Tribunale di Napoli, soppressi due collegi penali: «Ora processi al palo»

Tribunale di Napoli, soppressi due collegi penali: «Ora processi al palo»
di Leandro Del Gaudio
Domenica 29 Maggio 2022, 10:00
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Mancano oltre venti giudici, il presidente del Tribunale decide di sopprimere due collegi, per garantire la formazione di sezioni di togati. Ma scoppia il caso. Vengono rinviati alcuni processi, viene formalizzato un esposto da parte di due veterani del foro che, con toni garbati ma decisi, chiedono di rivalutare la decisione assunta dai vertici del Tribunale, a proposito di un fascicolo che riguarda gli ex vertici dell'agenzia delle entrare. Nell'esposto si chiede di garantire la presenza nel nuovo collegio di almeno due magistrati che avevano condotto fino a questo momento l'istruttoria (che va avanti dal 2017), pur di assicurare l'oralità della formazione della prova nel corso del dibattimento. Ma andiamo con ordine: come una mannaia, alcuni collegi sono stati soppressi. Sono nate delle sezioni pilota, a cui vengono affidati processi che saranno analizzati da magistrati che non hanno alcuna esperienza delle singole istruttorie. Una decisione assunta dal presidente del Tribunale Elisabetta Garzo, che è stata di recente ratificata dal consiglio giudiziario (una sorta di parlamentino guidato dal presidente di corte di appello, al cospetto di magistrati eletti, avvocati e docenti): una piccola rivoluzione che ha sollevato alcune perplessità, specie per quanto riguarda le istruttorie più complesse.

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È il caso del processo che punta a verificare l'ipotesi di corruzione a proposito degli ex vertici della agenzia delle entrate, che è stato rinviato a settembre, dinanzi a un collegio formato da nuovi giudici (almeno per due dei tre componenti del collegio). Un caso provocato dalla soppressione del collegio c della prima sezione penale (che resta con due collegi), che è stato stigmatizzato in una nota firmata da un veterano del foro, Vincenzo Maria Siniscalchi, con oltre 50 anni di carriera alle spalle, ex parlamentare e consigliere del Csm; e del penalista Gaetano Balice, in passato esponente del direttivo di piazza Cenni.

Toni rispettosi e comprensivi delle difficoltà di gestione, per chiedere di rivalutare il provvedimento che interviene su un'istruttoria che va avanti (con vari stop and go, sempre a causa dei cambi di giudici) dal lontano 2017 e che ora è stata rinviata per la prossima udienza al 13 settembre prossimo. Ma proviamo a capire il ragionamento fatto dai due avvocati, anche alla luce delle perplessità che emergono da tanti penalisti napoletani, nel tentativo di ribadire l'impotanza della oralità della prova: «Non è possibile che una decisione di natura amministrativa debba incidere sul rispetto di principi sacrosanti a tutela dei cittadini coinvolti in un processo penale». E ancora: «Con la nostra istanza intendiamo sollevare il problema della maggior considerazione della condizione degli imputati e della salvaguardia della unità del giudizio in una procedura, come quella che riguarda tanti processi caratterizzati dalla necessità di salvaguardare, il più possibile, la concentrazione della prova e del giudizio stesso. Sono, come è noto, valori fondamentali nel nostro sistema. Nessuna intrusione nella organizzazione del lavoro dei magistrati, ma la comprensibile autonoma e responsabile valutazione del proprio sistema di lavoro da parte dei collegi giudicanti deve pur avere qualche parametro di riferimento in virtù del quale si possa considerare che vi è un lavoro che è già stato svolto e che potrebbe anche non essere utilizzato sic et sempliciter senza alcuna rinnovazione di quanto fatto in precedenza». Di qui la richiesta inoltrata ai vertici del Tribunale: di fare in modo che il nuovo collegio che si occuperà del fascicolo sia composto da almeno due dei magistrati che finora hanno preso parte ai cinque anni di istruttoria. Una richiesta che ora aspetta la valutazione dei vertici del Tribunale. 

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