Napoli, vertice anti-terrorismo dopo l'attentato di Bruxelles: «Blindati i monumenti»

Controlli intensificati: porto, aeroporto e scali ferroviari “sorvegliati speciali”

Il Palazzo Reale di Napoli
Il Palazzo Reale di Napoli
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 19 Ottobre 2023, 23:54 - Ultimo agg. 20 Ottobre, 15:03
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L’incubo terrorismo non risparmia l’Italia e la sua ombra nera si allunga anche su Napoli. Di fronte all’innalzamento dei livelli di allarme si mobilitano gli apparati di sicurezza a livello locale: e ieri, in Questura, è stato convocato un tavolo tecnico che serve ad adeguare le modalità operative di un piano sicurezza rafforzato ulteriormente all’indomani dell’attentato di Bruxelles di lunedì scorso ad opera di un tunisino radicalizzato all’Islam (due vittime).

Alla riunione hanno preso parte tutti gli apparati delle forze dell’ordine e gli organi investigativi preposti alla sicurezza e all’ordine pubblico.

Lo richiede il momento: perché, come ha spiegato nei giorni scorsi anche il generale Pasquale Angelosanto, comandante del Ros dei carabinieri, le minacce «vanno prese sempre molto seriamente, perché in passato si sono registrati casi di partecipazione ad attentati terroristici di soggetti entrati illegalmente in Italia». 

Fortunatamente Napoli è stata sempre risparmiata da attentati, ma resta una città “sorvegliata speciale”, perché in più di un’occasione coinvolta in chieste giudiziarie che hanno evidenziato il ruolo di appoggio logistico e strategico in vicende che si sono intrecciate a indagini su terroristi islamici che qui hanno trovato appoggi soprattutto per ottenere documenti di identità falsi.

Un piano, quello elaborato dalla prefettura di Napoli, che mira principalmente a rafforzare i controlli e la prevenzione sui cosiddetti “obiettivi sensibili”. Vediamo quali. Le decisioni risalgono al comitato presieduto dal prefetto Claudio Palomba di qualche giorno fa, dunque già operative dalla giornata di sabato scorso: rafforzati i controlli su tutti gli snodi del trasporto pubblico (porto, inclusi i passaggi delle navi da crociera; aeroporto, stazioni ferroviarie e quindi anche metropolitane), sedi consolari, edifici di culto). 

Riflettori puntati ovviiamente anche su piazza Garibaldi (con l’intero perimetro che si estende fino all’inizio del corso Umberto); ed ancora, il Duomo con l’area di Largo Donnaregina, piazza del Plebiscito, Palazzo Reale, via Toledo, la Galleria Umberto I e Principe Umberto, i Decumani e tutti i musei (da Capodimonte all’Archeologico al Maschio Angioino, da San Martino alla Cappella Sansevero). Massimo il livello di attenzione anche per Pompei, con gli Scavi ma anche in tutta la zona del Santuario.

Ma torniamo alle riunioni operative. Sono, queste, ore di frenetico lavoro per il questore Maurizio Agricola, che coordina le attività di prevenzione interforze su tutto il territorio metropolitano. C’è stato anche un secondo tavolo - sempre in Prefettura - al quale, oltre ai vertici delle forze dell’ordine, sono stati convocati la presidente della Comunità ebraica di Napoli Lydia Shapirer, il consigliere nazionale dell’Unione delle Comunità ebraiche Sandro Temin e il consigliere Daniele Coppin.

In questa sede si è anche svolto un confronto su ulteriori punti da attenzionare sul territorio - religiosi, commerciali, scolastici, turistici e culturali - riconducibili ad interessi dello stato di Israele. A cominciare dalla sinagoga di via Cappella Vecchia, a Chiaia. Poliziotti, carabinieri, finanzieri, militari dell’Esercito e agenti della polizia municipale. Tutti mobilitati per garantire la sicurezza di luoghi, edifici e monumenti a Napoli. 

Il loro impiego garantirà una copertura «H24» - e cioè sia di giorno che di notte - lungo gli itinerari sensibili, quelli individuati come eventuali, potenziali obiettivi. La prevenzione del territorio passa innanzitutto per i servizi garantiti da agenti e militari del reparto Mobile, del Battaglione Campania, del nucleo Radiomobile dell’Arma e dell’Ufficio prevenzione generale della Questura, insieme ai “baschi verdi” del Pronto Impiego (Finanza). In azione, poi, la Digos, uomini e donne dei commissariati e delle caserme di carabinieri e guardia di finanza. 

Tornano anche agenti e militari delle “squadre speciali”: i militari dell’Arma delle “Api” (Aliquote di primo intervento), insieme con gli agenti dell’«Uopi» (Unità operative di primo intervento) della Polizia di Stato: uomini accuratamente selezionati già in occasione degli allarmi legati al terrorismo dell’Isis. Sono i cosiddetti “first responders”: angeli custodi in funzione anti-terrorismo.
Guai a sottovalutare i pericoli. La linea guida emersa anche in sede di comitato nazionale per l’ordine pubblico - presieduta dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi - resta la guida più sicura che viene adottata anche nelle principali metropoli italiane. 

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Si diceva dei fiancheggiatori di terroristi internazionali passati per Napoli in cerca di appoggi sicuri e, soprattutto, di supporti utili a garantire loro false identità. Basterà, per tutti, ricordare il caso di Anis Amri, l’autore dell’attacco terroristico del 19 dicembre 2016 a Berlino (14 morti e 56 feriti), poi ucciso a Sesto San Giovanni. Un’inchiesta della Dda di Napoli portò al circuito di conoscenze e relazioni del terrorista, portando in carcere chi a Napoli gli aveva garantito documenti falsificati ad arte.

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