ospedale o in un pronto soccorso. Quasi tutti i laboratori sono nella stessa condizione. Ieri le file c’erano dappertutto. «La media temporale in cui tutti i laboratori di analisi della città esauriscono il budget è di una settimana – spiega Eugenio Basile, titolare degli omonimi centri del Vomero – con oscillazioni che risentono di situazioni contingenti, legate anche alle virosi stagionali, alle precedenti prenotazioni accumulate o rimandate di mese in mese. È un nodo strutturale e generale e non solo mia».

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«L’idea che il tetto di struttura fosse gestibile per evitare la scopertura degli ultimi mesi dell’anno si è rivelata errata – commenta Gaetano Gambino dell’Aisic, associazione di categoria del settore – allungare per tutto l’anno la capienza ma limitata a pochi giorni di ogni mese genera la corsa dei cittadini alla finestra utile ogni 30 giorni. Un disagio notevole per tutti». «Le prenotazioni, anche quando possibili, si accumulano – spiega Pier Paolo Polizzi leader di Aspat – e il rischio è che i cittadini si abituino a pagare le prestazioni soprattutto se hanno un costo paragonabile al ticket ma gli esenti e i fragili sono i più penalizzati». «Abbiamo persone prenotate da marzo – conclude Carlo Varelli titolare dell’omonimo istituto accreditato - con tutte le possibili strategie di prenotazioni e dilazioni di alcune analisi meno urgenti non riusciamo ad andare oltre il giorno 10 del mese e molti esenti per patologie che pure hanno la priorità sono dirottarli altrove in quanto dovrebbero attendere troppo.

Un oncologico rischia di aspettare anche mesi. Poi ci sono gli esenti per reddito. Un esercito. Ma gli esenti sono solo una fetta dell’utenza urgente. Chi rimane fuori paga quando può oppure rinuncia a curarsi, Una risonanza la prenotiamo a ottobre. L’assistenza è scaduta. Chi deve fare un’ecocardiogramma di controllo o altri cronici rischiano di rinunciare alle cure e così di accorciare la propria aspettativa di vita». 

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