Treni, autobus e aliscafi: dal Covid l'ultimo colpo, e la provincia di Napoli resta a piedi

Treni, autobus e aliscafi: dal Covid l'ultimo colpo, e la provincia di Napoli resta a piedi
di Francesco Gravetti
Domenica 22 Novembre 2020, 10:37 - Ultimo agg. 13:23
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A Striano ogni domenica alcuni migranti, residenti in un centro di accoglienza, arrivano con le bici nei pressi della stazione, le lasciano lì e prendono il treno della Circumvesuviana. Vanno a fare gli ambulanti a Napoli. Stamattina, se non si sono informati prima, hanno trovato una sorpresa: niente treni, stazione chiusa. Sono soprattutto loro, gli «invisibili», a subire disagi per la decisione dell'Eav di fermare la circolazione di domenica. Ci sono anche le badanti: la domenica sono solite prendere il treno per vedersi da qualche parte. Certo, con le restrizioni da zona rossa non potrebbero nemmeno farlo, ma è il loro unico giorno libero. Da domani, in ogni caso, la platea degli appiedati dall'Eav si allarga: l'azienda, infatti, fermerà i treni dalle 11 alle 15 e poi - notizia di ieri - la sera dopo le 20.

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In realtà nell'era Covid i viaggiatori sono diminuiti fino all'80%. Consultando la carta della mobilità viene fuori che nel 2019 erano in media 93.230 al giorno in Circumvesuviana, 40.580 in Cumana e Circumflegrea, 5985 lungo la linea metropolitana che porta fino ad Aversa. Ma anche sottraendo l'80% a ognuno di questi numeri - con l'avvertenza peraltro che questa percentuale vale con la Campania in zona rossa, mentre con la zona gialla il volume degli spostamenti è stato maggiore - resta comunque un esercito di pendolari: più di 18mila in Vesuviana, più di 8000 sulle linee flegree, un migliaio nella linea metropolitana.

Con la nuova organizzazione dunque, chi si metterà in treno la mattina e tornerà entro le 19,30 non avrà problemi, ma chi dovrà tornare nel primissimo pomeriggio o la sera rischierà di non sapere come raggiungere casa. Sembrano casi sporadici, eppure ci sono: quelli che lavorano nelle scuole (chiuse in questa fase solo per docenti e alunni ma aperte a bidelli e personale amministrativo) e i commercianti che la sera abbassano la saracinesca appunto verso le 20, tanto per fare due esempi. E mentre i primi troveranno gli autobus sostitutivi, i secondi nemmeno quelli, a meno che l'azienda non decida di coprire last minute l'orario vuoto. Lo stop ai treni, infatti, non significa zero servizi: Eav ha predisposto una serie di autobus, affidandosi per lo più ai privati. Di domenica, poi, il personale sanitario può prenotare il pullman come se fosse un taxi. Ma il travaso dal ferro alla gomma non è così automatico e i problemi restano, come sottolinea Annarita Patriarca, capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale: «Qualcuno in Eav ha scambiato la riduzione della capienza dei mezzi di trasporto, disposta dai Dpcm di queste settimane, con la riduzione, tout court, delle corse. Troppo facile risolvere così i problemi, lasciando a piedi migliaia di pendolari». E Maria Teresa Imparato, leader di Legambiente Campania, ammonisce: «In un periodo di emergenza globale pensare a salvare i bilanci è una scelta sbagliata. Ancora una volta in Campania il trasporto pubblico merita la maglia nera che da anni viene assegnata a una delle peggiori linee d'Italia».

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I tagli, infatti, sono dovuti alla necessità di scongiurare spostamenti inutili, ma anche a una dichiarata volontà di ridurre i costi, visto che Eav nel 2020 perderà oltre 30 milioni di ricavi da traffico. Il presidente Umberto De Gregorio, con l'ennesima nota, ieri ha chiarito: «Le riduzioni del servizio ferroviario sono dovute ai seguenti motivi: insufficienza del personale a causa di una agitazione in atto; la Campania zona rossa che ha comportato una drastica riduzione dei passeggeri e la necessità di potersi spostare soltanto per motivi urgenti, di lavoro o sanitario; la grave crisi finanziaria generata dal Covid che impone scelte oculate per non compromettere la stabilità del bilancio e i livelli occupazionali programmati. Ma con i bus garantiamo lo stesso la mobilità». Eavbus infatti non registra decrementi, anzi in alcune fasce orarie il servizio sarà potenziato con l'utilizzo di pullman privati, come accennato. Ma allargando lo sguardo è difficile trovare scenari incoraggianti, per chi fa vita da pendolare. Nell'area a nord di Napoli da tempo i bus del Ctp sono poco più che fantasmi. Per mesi il servizio è stato quasi completamente sospeso, con gli autisti in sciopero per la mancata corresponsione di stipendi e indennità. E i pendolari rassegnati a ricorrere all'auto privata. O a pericolosissimi pullmini abusivi. Per tornare all'Eav, i segnali d'allarme non mancano. Il sindaco di Quarto ieri ha chiesto un incontro urgente con i vertici dell'azienda perché preoccupato dalle ripercussioni che i nuovi tagli potranno avere su una cittadina popolosa, ma collegata a Napoli e al comprensorio circostante solo dalla Circumflegrea. Tra De Gregorio e i sindacati, poi, è in atto uno scontro, con gli autonomi dell'Orsa che da giorni rifiutano lo straordinario e dicono: «La riduzione dell'orario non fa altro che ridurre la domanda. La chiusura è la morte del trasporto pubblico locale e l'assenza di un qualsiasi tipo di verifica dei biglietti autorizza chiunque a viaggiare gratis». Senza dimenticare i soliti, vecchi problemi: treni che si guastano, linee fatiscenti, ritardi e soppressioni. Perché anche prima del Covid non è che filasse tutto liscio. Anzi. Negli anni la diminuzione dei collegamenti è stata costante: in Circumvesuviana si è passati dalle 500 corse di una decina di anni fa alle 230 di oggi, ridotte da domani a 125. E c'è una organizzazione del personale che costringe l'azienda a ricorrere ancora allo straordinario, per cui un macchinista lavora fino a 130 ore in più al mese, cioè il 75% in più dell'orario normale: arriva a guadagnare tanto, ma alternative non ce ne sono considerando che domani prenderanno servizi 4 nuovi assunti ma ne mancano ancora più di 20.

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E se le strade ferrate fanno penare i viaggiatori, anche le vie del mare non regalano sorrisi. Lo smart working e la riduzione degli spostamenti hanno indotto le compagnie di navigazione a ridurre i collegamenti con le isole del golfo, Capri, Ischia e Procida, pur cercando di arrecare il meno possibile disagi agli utenti. Inutile far navigare aliscafi e traghetti con pochissime persone a bordo solo per rispettare quei servizi minimi imposti dalla convenzione con la Regione. Peraltro, sulle vie del mare non ci sono incentivi di sorta: il costo di carburante ed equipaggio ricade unicamente sugli armatori, che hanno chiesto aiuto anche ai sindaci per trovare una sintesi. E così, per esempio, un accordo con il Comune di Sorrento inteso a far includere nel prezzo del biglietto anche il parcheggio dell'auto o dello scooter a Marina Piccola ha consentito il ripristino di alcune corse (tre di andata e tre di ritorno al giorno) gestite dalla società Alilauro Gruson.
 

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