Ugo Russo, baby rapinatore ucciso a Napoli: sfida alle istituzioni, riecco le scritte cancellate

Ugo Russo, baby rapinatore ucciso a Napoli: sfida alle istituzioni, riecco le scritte cancellate
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 8 Aprile 2021, 11:03 - Ultimo agg. 9 Aprile, 09:02
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È diventata ormai una sfida: colpo su colpo, simbolo contro simbolo. In via Orsini, lì dove 13 mesi fa trovò la morte il 15enne Ugo Russo nel tentativo di rapinare un carabiniere fuori servizio con una pistola-replica, era sorto un altarino abusivo per commemorare il giovane. Scritte sui muri, una foto su una tabella pubblicitaria, dei collage che il Comune - tardivamente - aveva coperto con dei fogli bianchi. É durato appena un giorno il ripristino della legalità a Santa Lucia, a due passi dalla sede della Regione, poi quelle strisce bianche sono state rimosse e le scritte sono così ricomparse sui muri di via Orsini. Una guerra di simboli di cui si discute da mesi, ma che nessuna delle parti sembra intenzionata a perdere. Sembra una partita di tennis in cui ognuno butta la palla nel campo avversario. 

Sull'altarino di Santa Lucia era stato proprio il nostro giornale a segnalare nei giorni scorsi un episodio singolare quanto increscioso.

Nella zona gli addetti del Comune di Napoli erano intervenuti la settimana scorsa per coprire con dei fogli bianchi tutte le affissioni abusive sui tabelloni pubblicitari, un'operazione ripetuta per oltre una ventina di cartelloni nelle strade circostanti, ma soltanto la foto del ragazzino ucciso era stata salvata, nonostante fosse stata attaccata proprio su una delle tabelle di proprietà comunale. Un intervento strabico da parte del Comune a cui - solo dopo la pubblicazione di un articolo del Mattino che raccoglieva i malumori dei residenti - gli addetti comunali avevano riparato coprendo anche le scritte presenti sui muri di via Orsini con dei fogli bianchi. É durato poche ore il ripristino della legalità, ieri quei fogli bianchi sono nuovamente scomparsi per mostrare nuovamente le frasi dedicate al baby-rapinatore. 

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Non solo tanti Ugo Vive era stato scritto sul palazzo di via Orsini, ma era persino comparsa un codice con due numeri: «6 e 16», che nel linguaggio-gergo dei graffiti sono utilizzate le cifre per indicare le lettere dell'alfabeto. Il sei e il sedici altro non sono che «FR», Famiglia Russo. Scimmiottando un po' quanto avviene ancora oggi per ricordare il baby-boss di Forcella, morto pure lui ammazzato a soli 19 anni, Emanuele Sibillo. Eppure la famiglia di Ugo non occupa posizioni di vertice nei clan e quel ragazzino ucciso era solo una vita spezzata troppo in fretta mentre cercava di commettere un reato gravissimo come una rapina. È bastato il clamore mediatico sulla vicenda per distorcere ogni canone e far passare un 15enne per un baby-boss. Del resto per Ugo l'altarino di Santa Lucia è solo l'ultimo arrivato. Prima ancora era scoppiato il caso dell'enorme murale di piazza Parrocchiella che il Comune ha deciso di rimuovere, ma per cui si attenderà il pronunciamento del Tar; poi dallo scorso maggio è stato eretto un altarino in marmo in un vicolo parallelo alla Pignasecca. Simboli che la prefettura e la Procura di Napoli - con il sostegno delle forze dell'ordine e l'ausilio del Comune - stanno rimuovendo uno ad uno in più parti della città. Sono una ventina gli omaggi di questo genere dedicati a pregiudicati su cui è già calata la scure dello Stato. Quanto avvenuto a Santa Lucia è solo un atto di resistenza di chi difende queste opere abusive alimentando la rabbia di chi in quelle strade ci vive e mal sopporta.

 

«Si sentono i padroni della città e costringono i cittadini - ha denunciato ieri il consigliere regionale Francesco Borrelli, da tempo in prima linea contro queste opere - ad assistere ai loro scempi e ai loro messaggi pro-delinquenza. Le scritte le rimuoveremo noi con la nostra idropulitrice, l'abbiamo proposto al Comune». Si auspica, ovviamente che dal municipio si intervenga in fretta come già avvenuto dopo le denunce del nostro giornale. «Troviamo tutto ciò - ha continuato l'esponente in Consiglio regionale di Europa Verde - un affronto alla legalità, come se qualcuno avesse voluto esplicitamente lanciare il guanto di sfida alle istituzioni. Questa gente non soltanto inneggia alla criminalità ed esalta la figura di un rapinatore, mitizzandola, rendendola un modello da seguire, ma di fatto si autoproclama come padrona della città e delle strade, impossessandosi del bene comune».

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