Mancano oltre venti giudici, il presidente del Tribunale decide di sopprimere due collegi, per garantire la formazione di sezioni di togati. Ma scoppia il caso. Vengono rinviati alcuni processi, viene formalizzato un esposto da parte di due veterani del foro che, con toni garbati ma decisi, chiedono di rivalutare la decisione assunta dai vertici del Tribunale, a proposito di un fascicolo che riguarda gli ex vertici dell'agenzia delle entrare. Nell'esposto si chiede di garantire la presenza nel nuovo collegio di almeno due magistrati che avevano condotto fino a questo momento l'istruttoria (che va avanti dal 2017), pur di assicurare l'oralità della formazione della prova nel corso del dibattimento. Ma andiamo con ordine: come una mannaia, alcuni collegi sono stati soppressi. Sono nate delle sezioni pilota, a cui vengono affidati processi che saranno analizzati da magistrati che non hanno alcuna esperienza delle singole istruttorie. Una decisione assunta dal presidente del Tribunale Elisabetta Garzo, che è stata di recente ratificata dal consiglio giudiziario (una sorta di parlamentino guidato dal presidente di corte di appello, al cospetto di magistrati eletti, avvocati e docenti): una piccola rivoluzione che ha sollevato alcune perplessità, specie per quanto riguarda le istruttorie più complesse.
È il caso del processo che punta a verificare l'ipotesi di corruzione a proposito degli ex vertici della agenzia delle entrate, che è stato rinviato a settembre, dinanzi a un collegio formato da nuovi giudici (almeno per due dei tre componenti del collegio). Un caso provocato dalla soppressione del collegio c della prima sezione penale (che resta con due collegi), che è stato stigmatizzato in una nota firmata da un veterano del foro, Vincenzo Maria Siniscalchi, con oltre 50 anni di carriera alle spalle, ex parlamentare e consigliere del Csm; e del penalista Gaetano Balice, in passato esponente del direttivo di piazza Cenni.