Bagnoli, riparte il dialogo tra Comune e Regione: spunta una nuova variante

Bagnoli, riparte il dialogo tra Comune e Regione: spunta una nuova variante
di Luigi Roano
Venerdì 28 Gennaio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 17:36
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Rientra a pieno titolo nel piano di rilancio di Bagnoli la Regione guidata dal governatore Vincenzo De Luca che non ha mai detto sì al Praru - il Programma di bonifica ambientale e rigenerazione urbana - tanto da non firmarlo all'atto del varo. Perché «insostenibile da un punto vista finanziario e non solo». Siamo a marzo del 2019, quasi tre anni fa e l'ente di Santa Lucia sancì lo strappo non senza ragioni. Atteso che quello che fu stabilito a Napoli in decine di conferenze di servizio, fu stravolto in sede di parere sulla valutazione di impatto ambientale senza alcuna discussione. Furono modificate - rilevò la Regione - alcune destinazioni d'uso dei suoli, le cubature e le altezze degli alberghi posti non vista mare. E ancora la mancanza di chiarezza su come rendere balneabile il mare e quindi la logistica. Soprattutto per quello che riguarda i trasporti era stata ipotizzata una metropolitana sotterranea dal costo di 400 milioni fondi, che nel Programma Bagnoli, non era chiarito da dove dovessero essere pescati. E - sempre secondo la Regione - non era chiarita nemmeno la sostenibilità e la gestione di un parco da 130 ettari. 

Oggi a tre anni di distanza non è più un tabù l'idea di aggiornare il Praru. Nella sostanza si profila una nuova Variante al Prg per l'area ex Italsider che dovrebbe toccare in maniera più o meno sostanziale questi punti. È quanto emerge dal primo atto del sindaco commissario Gaetano Manfredi che ieri a Palazzo San Giacomo ha riunito una mini Cabina di regia con i due sub commissari Filippo De Rossi e Dino Falconio, l'assessore all'Urbanistica del Comune Laura Lieto e quello della Regione Bruno Discepolo. Che da tre anni non partecipava alle conferenze sul futuro di Bagnoli. Manfredi sull'aggiornamento urbanistico di Napoli e dell'area di Bagnoli è sempre stato chiarissimo: «Il Prg si rifà a una città di 30 anni fa e va rivisto». Effetto - dunque - della nomina di Manfredi a commissario il rientro della Regione. Nomina voluta dalla ministra per il Sud Mara Carfagna che ha spostato la governance di Bagnoli sul territorio.

Intendiamoci, essendo Bagnoli un Sito di interesse nazionale, al Governo e alla ministra toccherà sempre l'ultima parola. Così come Invitalia resta il soggetto attuatore. Ma i rapporti di forza sono cambiati: «La riforma ha previsto una governance funzionale, con responsabilità definite e poteri chiari nelle mani del rappresentante eletto dai cittadini: il sindaco» le parole della Carfagna all'atto della nomina di Manfredi. Si tratta del cosiddetto modello Genova per la ricostruzione del Ponte Morandi. Cioè vincolare il sindaco commissario a un cronoprogramma preciso e dotandolo di poteri per accelerare le procedure. Riforma concepita - è bene sottolinearlo - quando non si sapeva ancora chi vincesse le elezioni comunali.

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Una prima riunione ristretta della struttura commissariale - non hanno partecipato i dirigenti e i funzionari complessivamente 12 figure, struttura dotata di un budget complessivo di 2,8 milioni con erogazione di mezzo milione l'anno per ciascuna annualità dal 2022 fino al 2025 - dove subito si è arrivati all'ipotesi Variante. Un contesto nel quale anche Città della Scienza potrebbe tornare - almeno nella parte andata a fuoco - in prossimità della linea di costa laddove era collocata originariamente. Al riguardo il presidente Riccardo Villari in tempi non sospetti ha già formulato una proposta di mediazione. I punti salienti della Variante dovrebbero ripercorrere in buona parte il progetto originario venendo incontro anche alle aspettative della Regione. La linea di costa lunga due chilometri va benissimo - questo il ragionamento - ma se il mare non sarà balneabile per l'intera lunghezza a cosa serve? Di qui la necessità di approfondimenti tecnici sulla bonifica delle acque. Quindi la logistica, dove in luogo della metropolitana si profilano bus elettrici da acquistare con i fondi del Pnnr, che viaggerebbero in sede protetta da interconnettere con le due ferrovie già esistenti: la Cumana e la metropolitana delle Fs. E la grandezza del parco una enormità 130 ettari. Gestione impossibile senza attrattori in grado di finanziarla. Non si tocca la colmata che non fa parte del Praru. La sua rimozione è prevista da una legge dello Stato. Ma approfondimenti tecnici su quanto costa la rimozione e su dove smaltire il materiale di risulta sono all'ordine del giorno. 

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