Musei, la promessa di Osanna: «Un nuovo allestimento per la Coppa di Nestore»

Musei, la promessa di Osanna: «Un nuovo allestimento per la Coppa di Nestore»
di Maria Pirro
Sabato 19 Giugno 2021, 09:29 - Ultimo agg. 20 Giugno, 09:45
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«La Coppa di Nestore? È un documento importantissimo, ma bisogna comunicarlo perché l'oggetto in sé non è spettacolare. Bisogna fare modo che linguaggio e narrazione ne rivelino il valore». Massimo Osanna, direttore dei Musei statali e archeologo, è impegnato a valorizzare anche siti piccoli, ma straordinari, come quello di Villa Arbusto a Lacco Ameno. Lì è esposto il reperto dell'VIII secolo avanti Cristo.

Può spiegare perché è così importante?
«È il primo documento nella scrittura greca ed è il primo in versi, fondamentale nella storia della civiltà e della nostra cultura».


Ma, al museo archeologico di Pithecusae, la Coppa è ammirata da una trentina di visitatori al giorno. E la didascalia, così come tutte le altre, è solo in italiano.
«Dobbiamo svecchiare i nostri musei e fare modo che la narrazione sia a 360 gradi, utilizzando un linguaggio che permetta a tutti di accedere alla cultura in modo da ampliare il pubblico.

Questi siti scontano il fatto che sono concepiti in un'epoca diversa e hanno attenzione minore da parte delle istituzioni. Dobbiamo trasformarli e lanciarli nel futuro».


La Coppa è esposta assieme al resto del corredo tombario. L'allestimento è quello originario, risale al 1999: lei lo rifarebbe?
«Io sono dell'idea che va tutto rifatto, salvo eccezioni, perché non è solo questione di didascalie. Incide nella comunicazione anche come si realizzano le vetrine e come si dispongono i pezzi, a cosa si dà importanza. È chiaro che per me è un valore. Su cui puntare».


Probabilmente, il grande archeologo Giorgio Buchner, che ha scoperto la Coppa di Nestore e ha creato il museo, non si dispiacerebbe dei cambiamenti.
«Non credo proprio, anche perché la società è cambiata da allora, quando questi siti erano soprattutto dedicati agli studiosi. E poi, Ischia non è su una montagna».


Difatti, il 70 per cento degli hotel ha già tutte le stanze prenotate nel prossimo week-end. Ma, per gli amanti dell'arte e dell'archeologia, non c'è nemmeno una navetta tra i vari siti.
«Bisogna lavorare».


Lei ha trasformato il parco archeologico di Pompei in un modello. E il ministro Dario Franceschini l'ha chiamata, per questo, alla guida dei musei statali. Cosa propone?
«Innanzitutto, dobbiamo fare rete e fare in modo che i grandi attrattori aggancino i musei più piccoli».


È già al lavoro per questo.
«Stiamo realizzando finalmente una rete museale nazionale, una piattaforma, dove dovrebbero rientrare tutti i 5000 siti. Accreditandosi, possono essere al centro di politiche di valorizzazione. Ma devono avere requisiti minimi, e cioè standard di qualità che vanno dalla sicurezza alla accessibilità, fino ai rapporti con gli stakeholder e il territorio. Uno stimolo ad adeguarsi al modello che i grandi hanno già raggiunto».


E poi?
«Il patrimonio diffuso è un valore dell'Italia. Mettere in rete tutti i musei consente lo scambio di informazioni e la promozione di un ticket che deve essere unico per siti diversi. Con due euro in più, si potrebbe acquistare ad esempio l'ingresso al museo archeologico di Pithecusae, pur se ha una gestione non statale ma comunale, e superare così le barriere, che non sono solo architettoniche. L'ottica va capovolta: i musei non sono gli oggetti esposti, ma i visitatori. Bisogna fare in modo che politiche fruizione e valorizzazione siano adeguate. E che in una società digitalizzata si compri ancora il ticket solo con i contanti, non più accettabile».


Rientrano negli standard minimi anche le audioguide che mancano per la Coppa di Nestore?
«Esatto. Abbiamo realizzato un questionario in cui tutti questi aspetti sono considerati, e anche la didattica è preponderante, cioè come si comunica, dai pannelli alle didascalie che devono essere tradotte almeno in inglese, e se ci sono guide digitali e cartacee».


Oltre alla brochure, l'unico libricino dei reperti è solo in italiano.
«Lo so, va fatto un grosso lavoro. I musei oggi viaggiano su doppio binario: ci sono quelli che corrono, gli autonomi con una narrazione che li valorizza, e i siti minori che non sono ancora in grado di esprimere tutte le loro potenzialità. C'è un bando con finanziamento specifico per sostenere i progetti, e sono tantissime le richieste in arrivo, soprattutto i siti comunali sono numerosissimi. Ma anche i Comuni devono fare uno sforzo e comprendere che la cultura è fondamentale per giovani, per promuovere la conoscenza e anche per piacere: devono investire per rendere i musei luoghi di incontro e confronto. Il Recovery fund e il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresentano una grande occasione. E, per la digitalizzazione c'è un altro grande finanziamento».


Su Instagram lei ha 46mila follower, il museo archeologico di Pithecusae 740. Un suo post può far scoprire a tanti il tesoro nascosto.
«In generale metto le immagini dei siti che visito, ma posso fare una eccezione. Sono pronto».

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