Violenza giovanile, è emergenza a Napoli: scontro sulle norme del processo agli under 14

Violenza giovanile, è emergenza a Napoli: scontro sulle norme del processo agli under 14
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 18 Luglio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 19 Luglio, 07:49
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«Se il problema è la violenza e l'uso delle armi da parte dei giovanissimi non serve abbassare l'età imputabile al di sotto dei 14 anni, semmai vanno cambiate le leggi che non funzionano più per evitare che perduri questa sensazione di impunità nei ragazzini». L'avvocato Mario Covelli, presidente dell'associazione nazionale Camere Penali Minorili, ritiene che non sia utile in questo momento abbassare l'età imputabile. La proposta è giunta ieri dal presidente del Tribunale Minorile di Napoli, Giancarlo Posteraro, che pur sottolineando l'importanza delle attività di prevenzione verso i minori, ha spiegato in un'intervista al Mattino che servirebbe anche allargare la platea dei ragazzini imputabili per legge dopo i tanti episodi di violenza.

«Le vicende clamorose - secondo l'avvocato Covelli - riguardano già minori imputabili.

La normativa vigente dà una forte impunità anche a chi ha più di 14 anni per l'uso delle armi, parlo soprattutto dell'uso dei coltelli che ormai è diventata una piaga in città. Se vogliamo incidere concretamente bisogna riformare sia l'articolo 699 del codice penale sulla detenzione e il porto di coltello, sia l'articolo 4 della legge 110/1975 sulle armi improprie. Oggi questi reati sono puniti solo con una contravvenzione, si rischia al massimo una multa, dovrebbero essere previsti come delitti. È su questo punto che si è creata una sostanziale impunità di chi gira armato a prescindere dalla sua età». Covelli ricorda come da tempo ha provato a coinvolgere parlamentari, magistrati e associazioni di polizia su questo punto, ma nessuno lo ha seguito in questa sua battaglia. 

Sulla stessa scia il presidente delle Camere Penali di Napoli, Marco Campora: «Il problema della violenza giovanile - spiega il giurista - è culturale. L'impegno sociale deve essere focalizzato sulla prevenzione, invece a Napoli, dove la devianza minorile è un fenomeno grave ormai da molti anni, siamo nella città dove si investe meno in politiche sociali». L'altro tema, secondo Campora, sono gli interventi sulle famiglie. «Ho letto - continua il presidente delle Camere Penali - che ci sono proposte anche per revocare il reddito di cittadinanza ai genitori che hanno figli che delinquono, sono contrario, perché semmai servono soluzioni per rafforzare le famiglie, intervenire con gli assistenti sociali». 

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«Se un ragazzino di 12 anni ficca un coltello nella pancia ad un compagno - spiega invece il presidente dell'associazione dei Maestri di Strada, Cesare Moreno - si può anche sbattere in galera. Ma il tema è semmai capire come questo ragazzino sia arrivato a compiere un gesto simile, serve uno sguardo complessivo sul fenomeno. Io sto dalla parte di chi non vuole che si arrivi al fattaccio, non di punire dopo chi lo ha commesso. Su questo la compianta Mia Filippone era avanti anni luce». Chi invece è favorevole all'abbassamento dell'età imputabile è il consigliere regionale Francesco Borrelli, da anni in prima linea. «Il presidente Posteraro - dice l'esponente di Europa Verde - ha ragione. Il punto centrale però resta quello della sottrazione della patria potestà alle famiglie criminali a partire dai camorristi. Bisogna anche smetterla con l'adozione di sanzioni all'acqua di rose nei confronti di chi delinque». 

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