Whirlpool, un salto nel buio:
il rebus della cassa integrazione

Whirlpool, un salto nel buio: il rebus della cassa integrazione
di Valerio Iuliano
Giovedì 17 Ottobre 2019, 08:12 - Ultimo agg. 11:05
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I motori delle lavatrici sono ancora accesi e tra gli operai c'è chi spera che la produzione possa ripartire, anche se l'annuncio della chiusura delle attività del sito di via Argine non lascia scampo. Mentre De Luca dichiara che la Regione «è pronta a mettere a disposizione fino a 20 milioni di euro per invitare Whirlpool a restare a Napoli». Troppo tardi, forse, perché la dismissione del sito partenopeo è, di fatto, già avviata. E la riconversione auspicata dalla multinazionale, come unica possibilità per garantire il futuro occupazionale dei 420 lavoratori, sembra ormai quasi sfumata. Il futuro del sito partenopeo appare compromesso ma dalle istituzioni arriva ancora qualche timido segnale di speranza.

 

LA LETTERA
«Ho inviato una lettera - spiega il presidente della Regione - per chiedere un estremo confronto con Invitalia, per verificare se ci siano le condizioni per rilanciare. Non so cosa si possa fare oggi, date le decisioni di Whirlpool. La Regione Campania è pronta a mettere a disposizioni fino a 20 milioni di euro per invitare l'azienda a restare a Napoli». Per De Luca l'unica possibilità per salvare lo stabilimento sembra essere quella di un progetto completamente nuovo - forse una nuova produzione di lavatrici - con la stessa Whirlpool ed il sostegno di Invitalia. L'ipotesi che potrebbe essere messa in campo è, forse, quella dei contratti di Sviluppo, già applicati in altri casi per le aziende intenzionate a delocalizzare, a causa dell'eccessivo costo del lavoro. L'auspicio è che Invitalia possa intervenire iniettando le risorse necessarie per colmare la differenza con altri Paesi. Ma Invitalia si attiverebbe solo su impulso del ministero dello Sviluppo economico e dal governo, per ora, non sono arrivati segnali utili in questa direzione. Tutto da vedere, quindi. Quello che è certo è che da oggi al primo novembre, data di chiusura della produzione per Whirlpool, il tempo per creare nuovi progetti industriali è davvero poco. E le speranze di trovare una soluzione utile paiono ridotte al lumicino.
LE MOSSE
A Via Argine ieri mattina la rabbia e la delusione dei lavoratori per l'annuncio di Whirlpool erano evidenti. Gli operai hanno criticato l'operato del governo. E molti ricordavano l'accordo, sottoscritto un anno fa tra Whirlpool e il governo. «In quell'accordo - spiega Salvatore Dolce, 55 anni, da 33 dipendente della fabbrica - c'erano le nostre speranze e tutta la nostra vita, come quella dei nostri figli. Eppure lo hanno stracciato, fregandosene di noi e del governo. Siamo molto arrabbiati». I lavoratori hanno deciso di presidiare la fabbrica a oltranza, 24 ore su 24, applicando la rotazione prevista dai turni di lavoro consueti. «Dopo l'accordo di un anno fa - prosegue Salvatore - molti di noi hanno acceso mutui. Altri si sono sposati. Dopo sette anni in cui abbiamo stretto la cinghia, con i contratti di solidarietà, pensavamo di avercela fatta». Lo stesso Salvatore evidenzia il paradosso di un'azienda che si appresta a chiudere lo stabilimento di Napoli, nonostante tutti i dipendenti degli stabilimenti italiani abbiano beneficiato di premi di produttività. «Questa non è un'azienda in crisi. Nei sette stabilimenti di Whirlpool vengono erogati, oltre agli stipendi e alla tredicesime, due premi, di cui uno di produttività. Io rischio il licenziamento pur avendo avuto 2700 euro di premi quest'anno (come tutti gli altri dipendenti ndr). È paradossale. Intanto a Varese stanno facendo assunzioni, mentre Napoli chiude». Il governo è nel mirino di molti operai, come Antonio Donnarumma. «Quelli che noi definiamo impianti vitali - spiega Antonio - sono sempre accesi. Lo saranno fino a quando non ci dicono che è stata dismessa la fabbrica. Siamo sempre pronti a ripartire. Il governo italiano è un guappo di cartone. Sta minacciando l'azienda da sei mesi ma è l'unico a prendere schiaffi». Il futuro degli operai è denso di incognite. Qualcuno paventa una procedura di licenziamento collettivo da parte di Whirlpool. Un'ipotesi estrema, che aprirebbe infausti scenari. «In questo caso - spiega Biagio Trapani, segretario generale di Fim Cisl Napoli - si aprirebbe una procedura che prevede una trattativa di 75 giorni. Se si trova l'accordo anche con il governo, la procedura di licenziamento viene ritirata e scatta la cassa integrazione, il cui importo viene determinato in base alle tabelle previste dalla legge. Se invece l'accordo non c'è, scatta il licenziamento e per i lavoratori c'è solo la Naspi, ovvero un'indennità di disoccupazione, con un importo massimo di 1300 euro e che dura 24 mesi». Un corteo dei lavoratori è previsto per oggi, da Piazza Municipio fino a Santa Lucia.
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