Vertice Unesco a Napoli: «L'arte decisiva per le nuove sfide»

Il turismo e la perdita dei centri storici, Sangiuliano: costruiamo risposte concrete

Il summit Unesco a Napoli
Il summit Unesco a Napoli
di Luigi Roano
Martedì 28 Novembre 2023, 00:01 - Ultimo agg. 18:10
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«La cornice di Napoli, quale sede dell’evento, è una scelta felice: poche città rappresentano meglio la proficua interazione, stratificatasi nei secoli, fra patrimonio materiale e immateriale». Inizia così - con la lettura del messaggio del Presidente Sergio Mattarella - la «Conferenza Italia - Unesco Cultural Heritage in the 21 st century», letteralmente «Il patrimonio culturale nel Ventunesimo secolo» in corso a Palazzo Reale. Un richiamo, quello di Mattarella, alla conservazione del patrimonio culturale e immateriale quale mattone fondamentale per «migliorare il rapporto stesso tra essere umani». Per il presidente non è solo una questione identitaria ma universale: è in gioco la formazione stessa dell’essere umano ai valori della pace e della solidarietà «preservare e far crescere il patrimonio culturale materiale e immateriale in tutte le sue forme».

Sono 194 i Paesi rappresentati a Napoli in una tre giorni che si chiuderà domani con un documento nel quale i principi richiamati da Mattarella saranno lo spartito da seguire.

E si chiamerà «Lo spirito di Napoli» città che intorno alla cultura e al turismo sta sviluppando la sua rinascita, un percorso però che va gestito fissando delle regole, delle tutele adeguate ai tempi contemporanei con un occhio verso il futuro ovvero almeno al prossimo quarto di secolo. Una conferenza fortemente voluta dall’Italia con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, la Farnesina retta da Antonio Tajani rappresentata dal viceministro Edmondo Cirielli e naturalmente dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Ma come si fa a preservare il patrimonio culturale? Parola ancora a Mattarella.

«L’Unesco - sottolinea il Presidente - nasce nel dopoguerra dall’esigenza di una vasta opera di “ricostruzione”, intesa non solo quale mero ripristino fisico di un territorio, ma anche di riscoperta su basi diverse e migliori del rapporto stesso fra esseri umani perché stretta è la correlazione tra la cultura e i diritti e le libertà fondamentali dell’individuo, senza distinzioni né discriminazioni». Per il Presidente il rapporto tra bene materiali e immateriali deve essere alla pari perché «Nuove sfide, quali un’interdipendenza sempre più stretta, il cambiamento climatico, l’urbanizzazione accelerata e i flussi migratori incontrollati ci impongono di attualizzare ed ampliare gli strumenti di tutela del patrimonio, rispondendo all’imperativo di trasmetterlo intatto alle generazioni future» principi che Mattarella ricorda sono nella Carta dell’Italia. «La preservazione della cultura in tutte le sue forme - conclude Mattarella - è fra le espressioni più alte di collaborazione fra gli Stati, oltre che fondamentale strumento di convivenza civile e di rispetto dell’altro. Un principio purtroppo ignorato oggi in tante parti del mondo» il riferimento e la condanna delle guerre in corso è molto esplicito. 

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La sostanza è che da Napoli deve uscire un documento con il quale tutti gli Stati devono mettere in campo nuove regole per la tutela del patrimonio materiale e immateriale anche, anzi soprattutto questa è la globalizzazione. La crescita del turismo e il fenomeno della turistificazione che Napoli sta conoscendo molto da vicino cioè la perdita di identità dei centri storici è centrale nel dibattito a Palazzo reale. Ne è consapevole Sangiuliano, per il ministro la scelta di Napoli per la Conferenza dell’Unesco è «Un momento che consacra la città come capitale culturale globale». In questo senso il ministro della Cultura stimola gli altri partner internazionali: «La Conferenza deve essere un grande momento di confronto e di scambio di esperienze tra governi per costruire insieme risposte concrete e condivise alle sfide del nostro tempo». Per Sangiuliano «le Convenzioni per la salvaguardia per il patrimonio mondiale e per il patrimonio culturale immateriale sono strumenti internazionali che hanno fatto la storia della cooperazione in campo culturale, rendendo norma di diritto internazionale un principio essenziale: quei siti, luoghi, tradizioni e pratiche che hanno eccezionale valore per il pianeta sono sì patrimonio di uno Stato ma anche patrimonio dell’intera umanità».

 

Cirielli è sulla stessa lunghezza d’onda: «Questo governo e il ministero degli Affari esteri vogliono portare avanti l’idea di una diplomazia che metta al centro la cultura e si candidi come ponte nel Mediterraneo, tra Oriente e Occidente, tra Africa ed Europa». Ma è Manfredi che lancia l’allarme dalla sua Napoli: «Servono regole per governare i flussi turistici. Una proposta che abbiamo avanzato e che sarà nella dichiarazione conclusiva Unesco è che siano individuati anche strumenti di regolazione dell’uso dei centri storici che consentano di regolare le attività commerciali e residenziali per fare in modo che le identità territoriali vengano preservate e che le comunità non vengano espulse dai centri storici». 

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