Il premio Nobel Giorgio Parisi incontra gli studenti a Scampia: «Qui è in atto una rinascita»

In prima fila siedono i referenti delle numerose associazioni del territorio

Parisi riceve il suo pastore da Genny Di Virgilio, in compagnia del rettore Lorito
Parisi riceve il suo pastore da Genny Di Virgilio, in compagnia del rettore Lorito
di Alessio Liberini
Venerdì 29 Settembre 2023, 06:36 - Ultimo agg. 18:10
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Nell’agorà del polo federiciano di Scampia la sala è gremita da studenti e ricercatori ma arrivano anche tanti cittadini comuni. Mentre in prima fila siedono i referenti delle numerose associazioni del territorio. È difatti tutto il quartiere ad abbracciare con gioia la visita di Giorgio Parisi, il primo premio Nobel a mettere piede nella periferia nord di Napoli.  

«Qui è in atto una rinascita» dice Parisi plaudendo «alle lotte dei cittadini di Scampia» in apertura del suo intervento nel corso del seminario, promosso nel pomeriggio di oggi dall’Università Federico II di Napoli in occasione della Giornata nazionale delle Tecnologie Quantistiche, «Come può tornarci utile la Scienza».

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«Sono rimasto piacevolmente stupito del fatto che Scampia stia diventando qualcosa di diverso da quello che gli italiani tristemente sapevano negli ultimi venti anni: c’è un grande rinnovamento dovuto a tante cose, in primis alle lotte di tanti uomini e donne che si sono impegnate per riportare la legalità in questo territorio» chiarisce il fisico.

Il Nobel per la Fisica 2021, introdotto dal rettore della Federico II Matteo Lorito, il Direttore del Dipartimento di Fisica ‘Ettore Pancini’ Gennaro Miele e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, viene accolto nell’ateneo come una vera e propria rockstar tra strette di mano e selfie.

Nel corso del suo intervento, Parisi si sofferma sulla «sfiducia» che in questi tempi nutre gran parte della società verso la scienza. «Nel mio discorso di oggi – precisa - ho essenzialmente sottolineato l’importanza della scienza cercando di capire perché c’è una maggior sfiducia in questi ultimi anni.

Cosa si può fare per contrastare questa sfiducia? È fondamentale che i cittadini possano fidarsi della scienza per poi prendere le dovute decisioni».

Per Parisi, la sfiducia è soprattutto figlia dei nostri tempi: «Stiamo entrando in un periodo di pessimismo sul futuro per ragioni di vario tipo: aumentano le diseguaglianze e le insicurezze sul lavoro tra precariato e disoccupazione. Una volta c’era fede nel futuro ora in tanti pensano che stiamo andando verso un avvenire peggiore e in questo calderone la scienza invece di ricevere crediti per quello che fa inizia ad avere demeriti per il futuro che peggiora: una sorta di cattiva maestra che ha sbagliato. Ma la mancanza di fiducia dei cittadini nella scienza ha effetti disastrosi perché senza di essa non siamo in grado di affrontare le sfide globali che ci attendono: è fondamentale che i cittadini possano capire a cosa serve la scienza. E su questo serve sforzarsi anche in una umanizzazione degli scienziati: non c’è traccia nel discorso pubblico delle difficoltà degli scienziati si parla solo dei successi, quando arrivano».

Chi in questi tempi si sta sforzando per umanizzare la scienza, attraverso ricerca e formazione qualificata, è sicuramente la stessa Federico II che dopo l’apertura, avvenuta nel 2015, del polo di San Giovanni a Teduccio nella periferia orientale del capoluogo campano lo scorso anno ha inaugurato il nuovo plesso di Scampia, sorto al posto di una vela adibita negli anni a piazza di spaccio.

«Oggi nella piazza di Scampia spacciamo cultura e scienza e siamo convinti che la trasformazione tecnologica si trasformerà presto in trasformazione sociale» dice il rettore Lorito. «Il quartiere ha tanto bisogno di identità – evidenzia invece il primo cittadino Gaetano Manfredi - Fare ricerca avanzata non significa fare qualcosa lontano dalla gente ma un qualcosa che serve alle persone: la tecnologia non è neutra, va utilizzata nel modo giusto per superare le tante diseguaglianze che la nostra società soffre».

Nel mentre l’ateneo napoletano, tra i tanti primati raggiunti nei suoi 800 anni di storia, si pone già l’obbiettivo di diventare uno dei nodi nazionali principali per rendere l'Italia un attore di prima fascia nella corsa verso la famigerata rivoluzione quantistica.

«Stiamo costruendo un ecosistema quantum – precisa il rettore Lorito -  un grande progetto che prevede ricerca e formazione ma soprattutto la trasformazione del contributo scientifico dell’università sulle tecnologie quantistiche in un vero e proprio ecosistema. Passando dalla scienza all’applicazione pratica per candidarci ad essere un nodo importante nello sviluppo della rete quantistica italiana che si va ad agganciare a quella europea».

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