Cita Cesare Pavese, il vescovo di Napoli, Domenico Battaglia, nella sua lettera per l'Avvento. E auspica che questo tempo di Avvento segni «per tutti noi l'attesa certa della pace». «Ci sono alcune poesie che non si dimenticano, alcuni versi che restano impressi, nel cuore e nella mente, per la loro capacità di muovere il cuore, di scandagliare sentimenti, di dare voce alle emozioni, di legarsi a eventi e periodi della vita. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi è una di queste - scrive - È una poesia di Cesare Pavese, composta da versi sublimi ma anche molto potenti nel dolore che esprimono e che raccontano. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi: indipendentemente dall'intenzionalità poetica dell'autore, quante volte questi versi mi sono venuti in mente nel mio percorso di uomo, di prete, guardando in faccia la disperazione e la morte negli occhi di tanti ragazzi e ragazze vittime della dipendenza, incontrando persone che avevano smarrito ogni amore per la vita a causa delle proprie ferite ma anche di una società che pareva aver dimenticato il senso della cura e dell'attenzione a chi resta indietro».
«Nel tempo ho, poi, imparato ad andare oltre e a rintracciare negli occhi dei disperati e dei sofferenti, negli occhi dei più marginali e dei piccoli, l'antidoto stesso al male e al non senso.
«Si, perché verrà la pace e avrà i tuoi occhi Fatima, avrà i tuoi occhi finalmente sorridenti e capaci di guardare al futuro con speranza, quella speranza che ti era stata tolta quando, in una notte oscura di Gaza, una bomba aveva distrutto la tua abitazione, facendo addormentare per sempre due dei tuoi quattro figli, togliendoti il sonno e la voglia di vivere. Sì, la pace verrà per te, donandoti la certezza che i tuoi piccoli vivono nell'abbraccio dell'unico Dio, donandoti un'amicizia nuova attraverso la giovane Sarai, una figlia di Israele, donna di sororità e solidarietà, che ha voluto prendersi cura di te e del tuo dolore, aiutandoti a risollevarti. Lei, quando parla di te, dice che è stato esattamente il contrario, dice che tu l'hai rimessa in piedi strappandole via dal cuore quel senso di rassegnazione e di impotenza che ogni guerra genera e porta con sé. Insieme siete la parabola della pace possibile».