Vaccini, Nocchetti: «Basta con scuse e ritardi: le famiglie sono disperate»

Vaccini, Nocchetti: «Basta con scuse e ritardi: le famiglie sono disperate»
di Maria Pirro
Giovedì 18 Marzo 2021, 09:30 - Ultimo agg. 19 Marzo, 09:13
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È un medico odontoiatra, ma è anche un padre di famiglia: s'impegna nella difesa dei figli più fragili di Napoli, ne condivide problemi e paure. E, già da giorni, Toni Nocchetti, presidente dell'associazione Tutti a scuola, riceve decine di messaggi sulle difficoltà che genitori di ragazzi disabili stanno incontrando per ottenere il vaccino anti-Covid. E vuole renderli noti con l'obiettivo di lanciare un monito ai colleghi chiamati a provvedere all'inserimento dei nomi nella piattaforma regionale. «Che nessuno sfugga al proprio dovere in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo», avvisa.


Che cosa sta accadendo?
«Ricevo sms, WhatsApp e telefonate disperate: tanti, troppi medici di famiglia non danno indicazioni precise ai loro pazienti».


Cosa le riferiscono?
«Alcuni non riescono proprio a mettersi in contatto con i professionisti che hanno la presa in carico.

Alcuni rimandano al pediatra».


Queste le risposte?
«Altri mi dicono che il medico di famiglia ha dichiarato di non avere ancora accesso in piattaforma, che le prenotazioni sono ferme, anche se l'unità di crisi per l'emergenza Coronavirus in Campania ha detto il contrario».


Cioè?
«La task-force regionale in mattinata ha diramato un comunicato che certifica l'inserimento dei primi mille nomi nel sistema informatico».


Insomma, è il caos. Come annunciato.
«Per non parlare dei distinguo in base alla malattia, incluse o no nell'elenco».

Per questo, ci sono le linee guida. Valide per tutti.
«Alcuni professionisti dicono di non averle ricevute, ma i componenti dell'unità di crisi ribadiscono che tutte le patologie inserite per il vaccino sono riportate sulla piattaforma Sinfonia, quella da utilizzare per la prenotazione. E poi...»

E poi, cosa?
«C'è il dilemma dei caregiver, che assistono i più fragili. Non tutti i medici, che hanno iniziato a richiedere dati e consenso per la prevenzione, provvedono a iscrivere l'intero nucleo familiare. Ma è un errore non farlo».


Va detto che i medici di famiglia sono subissati di richieste, che si aggiungono a tutti gli altri compiti e attività da garantire quotidianamente.
«Gli stessi colleghi, sottovoce, però ammettono che c'è chi non collabora abbastanza e trova scuse. Ma il giuramento di Ippocrate impone di prestare assistenza d'urgenza a chi ne bisogno e di mettersi, in caso di calamità, a disposizione dell'autorità competente».


Un dovere deontologico.
«Semplice, vero? Per molti colleghi che da un anno combattono nelle trincee dei reparti Covid, questo è scontato. Faticoso, ma scontato. Per altri non sembra esserlo, nonostante un accordo sottoscritto a livello nazionale e le successive intese con la Regione e l'unità di crisi che prevedono un compenso di circa 12 euro per la doppia dose e un ulteriore integrativo ad hoc. Ma il cambio di passo dettato dal governo Draghi è chiaro: vanno vaccinate subito le categorie fragili».


Perché è necessario fare presto?
«Per rendersene conto, basta parlare con le famiglie dei disabili che, nell'attesa del farmaco, si sono ammalate».


Qual è la storia che l'ha colpita di più?
«Un genitore, costretto a letto con il figlio, mi ha mandato un audio in lacrime, perché facessi quest'appello per gli altri. Una mamma di un 27enne con un disturbo cognitivo, che si è pure contagiato e ha trasmesso inevitabilmente la malattia al suo papà, mi ha raccontato pesantissimi disagi».


Quali?
«Entrambi i positivi al virus oggi hanno problemi respiratori, fanno l'ossigenoterapia a casa (il ragazzino disabile, per quel che riesce) e sono seguiti dalle Usca dell'Asl partenopea. Eppure, tutto questo si sarebbe potuto evitare».


Praticando l'iniezione, prima.
«Ragazzi così fragili devono avere la priorità nella profilassi, perché basta un attimo di distrazione per esporli a rischi gravi. E, per loro, il decorso della malattia è senza dubbio complesso, visto che non sono né autonomi né in grado di assumere anche semplici comportamenti indispensabili per facilitare la guarigione. Ecco perché ognuno, oggi più di ieri, deve fare la propria parte, non dimenticando la situazione drammatica che stanno vivendo le famiglie dei disabili».


Non c'è alternativa.
«Per i medici riottosi, esiste: cambiare mestiere».

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