“Merge” di Pak e “Everydays – the First 5.000 Days” di Beetle sono stati venduti per 91,8 e 69,3 milioni di dollari. Ma il possibile utilizzo su Facebook e Instagram degli Nft, creati e venduti dagli utenti sui due social network Meta, apre nuove aree di business e solleva altri interrogativi. «Su queste piattaforme, che raccolgono complessivamente oltre 4 miliardi di profili – osserva Pierguido Iezzi, ceo di Swascan (Tinexta Cyber) – si sta studiando il lancio di un marketplace destinato a moltiplicare all’inverosimile lo scambio di queste immagini irreplicabili attraverso criptovalute che potrebbe facilmente essere il tramite per il riciclaggio di denaro. Se già nel mondo reale il mercato dell’arte è interessato da questo fenomeno, dove però la tracciabilità obbliga a complesse triangolazioni chi è interessato a pulire in questo modo del denaro sporco, nel mondo cyber il tutto rischia di finire fuori controllo. Corriamo il rischio di un vero e proprio Far West digitale».
Naturalmente, il dibattito è aperto. «Vedo gli Nft come una nuova forma d’arte e una nuova frontiera di espressione artistica che ha alla base la possibilità di poter avere un certificato digitale che lo rende sicuro da qualsiasi falsificazione o truffa», sostiene invece Franco Senesi, ideatore e owner di Liquid Art System, circuito di gallerie d’arte a Capri, Positano e prossimamente Ortigia. Punti di vista differenti per un prodotto che crea aspettative, per i collezionisti d’arte.