Ucraina, Olena dal Donbass a Pozzuoli: «Farò le chemio, mi salverete»

Ucraina, Olena dal Donbass a Pozzuoli: «Farò le chemio, mi salverete»
di Nello Mazzone
Sabato 12 Marzo 2022, 08:00 - Ultimo agg. 18:31
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«Grazie per avermi accolta e per quello che state facendo per me. A Kiev hanno bombardato l'ospedale dove mi stavo curando per il cancro al seno e sono scappata in auto per arrivare fin qui, dove ho potuto riprendere la chemioterapia dopo l'operazione». Sono le parole che Olena, 59enne ucraina originaria di Kramatorsk, nella zona orientale dell'Ucraina al confine con il Donbass e la Crimea, ha detto - in un italiano stentato e tra le lacrime - al suo arrivo, ieri mattina, al reparto di oncologia dell'ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. La donna, accolta dal primario di Oncologia Gaetano Facchini e dalla sua equipe, è stata accompagnata all'ospedale di Pozzuoli da Carlo, il suo compagno italiano che le fa anche da interprete e che oggi abita a Castel Volturno. Una storia di tenacia e di lotta, che si mescola con il dramma che stanno vivendo gli ucraini che vivono sotto la continua minaccia delle bombe e delle armi dell'esercito russo. Olena viveva nella zona del Donetsk, al confine con il Donbass conteso tra Russia e Ucraina: era abituata a quel clima di violenza continua che dal 2014 caratterizza i rapporti tra russi e ucraini del sud. Poi, agli inizi del 2021, scopre di avere un tumore al seno. Comincia il calvario e l'incubo, fatto di visite mediche e terapie fino all'intervento chirurgico del 17 novembre scorso a Kiev, nell'ospedale pubblico ucraino meglio attrezzato per trattare casi oncologici. Nelle settimane successive Olena inizia la terapia post-operatoria con radioterapia e adiuvanti anti-tumorali: riesce a concludere una ventina di sedute. Ma poi scoppia la maledetta guerra del Donbass, che si allarga presto alle altre grandi città dell'Ucraina. Fino al giorno del bombardamento dell'ospedale di Kiev, dove Olena andava ogni tre settimane per sottoporsi alle chemio. 

Ai medici di Pozzuoli, grazie al suo compagno Carlo, che prima di andare in pensione gestiva i rapporti commerciali con i Paesi dell'Europa dell'Est per conto di una grande azienda italiana, Olena racconta il suo dramma.

Che è anche il dramma di un intero popolo. A fine febbraio la donna ritorna a Kramatorsk, dove abita con la mamma 85enne malata di cuore. Le bombe e gli attacchi russi colpiscono anche questa città e Olena, per salvarsi, sa che ha una sola possibilità: fuggire via dall'Ucraina e tentare di arrivare in Italia, sperando di poter riprendere quanto prima anche le chemioterapie. Una lotta contro il tempo. Una battaglia individuale nella guerra di un popolo. Con Olena c'è anche un'altra donna: una sua amica di famiglia, poco più che trentenne e madre di un bambino di 5 anni. Entrambe cercano di scappare e lo fanno a bordo di un'utilitaria. E comincia, così, all'inizio di marzo un viaggio rocambolesco quanto avventuroso: oltre quattromila chilometri tra il gelo e la paura. Dal sud dell'Ucraina, di notte, l'auto delle due donne riesce ad entrare in Romania. Poi, attraverso l'Ungheria, fino ad arrivare in Belgio, dove abita il compagno dell'amica di Olena. Da questo momento la 59enne resta sola e con la sua auto, con la forza disperata della voglia di vivere e di potersi incontrare finalmente con Carlo, inizia un altro viaggio lungo e complicato fino a Castel Volturno. 

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Ma non c'è tempo da perdere: il tumore è sempre un temibile nemico e il ciclo chemioterapico va ripreso ad ogni costo. Olena e Carlo contattano la guardia medica di Castel Volturno e spiegano il caso clinico. Inizia, così, una gara di solidarietà: la guardia medica informa l'Asl Napoli 2 Nord, quella territorialmente più vicina. Olena ottiene, due giorni fa, il permesso medico per stranieri temporaneamente presenti in Italia e raggiunge l'ospedale di Pozzuoli. Il primario oncologo Gaetano Facchini si rende conto della gravità della situazione: ieri mattina la prima visita e il nuovo piano terapeutico. «Abbiamo fatto tutto il possibile per aiutare la signora dice il primario Facchini È stata una gara di solidarietà e d'ora in poi l'equipe di Pozzuoli si prenderà cura di Olena e della sua tenace lotta per la vita». 

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