Aperto il vaso di Pandora, la mannaia della chiusura definitiva incombe sul destino della sezione distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli. Troppe le falle e ancora di più i dubbi che sono emersi negli ultimi due anni di amministrazione della giustizia a Ischia, piazza già di per sé difficile da gestire. Al maggior numero, in percentuale, di processi e contenzioso fa qui da contraltare la carenza abissale di personale giudicante e amministrativo. Ma l'insidia maggiore arriva da quello che gli stessi vertici della magistratura indicano come l'alto tasso di litigiosità della classe forense locale: 400 avvocati su 60mila abitanti, un record nazionale. All'indomani della notizia dell'imminente trasferimento d'ufficio del giudice Eugenio Polcari - stabilito dalla Prima Commissione del Csm per incompatibilità ambientale, essendo questi finito al centro di denunce ed esposti tuttora la vaglio della Procura di Roma - è inevitabile il timore che quanto più volte ipotizzato possa adesso realizzarsi, che Ischia cioè possa perdere la titolarità di sede distaccata del Tribunale di Napoli. L'allontanamento del giudice coordinatore di sede segue di pochi mesi gli arresti dell'ex dirigente, il giudice monocratico Alberto Capuano (ipotesi di corruzione a suo carico, processo in corso) e quelli del giudice Giancarlo Longo, ex pm di Siracusa, transitato poi su sua richiesta nell'organico isolano nella veste di giudice del civile, e accusato dalle Procure di Roma e Messina dei reati di associazione a delinquere, corruzione e falso.
Al netto di quelli che potranno essere gli sviluppi futuri della vicenda Polcari (che in audizione davanti alla Commissione del Csm ha ribattuto alle contestazioni che gli sono state mosse) e quelli dei processi a Capuano e Longo per i quali vale la legittima presunzione d'innocenza fino alla sentenza, è innegabile che la gestione della giustizia sull'isola sembra completamente delegittimata. Dubbi e perplessità che erano già emersi nei mesi scorsi (e per averne conferma basta leggere le dichiarazioni rese in diversi periodi al Csm da ben due presidenti del Tribunale partenopeo e riportate nelle 34 pagine dell'ordinanza Polcari) e che adesso agitano i sonni di quanti in questi ultimi anni si sono spesi senza risparmio di energie per mantenere sull'isola questo che viene ritenuto un importante presidio di legalità. «Temo purtroppo che ci avviamo verso un esito negativo della vertenza avviata che aveva portato a un congelamento della soppressione della sede isolana, stabilita dal piano di riorganizzazione nazionale» confessa l'ex sindaco di Ischia ed attuale europarlamentare Giosi Ferrandino. Non ha perso le speranze Francesco Del Deo, il sindaco di Forio che come presidente nazionale dell'Associazione isole minori più volte si era fatto carico di organizzare incontri al ministero per sollevare il problema delle difficoltà che la soppressione della sede avrebbe procurato a territori oggettivamente disagiati come le isole di Ischia e Procida. «Non rinunceremo a sostenere l'idea che la sede isolana non deve essere soppressa, dopo i consistenti tagli che ha già subito, vedi ad esempio la soppressione dell'ufficio del Giudice del lavoro», dice Del Deo. «Sono stati investiti molti soldi da parte di Comune e Città Metropolitana per ristrutturare la sede della ex Pretura, che facciamo adesso? Ci mettiamo dentro solo il Giudice di pace?» dice a sua volta il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino.
Tacciono invece su tutta la linea gli avvocati.