Autonomia, i sindaci: «La riforma colpisce anche il Centro-Nord»

Il convegno dell'Arci sul progetto di legge

Il convegno dell'Anci
Il convegno dell'Anci
di Luigi Roano
Domenica 26 Febbraio 2023, 10:29
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No all'Autonomia differenziata così come è strutturata nella bozza Calderoli perché - nella sostanza - acuisce i divari e non li colma e non è una questione di nord contro sud ma di equità. «Si cresce insieme o si perde tutti» il grido d'allarme dei sindaci che parte da Napoli al convegno promosso dell'Arci dal titolo emblematico: «Meridiana il tempo della ripresa» con delegati arrivati da tutto il Paese nella location dell'Albergo dei Poveri. Che ha dato voce a tanti primi cittadini a iniziare da quello di Napoli Gaetano Manfredi, a Matteo Lepore primo cittadino di Bologna per arrivare a Carlo Marino sindaco di Caserta e presidente dell'Anci Campania. Al tavolo il direttore dello Svimez Luca Bianchi e Carlo Borgomeo economista e presidente della Fondazione "Con il Sud" che propongono un modello di sviluppo che guarda alla coesione.

Parola a Manfredi: «Serve una politica italiana che riconosca nel Mezzogiorno la grande opportunità del Paese. Parlare di assistenzialismo è stato ed è il grande alibi per chi dovrebbe investire. L'assistenzialismo è stato il patto scellerato tra classi dirigenti, che volevano gestire il consenso elettorale e una visione economica del Paese, e chi teneva e vuole tenere ai margini il nostro Sud. Ma oggi la musica è cambiata e si può voltare pagina partendo dalle città». Manfredi lancia la sua controproposta: «Non possiamo pensare a una riforma delle autonomie locali senza i Comuni e le città che sono i veri elementi di trasmissione con i cittadini». Per Manfredi l'Autonomia «non è solo una atto di egoismo, ma è anche di non conoscenza delle dinamiche sociali ed economiche, significa accelerare il processo di divario e danneggerà anche le Regioni che oggi si illudono di essere favorite da questa riforma. Senza una crescita complessiva del Paese non cresceranno nemmeno la Lombardia e il Veneto».

Tocca a Lepore - sindaco di Bologna - spiegare cosa significa coesione. «Con Napoli - stiamo sottoscrivendo un accordo e costruendo un'agenda urbana. Uniamo le nostre forze e le nostre competenze. È il paradigma della cooperazione rafforzata decisivo per costruire un'idea alternativa rispetto all'autonomia differenziata. Che significa disarticolare il tessuto della Repubblica e mette a serio rischio qualsiasi politica di coesione e di superamento delle disuguaglianze». La ricetta di Lepore non è nord contro sud, anzi: «Abbiamo bisogno che i territori siano arricchiti con i servizi pubblici e non di una presunta idea di concorrenza e riforma che invece assottiglia le risorse per sanità e scuola pubblica. Dobbiamo tornare a un'idea costitutiva e costituzionale del Paese perché senza gli strumenti per riequilibrare le disuguaglianze la politica è nuda. Invece vedo che da un lato manca una politica nazionale di coesione, e dall'altro, dal Parlamento, sento solo idee di divisione». Tocca quindi a Marino Presidente dell'Anci Campania alzare un altro muro: «Abbiamo una posizione molto chiara - spiega - la bozza Calderoli cristallizza il divario tra nord e sud, non unisce il Paese ma lo divide per questi motivi riteniamo fondamentale che si ritiri subito questa bozza di riforma. Serve un giusto equilibrio tra nord e sud che significa far ripartire l'Italia»

«Questa autonomia è inaccettabile per il Mezzogiorno e per l'Italia - spiega il direttore dello Svimez - è un'applicazione hard, estrema dell'autonomia differenziata che ha la conseguenza di indebolire il Paese perché lo frammenta e non prevedendo alcun tipo di finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni, di fatto costituisce la rinuncia del Paese a ridurre i divari in termini di servizi». Un allarme che non è frutto «di alcuna posizione contraria all'autonomia a priori, anzi se è simmetrica e solidale l'autonomia può essere un'opportunità anche al Sud, ma la proposta attuale invece va respinta in toto perché è un grande rischio soprattutto per il Sud e in generale per tutti coloro che hanno un'offerta di servizi inferiori rispetto alla media nazionale anche nelle aree interne del Nord. Il modello in campo è quello tipico della secessione economica. Contrario a quello Europeo la cui politica è quella di ripartire dal rilancio delle are più deboli per una crescita complessiva del sistema. Preoccupazioni condivise da Borgomeo, pur evidenziando che al momento la riforma «ancora non c'è e non sanno nemmeno loro esattamente che cosa fare, tuttavia costituisce un posizionamento e un passaggio pericoloso perché si avvia un percorso che stabilirà i voleri di questa maggioranza di governo e dunque bisognerà che chi è contro usi i toni giusti senza rifare la guerra degli stracci Nord contro Sud. Bisogna vigilare con grande attenzione».
 

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