Franceschini negli scavi di Ercolano: «In arrivo altri finanziamenti»

Franceschini negli scavi di Ercolano: «In arrivo altri finanziamenti»
di Maria Pirro
Mercoledì 23 Ottobre 2019, 11:26 - Ultimo agg. 29 Ottobre, 19:30
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I lavori sono in corso, ma la casa del bicenterario, con i suoi affreschi tra i ponteggi, conserva e mostr a tutto il suo fascino di un tempo. Rappresenta il lusso e la grande bellezza dell'antica città romana: Herculaneum sepolta nel 79 dopo Cristo dalla lava del Vesuvio e ritrovata 300 anni fa. Con le sue colonne in marmo, le botteghe, gli spazi di vita quotidiana. Nella domus appena riaperta si vede anche il legno della porta carbonizzato durante l'eruzione.
Il ministro Dario Franceschini taglia il nastro dorato all'inaugurazione. «Questa è un'altra prova della storia di un riscatto, il sito di Ercolano ha superato i 500.000 visitatori», dice soddisfatto. «Quello che è successo con riflettori più accesi su Pompei, in questi anni è successo anche a Ercolano e sarà una strada su cui continueremo a investire. Un orgoglio del Paese».

Tre piani, 600 metri quadrati. Si può entrare con le pattine nel sontuoso atrio, camminare sui mosaici, ammirare le raffinate pitture del tablino (già dal 2011 con Leslie Rainer al centro di una ricerca pilota del Getty conservation institute). Al piano superiore ci sono le tavolette cerate e una «croce» ritenuta erroneamente un primissimo segno cristiana e motivo di più interpretazioni (in realtà, si tratta del supporto di una mensola).


 

 

La casa del bicentenario diventa così laboratorio sotto gli occhi dei turisti, dopo un'attesa lunga 36 anni. Risale infatti al 1983 la chiusura al pubblico, a causa di dissesti di ordine strutturale, fino all'idea di trasformarla in «cantiere permanente». Dove studio e sperimentazione appunto proseguono da due lustri, ora senza limitare la fruizione: «Un modello per altre realtà», afferma Franceschini, che l'altro ieri ha lanciato anche lo spot sul mecenatismo sostenuto da ArtBonus, 400 i milioni raccolti in 5 anni. Solo il 3 per cento è, però, destinato al Sud. Ma a Ercolano i milioni investiti sono più di 30, due nell'ultimo biennio. Tutti da David W. Packard (erede della dinastia della multinazionale dell'informatica Hewlett-Packard). Anche la riapertura dell'ultima domus avviene grazie alla collaborazione tra pubblico-privato, a parti invertite: il progetto è stato donato dal Packard Humanities Institute, l'intervento di recupero e manutenzione realizzato dal parco archeologico («Ma finanziato da Pompei, perché programmato prima che Ercolano ottenesse autonomia dal ministero», spiega il sovrintendente Massimo Osanna durante la cerimonia). La cornice è «Herculaneum conservation project (Hcp)», che va avanti da quasi un ventennio. «Un bell'impegno, che ha coinvolto giovani italiani, ma per niente scontato: la nostra opera avrebbe dovuto concludersi nel 2011», dice Jane Thompson, responsabile Hcp. «È invece pronto il progetto per riqualificare l'area della spiaggia fino al collegamento con Villa dei Papiri, e il restauro delle facciate sul porticciolo, con una gara da 4 milioni entro l'anno», annuncia il direttore del Parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, che ha in programma la ristrutturazione di altre sei domus, tra cui quella con l'atrio a mosaico e quella del colonnato tuscanico. Sempre nel 2019. Bando di 5 milioni. E vuole rendere accessibili le terme suburbane.

La Casa del bicentenario, nel centro della città antica e a pochi passi dal foro e dal teatro, segna anche il confine con l'Ercolano di oggi. Un confine sottile, anche i quartieri limitrofi sono interessati dal restyling. Con il recupero della Via del mare. Il sindaco Ciro Buonajuto è proiettato verso la prossima inaugurazione: «In un percorso anche di legalità, lì è stato ucciso Salvatore Barbaro, 10 anni fa colpevole di trovarsi alla guida di un'auto identica a quella di un boss». La cultura oggi «fa crescere anche tutto il territorio», ribadisce Franceschini che promette sorprese. «Vogliamo acquisire un terreno vicino per realizzare uno o più manufatti dove conservare i reperti e allestire un laboratorio per il restauro: è il primo passo per aprire un museo», anticipa l'avvocato Michele Barbieri che presiede l'Istituto Packard beni culturali.

La scoperta della casa del bicentenario risale al biennio 1937-1939 sotto la guida di Amedeo Mauri. Il nome della domus si deve proprio ai festeggiamenti di allora, collegati ai 200 anni dalla prima campagna di scavi. E, anche la data scelta in questa circostanza, per l'inaugurazione, il 23 ottobre, è carica di simboli: rimanda all'avvio delle operazioni. «L'auspicio è proseguire senza più interventi speciali», dice il direttore del Grande progetto Pompei, Mauro Cipolletta.

Il video di Sergio Siano - Newofotosud

 

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