Napoli, lo storico negozio di dischi Tattoo Records fa 40 anni

Nel 1983 Enzo Pone apre in piazzatta Nilo il suo tempietto del Vinile

Tattoo Records
Tattoo Records
di Giovanni Chianelli
Martedì 14 Marzo 2023, 09:53
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Era l'11 marzo del 1983 quando aprì Tattoo Records a piazzetta Nilo, nel cuore del centro storico di Napoli. «Il nome era ispirato ai "picture disc", i vinili con l'immagine aerografata del cantante. Avevo conosciuto quel genere di dischi a New York», racconta Enzo Pone, il titolare del negozio di dischi ormai più longevo della città. Negli anni 80 nella zona ce ne erano diversi: tra questi Flying Records - etichetta discografica che lanciò 99 Posse e Articolo 31, oltre a distribuire Nirvana e De La Soul - a Santa Chiara, Fonoteca dietro al cinema Modernissimo, Italnapoli in via Benedetto Croce. Quarant'anni dopo è rimasto solo Tattoo: «Siamo stati attenti a non fare passi avventati».

Eppure il primo passo fu quantomeno audace: «Non sapevo molto di musica, fino a 30 anni avevo fatto il ferroviere.

Per la ceditura spesi tutto ciò che avevo. Il negozio era una grotta, a ristrutturarlo mi aiutarono papà e i suoi colleghi, tutti operai pensionati dell'Italsider». I metalmeccanici gli fecero gratis il locale come nuovo e il salto nel buio fu subito ripagato: «Avemmo presto un boom, da noi c'erano dischi che non trovavi da altre parti: roba fuori catalogo, produzioni indipendenti, soprattutto musica internazionale» racconta Pone. Si trovava un'offerta ampia di punk, rock, funky e soul, progressive, jazz e sono ancora questi generi i cavalli di battaglia del negozio.

Al nome storico Pone aggiunse una specifica, sull'insegna del negozio: Nuove Messaggerie Musicali. Caterina Caselli era proprietaria dell'etichetta quasi omonima, le celebri Messaggerie Musicali, un giorno passò davanti a Tattoo e pretese che quella dicitura fosse tolta. Gli incontri con altri personaggi famosi andarono meglio: a fine '80 si presentò Robert De Niro, Pone lo salutò dicendo «Hi, Johnny boy!». La citazione da "Mean Streets" fece colpo, passarono la serata insieme a chiacchierare di dischi - soprattutto jazz - davanti a una bottiglia di Rapitalà alla Spaghetteria Nilo, avanguardia della movida prossima ventura: di lì passarono Nico, Bireli Lagrene, i Litfiba, i Meteors.

Altro incontro memorabile quello con Francesco Rosi: «Durante le riprese di uno spot ascoltavamo musica insieme, seduti davanti al locale». Venivano tanti musicisti: Nanà Vasconcelos, Cassandra Wilson, Joe Lovano tra gli stranieri, Piero Pelù e Antonello Venditti, poi la pattuglia partenopea con Edoardo Bennato, James Senese, Enzo Avitabile, Enzo Gragnaniello, per un periodo si riforniva anche qui un collezionista come Federico Vacalebre.
A inizio anni '90 la prima battuta d'arresto: «L'avvento dei compact disc fu un colpo tremendo. Per acquistarne più possibile chiesi prestiti, la lista di nozze del mio matrimonio fu al Banco di Napoli». E verso la metà del 2000, tra Napster e il primo Youtube, anche i cd entrarono in crisi: «Sarebbe stata la nostra fortuna ma in presa diretta non potevamo saperlo, pensavamo di chiudere. Invece di lì a poco il vinile tornò in auge e ci ha consentito di resistere» dice Nicola Volpe, storico collaboratore del negozio.

Oggi gli acquirenti sono giovani e vecchi appassionati, studiosi e turisti con la passione dei piatti, controllano nelle vaschette dell'usato, cercano rarità e successi a 33 e 45 giri. Classici del prog come «Zarathustra» dei Museo Rosenbach, venduto a 1000 euro, qualcuno cerca la prima stampa di un album di Red Garland in quintetto con John Coltrane al sax; i ragazzi di Napoli vogliono i vinili dei Nu Genea e dei Foja, gli stranieri chiedono Bill Evans e Ryichi Sakamoto: «Che soddisfazione quando un turista statunitense trova qua ciò che cercava e non negli Usa»,

Pone prova a spiegare il rilancio del vinile: «Forse c'entra il gusto per il vintage e per un ascolto di qualità, anche se non è semplice avere la fedeltà dei primissimi dischi. Ma anche la bellezza estetica: i 33 giri arredano la casa meglio di un quadro».

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