Autonomia differenziata, Manfredi si appella alla premier: «Non dividere il Paese»

Riforma degli enti locali, parla il sindaco: «Rivedere i rapporti tra Stato e enti locali»

Dibattito sull’autonomia differenziata con Gaetano Manfredi, Italo Bocchino, Dino Falconio e Sergio Loocoratolo
Dibattito sull’autonomia differenziata con Gaetano Manfredi, Italo Bocchino, Dino Falconio e Sergio Loocoratolo
di Luigi Roano
Domenica 29 Gennaio 2023, 23:45 - Ultimo agg. 30 Gennaio, 16:16
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Diversi, certo, perché l’autonomia differenziata per il sindaco Gaetano Manfredi è fumo negli occhi «sono chiacchiere da bar, discussione che non mi appassiona è una bandiera politica di chi la propone perché poi nessuno la vuole: imprenditori, cittadini e gran parte della politica, chi la propone fa politica senza leggere una carta».

Mentre per l’ex parlamentare di An e direttore de Il Secolo Italo Bocchino è teoricamente praticabile, ma solo a certe condizioni ovvero non deve penalizzare nessuno. E non si deve fare l’errore di «passare da un centralismo statale che pure tanto male non è stato a uno regionale: i cittadini percepiscono i comuni e non le Regioni». Entrambi convengono su un punto: la fiducia sul lavoro della premier Giorgia Meloni sulla riforma targata Lega che porta la firma del ministro “caterpillar” Roberto Calderoli.

«Sono ottimista.

Ho stima del presidente Meloni che ha a cuore gli interessi dell’Italia - racconta Manfredi - qui si discute dell’interesse nazionale e non solo dell’interesse del Mezzogiorno». E Bocchino rilancia: «Giorgia Meloni per sua cultura personale e per la parte politica che rappresenta non metterà mai la firma sotto un provvedimento che possa eventualmente danneggiare il Sud». 

Siamo a Palazzo Ischitella alla Riviera di Chiaia dove il Movimento Fare Rete presieduto da Sergio Locoratolo e coordinato dal notaio e vicecommissario di Bagnoli Dino Falconio ha promosso un dibattito dal titolo emblematico: «Autonomia differenziata occasione o inganno?». Intorno al tavolo oltre a Manfredi e Bocchino sono convenuti l’imprenditore Giovanni Lombardi, il ricercatore Giovanni di Trapani che con un suo studio ha evidenziato quanto l’autonomia differenziata acuirebbe i divari tra nord e sud, e il docente di Economia all’università di Foggia Massimo Gazzara. «Parlare di autonomia regionale nel momento in cui la grande sfida globale guarda altro, e la crisi energetica lo dimostra basta vedere il lavoro della Meloni con l’Algeria, non aiuta a costruire un Paese competitivo. Abbiamo la necessità di ridurre i divari - spiega Manfredi - il processo dell’autonomia differenziata non è impostato nel modo giusto quello che serve è fare una politica per i cittadini e dare maggiore forza ai comuni».

Manfredi rilancia il suo cavallo di battaglia ovvero più poteri ai sindaci. E tifa per una legge che disegni un altro abito istituzionale per gli enti locali. Magari da proporre attraverso i parlamentari del suo campo o l’Anci: «Una eccessiva frammentazione di competenze e piccole competizioni locali - dice riferendosi alle 20 repubbliche che vorrebbe la Lega - non aiuta a costruire un Paese competitivo. C’è un tema di riequilibrio delle autonomie locali e rivedere il ruolo di Comuni e Città metropolitane è indispensabile. I poteri dei sindaci sono molto ridotti rispetto alle domande di servizi che vengono dai cittadini. Un ragionamento serio sulle autonomie locali deve prevedere uno spazio importante per le città. In Francia e Germania, per esempio, i fondi arrivano direttamente agli enti locali, un beneficio per i cittadini. Come è ridicolo immaginare l’istruzione del Veneto diverse dalle altre è come se noi imponessimo a chi viene in città di parlare solo napoletano». Poi ancora una riflessione sulla premier e sulla maggioranza di Governo: «Il presidente Meloni è consapevole di dover tenere il Paese unito ed evitare dinamiche locali che possono indebolire l’Italia. Anche all’interno della maggioranza di Governo possono esserci dinamiche diverse». 

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Bocchino lancia la sfida: «L’autonomia differenziata va fatta insieme al presidenzialismo perch é se fatte in tempi diversi rischiano di essere un’altra cosa, abbiamo una forza che è la Meloni ma se andiamo al muro contro muro rischiamo di perderla» evidente l’allusione alle diverse anime del centrodestra».

L’ex parlamentare ricorda che «il pertugio dove si è infilata l’autonomia differenziata sta nella Costituzione che ha previsto le Regioni a statuto speciale, e nella riforma del Titolo quinto della Costituzione, il federalismo, voluto dalla sinistra, da Giuliano Amato e Franco Bassanini». Poi chiarisce la sua posizione sulle Regioni: «Oggi all’estero sanno chi è il sindaco di Napoli o chi è il capo del Governo, ma non di certo conoscono i nomi dei presidenti delle Regioni E poi in Germania che è uno Stato federale la sanità, per fare un esempio, è di competenza dello Stato». Quindi una stoccata al Pd: «Sull’autonomia comunque, c’è più differenza tra me e Calderoli che tra Bonaccini e Calderoli. Bonaccini solo adesso ha mitigato il suo istinto autonomista perché deve fare il candidato segretario di un partito nazionale, ma fino a quando faceva solo il governatore dell’Emilia Romagna era sulla stessa linea di Calderoli».

Bocchino sugli enti locali è sulle stesse posizioni di Manfredi: «Tutto nasce dai Comuni quindi quando mettiamo mano agli assetti istituzionali confrontarsi con i comuni è fondamentale». 

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