«Neapolis? Fondata da coloni ateniesi»

Da rivedere la datazione della città

«Neapolis? Fondata da coloni ateniesi»
di Ugo Cundari
Sabato 17 Dicembre 2022, 08:44 - Ultimo agg. 18 Dicembre, 10:00
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Napoli è un po' più vecchia di quanto si pensi e alla sua fondazione concorsero soprattutto gli ateniesi. Se ci spingiamo molto più indietro nel tempo, a settemila anni fa, i primi insediamenti umani si ebbero oltre che a Pizzofalcone e a Santa Maria degli Angeli, nella zona dell'attuale via Toledo, popolata fin dal neolitico, «dove sono stati rinvenuti di recente buche di palo e tracce di lavorazioni agricole praticate con l'utilizzo di zappe e aratro». Nell'età del bronzo sul promontorio del Maschio Angioino c'era un villaggio e un altro si trovava dalle parti di via Duomo. Queste sono alcune delle novità che riscrivono la storia di Napoli, documentate mettendo insieme iscrizioni e scoperte archeologiche degli ultimi anni dovute agli scavi per la metropolitana, in Napoli prima di Napoli (Salerno, pagine 212, euro 21) di Daniela Giampaola e Emanuele Greco.

«Fino ad oggi la fondazione di Neapolis comunemente accettata era ritenuta l'esito della crisi dopo la vittoria dei Cumani nella battaglia navale del 474 a.C.

Oggi, con la nuova data di fondazione, ci dobbiamo spingere indietro di almeno una cinquantina di anni». La nostra città ha mezzo secolo di vita più del previsto. A fondare la città nuova furono, più che ischitani e cumani, coloni ateniesi in seguito a un responso oracolare.

«Grazie agli scolî (annotazioni scritte da lettori antichi in margine a testi vari) recuperati conosciamo il nome dell'artefice della spedizione e cioè Diotimo, così che possiamo fissare la cronologia dell'evento e credere che fosse lui, noto uomo politico e ambasciatore ateniese, a guidare i coloni e a compiere i primi atti ufficiali che le fonti gli attribuiscono: in particolare rendere omaggio alla Sirena e istituire la lampadodromia, corsa annuale con le fiaccole che ancora si svolgeva in età romana».

Tra le novità storiche su Napoli lo studio dà grande spazio anche all'identità sportiva della città. Nel 2 d.C., in età imperiale, dove adesso c'è l'area della stazione Duomo, c'era lo straordinario complesso del santuario dei giochi isolimpici. L'area della stazione metropolitana, intorno a piazza Nicola Amore, si trovava nella fascia litoranea all'esterno delle mura e ospitava impianti sportivi, portici, ginnasi. «Napoli per volontà di Augusto, che l'aveva ricostruita dopo un incendio e un terremoto, era l'unica città occidentale dove si svolgevano giochi pari a quelli di Olimpia, detti appunto isolimpici».

Ad assistervi arrivava gente da molto lontano, e le loro impressioni erano quelle di chi poteva godersi la festa dello sport, che iniziava sempre con una processione sfarzosa, con tanto di sacrifici, in onore dell'imperatore. Gli atleti si misuravano con gare di boxe, salto e risalita armati da un carro in corsa, il pentathlon, la lotta, il pugilato e il pancrazio, e, particolarità tutta napoletana, canto, danza, teatro e composizione poetiche in onore dell'imperatore, prove non previste nella manifestazione di Olimpia. «Al di là dei giochi, per secoli Napoli è stata la città della compostezza e della difesa delle tradizioni, luogo dove riposarsi e trovare la quiete, al contrario di Baia, luogo di perdizione e lusso».

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