Napoli, il presidente del Tribunale dei Minori Posteraro: «Sì agli imputati under 14 e punire anche i genitori»

Napoli, il presidente del Tribunale dei Minori Posteraro: «Sì agli imputati under 14 e punire anche i genitori»
di Valentino Di Giacomo
Domenica 17 Luglio 2022, 09:21 - Ultimo agg. 18 Luglio, 07:57
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«Napoli vive un periodo molto complesso sul fronte della violenza minorile, è ormai sotto gli occhi di tutti. C'è un problema di repressione dei comportamenti violenti, ma purtroppo è anche la prevenzione che attualmente è un po' carente. E quando parlo di prevenzione intendo principalmente non solo l'azione posta in campo dallo Stato, ma soprattutto l'educazione delle famiglie. C'è una capacità genitoriale da parte degli adulti che si sta ormai sempre più perdendo». Giancarlo Posteraro, presidente del Tribunale per i Minorenni di Napoli, può osservare il fenomeno dell'escalation di accoltellamenti e violenze tra ragazzini da un osservatorio speciale.

Presidente, è da anni che Napoli vive nel vortice delle violenze. Non crede sia giunta l'ora, insieme alla prevenzione, di adottare anche misure più dure? Che ne pensa, ad esempio, di abbassare l'età imputabile dei minori?
«Sono favorevole, ma non si tratta di adottare il pugno duro, la questione ha più a che fare con il differente sviluppo evolutivo delle nuove generazioni, i tempi cambiano.

Se cinquanta anni fa il minore di 14 anni poteva realmente essere ritenuto quasi un bambino e non avere una capacità di discernimento tale da fargli comprendere il gesto commesso, ora i tempi sono diversi. Vediamo bimbi di due anni che già smanettano sullo smartphone, questo - che è solo un esempio - implica una intelligenza e una maturità superiore rispetto a prima. Oggi anche ragazzini molto piccoli hanno la possibilità di capire il disvalore delle violenze che commettono e poi, proprio perché non sono imputabili, vengono spesso appositamente utilizzati per la commissione di reati anche accessori, ad esempio per fare il palo nelle piazze di spaccio».

È una sconfitta per i suoi colleghi?
«Certo, a quel punto i ragazzini non imputabili li rimandiamo a casa da famiglie che magari di loro neppure si occupano. È una sconfitta per i magistrati, ma per tutta la società».

Servono leggi più aspre?
«A parte l'età imputabile dei minori le leggi ci sono, ma che ci siano non basta. Serve applicarle con un certo rigore senza lasciarsi condizionare dal fatto che chi commette questi reati sia minorenne. Anche perché ormai queste atrocità non avvengono soltanto in ambienti sociali degradati o tra figli di pregiudicati, assistiamo ad una violenza che riguarda anche ragazzini cresciuti in cosiddette famiglie normali. Non ci deve essere paura nell'applicare rigorosamente la legge».

Vanno puniti anche i genitori?
«Sarebbe importantissimo. L'importante è che ci sia un dialogo costante tra le varie strutture dello Stato interessate e segnalare sempre le situazioni più gravi alla Procura dei Minorenni che, talvolta, può anche decidere di togliere la patria potestà a genitori assenti o assegnare i ragazzini in istituti dove possono essere seguiti. Uno dei rimedi decisivi è la lotta alla dispersione scolastica».

Quanto è dura far funzionare la giustizia minorile a Napoli, una città con un altissimo tasso di reati commessi da ragazzini?
«Abbiamo tassi altissimi di delinquenza giovanile, ma fronteggiamo tutto anche con una carenza di organico di circa il 30 per cento. Questo significa che possiamo dedicarci alle emergenze, ma meno all'ordinario. Ed è trascurando l'ordinario che poi delle situazioni possono incancrenirsi e diventa poi un problema nel lungo periodo».

Servirebbe quindi un progetto di ampia portata?
«Servirebbe proprio operare ragionando sui tempi lunghi: bisogna intervenire sin da subito, soprattutto nell'educazione. A scuola, già dalle elementari, vanno insegnati valori e principi, va insegnata con rigore l'educazione civica. Veda, quando poi questi ragazzini arrivano a 14 o 15 anni, nella maggior parte dei casi la battaglia l'abbiamo già perduta».

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