Violenza in corsia, aggredita dottoressa: doppio raid notturno all'ospedale Cardarelli

Violenza in corsia, aggredita dottoressa: doppio raid notturno all'ospedale Cardarelli
di Ettore Mautone
Lunedì 14 Marzo 2022, 07:00 - Ultimo agg. 15 Marzo, 07:24
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Altre due aggressioni al personale sanitario perpetrate l'altra notte al Cardarelli: sono la 14 e la 15 dall'inizio dell'anno secondo il borsino delle violenze in corsia stilato dall'associazione Nessuno Tocchi Ippocrate. Nemmeno il tempo di far passare il 12 marzo, prima giornata nazionale intitolata all'educazione e prevenzione contro la violenza agli operatori sanitari che di nuovo c'è chi in un pronto soccorso se la prende con chi presta il proprio lavoro al servizio degli altri. Lo schema è il solito: un paziente si presenta autonomamente nella prima linea dell'ospedale per un trauma toracico conseguente a un incidente. L'attesa del triage scatena il paziente che alza la voce e aggredisce verbalmente medici e infermieri. A dargli man forte all'esterno i parenti che distruggono la porta d'ingresso sbarrata. Poco dopo il bersaglio è una dottoressa di turno che viene apostrofata e insultata da una paziente giunta in pronto soccorso con codice verde a bassa urgenza. «L'ospedale più grande del Mezzogiorno - dice Manuel Ruggiero che coordina la pagina Facebook Nessuno Tocchi Ipocrate - si dimostra statisticamente anche quello dove avvengono più aggressioni». I dati parlano chiaro: nel 2022 in tre mesi a Napoli si contano 15 aggressioni di cui 10 all'interno delle mura ospedaliere, 4 al 118 e 1 ad un medico di famiglia. «Questo dimostra - aggiunge Ruggiero - che le aggressioni al 118 e guardie mediche sono in calo ma aumentano negli ospedali». L'ospedale più colpito resta il Cardarelli seguito da Pellegrini e Ospedale del Mare. Un anno fa, a marzo del 2021, il numero delle aggressioni registrate erano sempre 15 ma ripartite a metà tra 118 e Cardarelli. 

A Napoli nel 2021 si sono verificate circa 60 aggressioni ai camici bianchi, il 70 per cento delle vittime è costituito da infermieri, soprattutto donne. Il dato è emerso in occasione dell'incontro promosso dalla Scuola di Medicina dell'Ateneo Federico II di Napoli e l'Osservatorio Salute Lavoro per la Giornata del 12 marzo. «Bisogna approfondire e riflettere su cosa fare per arginare questo fenomeno di inciviltà - ha detto Maria Triassi, presidente della Scuola universitaria - fenomeno peggiorato dallo scoppio della pandemia. Occorre agire sulla leva della formazione ed educazione dei giovani. Agire violenza contro i sanitari non solo è grave ma inconcepibile, un paradosso oltre che una viltà. Un Paese civile non può accettare che ciò accada». «Violenza inaccettabile - commenta Francesco Emilio Borrelli consigliere regionale di Europa Verde - ripetiamo per l'ennesima volta he questo stillicidio, che incide sulla qualità delle cure in ospedale a fronte di un senso di impunità degli aggressori, può essere arginato solo dislocando negli ospedali agenti di polizia e drappelli fissi delle forze dell'ordine e con processi per direttissima in flagranza contro chi si rende autore di queste vili violenze».

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E nella giornata del 12 marzo è sceso in campo anche il presidente dell'Ordine dei Medici di Napoli Bruno Zuccarelli che ha incontrato gli studenti di quattro licei della città, il Genovesi, il Pansini, Plinio di Castellammare e Niccolò Braucci di Caivano. «Le aggressioni continuano con un'intensità che per certi versi ci scoraggia - conclude Zuccarelli - ma continuiamo ad essere in prima linea.

In questi due anni non abbiamo mai mollato. Difendere i medici significa difendere la Sanità». A livello nazionale, secondo i dati Inail, le violenze contro i sanitari sono più di 5 mila l'anno. La punta si un iceberg: uno studio condotto da sette Atenei italiani registra che il 75 per cento degli operatori sanitari vittime di aggressioni sono donne e che la maggior parte non denuncia pensando che faccia parte del lavoro in prima linea. Uno scenario avvilente appena scalfito dalla legge che due anni fa ha inasprito le pene. 

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