Terrorismo a Napoli, sottoscala setacciati: torna la caccia ai laboratori di patenti e passaporti falsi

Sequestrata zecca clandestina, la carta moneta rubata a Nizza. L'ipotesi: serviva a finanziare la Jihad

Polizia a Napoli
Polizia a Napoli
di Luigi Sabino
Giovedì 19 Ottobre 2023, 23:54 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 09:09
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È allarme terrorismo. L’attacco dell’organizzazione Hamas allo Stato di Israele rischia di innescare un effetto domino che potrebbe colpire anche il nostro paese. Per questo motivo le forze dell’ordine, sull’intero territorio nazionale, hanno innalzato il livello di allerta. La paura, infatti, è che cellule terroristiche possano colpire obiettivi sensibili come ritorsione per il sostegno offerto dal nostro governo a Gerusalemme. Presidi e controlli del territorio sono stati, quindi, intensificati nelle principali città della penisola, Napoli compresa. Particolare attenzione è stata posta dagli addetti ai lavori al capoluogo partenopeo anche per un altro motivo, ben più inquietante. La possibilità, da alcuni ritenuta estremamente concreta, che proprio a Napoli esponenti dell’estremismo islamico possano trovare appoggi logistici per realizzare la loro strategia del terrore.

Un sospetto alimentato dalle indagini che hanno dimostrato l’esistenza di solidi collegamenti tra la criminalità organizzata e alcune delle sigle terroristiche che hanno insanguinato l’Europa negli ultimi anni. Un esempio su tutti l’operazione Mosaico del 2018 che portò all’arresto di cinque tunisini sospettati di rapporti con la cellula che mise a segno la strage dei mercatini di Natale a Berlino di due anni prima. Uno di loro, Akram Baazaoui, avrebbe, infatti, fornito i documenti falsi trovati su uno degli attentatori, documenti che, secondo gli investigatori, si sarebbe procurato proprio nel capoluogo partenopeo. Da quell’indagine, nel 2022, si arrivò alla scoperta di due centrali del falso, entrambe ubicate in Campania, dove furono trovati migliaia di documenti contraffatti già pronti per essere immessi sul mercato nero. Le due basi, apparentemente due normali tipografie, furono sottoposte a sequestro mentre altre quattro persone, tute di nazionalità straniera, finirono in manette. Fabbricati nei vicoli del centro storico anche i documenti che sarebbero stati utilizzati da almeno uno degli attentatori che agirono a Bruxelles nel marzo del 2016. A riferirlo un cittadino algerino che, agli investigatori italiani, raccontò di un giro di documenti contraffatti gestito dalla sua ex compagna e da altri extracomunitari e che avevano come base logistica un internet point del quartiere Vasto. L’uomo, che per le sue delazioni fu anche brutalmente picchiato dal nuovo compagno della donna, riferì che i documenti erano destinati principalmente a cittadini nordafricani che li utilizzavano per muoversi liberamente non solo sul territorio nazionale ma anche in Europa. Di questi, diciannove passaporti, sarebbero stati consegnati a un esponente dell’Isis nel corso di una riunione avvenuta in un’abitazione del Borgo Sant’Antonio Abate.

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Nella stessa zona furono arrestati sette cittadini pachistani coinvolti, anche loro, in un giro di documenti contraffatti che, poi, finivano nelle mani di soggetti di origine araba residenti in Germania, Belgio e Paesi Bassi. I documenti, come accertato dai militari della Guardia di Finanza che condussero il blitz, erano pagati mediante ricariche su carte prepagate intestate a ignari cittadini americani e canadesi. Oltre 300 le transazioni documentate nel corso dell’attività investigativa. Non solo documenti, però. Nella provincia di Napoli, in particolar modo a Giugliano, diversi anni fa fu scoperta anche quella che alcuni investigatori definirono la zecca del terrorismo internazionale. I militari delle Fiamme Gialle, infatti, fecero irruzione in un capannone dove era stata allestita una stamperia in grado di falsificare anche dinari algerini. Per questi ultimi, si scoprì, che veniva utilizzata una particolare carta filigranata provento di una rapina avvenuta a Marsiglia tempo prima da parte di una banda che agì, si disse, con tecniche prettamente militari.

Tanti, troppi casi per far pensare a delle semplici coincidenze e il fatto che questi gruppi operano in un territorio saldamente nelle mani della camorra non può non far ipotizzare a uno stretto collegamento tra il terrorismo islamico e i boss.

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