Terremoto Marocco, la studentessa napoletana a Marrakech: «Palazzi giù, urla e pianti»

«La prima scossa è stata molto breve, la seconda, fortissima, è durata una ventina di secondi che ci sono sembrati eterni»

È ecatombe terremoto in Marocco
È ecatombe terremoto in Marocco
di Marilicia Salvia
Domenica 10 Settembre 2023, 10:00 - Ultimo agg. 16:57
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«Stiamo bene, molto spaventati ma bene». Ieri mattina, per tranquillizzare tutti, ha postato una storia su Instagram. Ma il primo pensiero di Giovanna Tuccillo, 25enne studentessa napoletana in vacanza a Marrakech con il fidanzato, è stato per la sua famiglia. «In Italia era mezzanotte, non volevo che l'indomani mamma apprendesse la notizia dai telegiornali, si sarebbe spaventata a morte».

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E quindi, venerdì sera, ha preferito svegliarla.
«Sì, ma all'inizio non c'era linea.

Intorno a noi si sentiva gente piangere, urlare. È stato terribile».

Dove eravate al momento della scossa?
«In un ristorante nella Medina. Festeggiavamo l'anniversario del fidanzamento. Era tutto perfetto: la musica, la piscina all'esterno. Molto romantico».

Dalla magia al dramma, in un attimo.
«Sì. Tutto ha cominciato a tremare. I primi momenti sono stati di smarrimento, a noi due non era mai capitato di avvertire una scossa, nell'80 non eravamo nati».

E quella nei Campi Flegrei, giovedì?
«Eravamo già in Marocco. Ce n'era un'altra molto peggiore nel nostro destino».

La città vecchia di Marrakech è fragile, molti edifici sono crollati. Vi siete sentiti in pericolo?
«La prima scossa è stata molto breve, la seconda, fortissima, è durata una ventina di secondi che ci sono sembrati eterni. Tutti sono scappati all'esterno, noi clienti ma anche i camerieri, i cuochi, tutti. Ho visto l'acqua della piscina muoversi con onde paurose. Sembrava la fine del mondo. Uno dei camerieri si è inginocchiato e ha iniziato a pregare, ho pensato: adesso moriamo».

Si sente una sopravvissuta?
«A noi è andata bene, siamo rientrati a Napoli quasi subito. Lì abbiamo lasciato una situazione terribile. Quei boati, i palazzi che venivano giù, le urla, gli svenimenti, non potrò dimenticarli».

Dove avete passato la notte?
«Nella hall dell'albergo, come gli altri clienti. In realtà, quando siamo tornati lì dal ristorante non abbiamo trovato nessuno. La porta era chiusa».

Tutti scappati anche da lì?
«Ho chiamato il proprietario al telefono. Ci ha detto di raggiungerli al parcheggio, il personale si era radunato lì e nessuno intendeva rientrare. Abbiamo dovuto supplicarli per poter andare in camera a prendere borse e passaporti, avevamo il volo all'alba».

E all'aeroporto siete arrivati con facilità?
«Avevamo un transfer prenotato. Anche l'autista l'abbiamo dovuto pregare parecchio, non voleva venirci a prendere in mezzo a tutti quei crolli. Poi si è convinto. L'aeroporto era un disastro, nei negozi tutta la merce a terra e tanta gente anche lì, che si era accampata nella notte».

Le partenze sono regolari?
«Noi abbiamo avuto un paio d'ore di ritardo, credo che i voli programmati siano man mano partiti. Ma chi voleva anticipare la partenza ha dovuto rinunciare. Un mio cugino che era appena arrivato con alcuni amici è ancora lì. Si sono molto spaventati, nessuno vuole dormire in albergo».

Com'è finita con il ristorante? Avete pagato il conto?
«Sì, a un certo punto ci hanno fatto entrare per pagare. Ovviamente solo quel poco che avevamo consumato».

Magari ci tornerete per provare il resto.
«Magari. Era stata una vacanza bellissima. Ma ora sono felice di essere a Napoli, e di poterla raccontare». 

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