Covid in Campania, l'ira di De Luca con il ministro per i Nas: «Io non tarocco i dati»

Covid in Campania, l'ira di De Luca con il ministro per i Nas: «Io non tarocco i dati»
Mercoledì 11 Novembre 2020, 09:04
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Non tanto ieri, quando si sono messe al lavoro le rispettive diplomazie, quanto due giorni fa con i toni al telefono tra il governatore De Luca e il ministro Speranza diventati alti. Da parte del primo, a dir la verità, che non sopporta la spirale comunicativa che si è innescata. Che i dati campani, cioè, siano stati taroccati. Su questo punto, su questo venticello che De Luca considera una calunnia pesante come un macigno, non ci può e non ci vuole passare sopra. E l'invio a Napoli, due giorni fa, di alcuni tecnici del dipartimento prevenzione del ministero accompagnati dai militari del Nas per verificare e acquisire i dati, l'ha vissuto come un affronto personale. Per la serie, è più o meno questo il suo ragionamento, si può mettere la Campania in lockdown e lo sostiene da settimane, ma non si può far passare l'idea che i dati mandati a Roma siano stati artefatti apposta. E, dicono dal ministero della Salute, nessuno negli uffici guidati da Roberto Speranza dubita dei dati campani ma la verifica andava fatta. La relazione degli 007 non è ancora pronta ma dai primi riscontri sembra che non ci sia stata alcun errore o, peggio, omissione da parte di palazzo Santa Lucia nelle cifre spedite a Roma. Incidente, se così si può dire, chiuso già lunedì sera prima che ieri lo scenario ripiombasse ancora sulle solite montagne russe delle nuove zone delle regioni.

L'editoriale del direttore Federico Monga 

«Quattro regioni vanno verso un rischio alto, e nelle quali è opportuno anticipare misure più restrittive», dice ieri, nel punto stampa, il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro riferendosi proprio a Emilia Romagna, Campania, Veneto e Friuli Venezia Giulia entrate in uno «scenario 4», quello più critico, in una fascia di rischio moderato ma con alta probabilità di progressione perché sulla base di 21 indicatori sono state individuate particolari criticità.

Basta questo per far scattare un'altra giornata in cui la Campania viene additata come prossima all'uscita dalla zona gialla. Verso la arancione se non addirittura la rossa. Ma d'altronde basta leggere l'ultimo monitoraggio del Ministero relativo alla settimana dal 26 ottobre al primo novembre per capire come i prossimi giorni non siano rosei. Con le quattro regioni, considerate tutte più o meno sullo stesso piano di rischio, a cui si chiede «data l'elevata trasmissibilità e la probabilità elevata di un imminente passaggio alla classificazione di rischio alto, si raccomanda di considerare di anticipare rapidamente le misure previste per il livello di rischio Alto ed il corrispondente scenario». Senza contare i vari allarmi. «La Campania, anche se è zona gialla, è una bomba a orologeria pronta a esplodere», dice del numero uno della federazione italiana dei medici di medicina generale Silvestro Scotti. «È ora di fermarsi, serve un lockdown totale. Occorre salvare i malati, specie quelli più fragili. Cosa si aspetta? Basta, è una tragedia», dice invece Paolo Monorchio, presidente della Croce Rossa di Napoli che ricorre a una citazione latina: «Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata». Poi ieri sera, con l'ordinanza del ministro Speranza, l'ufficialità che, per ora, si rimane nell'area con restrizioni più blande. Abbastanza affinché si rimetta in circolo la voce che i dati campani siano stati volutamente sballati. 

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Non vorrebbe fare alcun commento il governatore, attendere tranquillo. Poi cambia idea e detta una dichiarazione da diramare alle agenzie per spazzare quella calunnia che continua a girare vorticosamente: «La collocazione di fascia della Campania è già stata decisa ieri (due giorni fa, ndr), a fronte della piena rispondenza dei nostri dati a quanto previsto dai criteri oggettivi fissati dal ministero della Salute. Ho sollecitato io un'operazione trasparenza, pubblica e in tutte le direzioni, per eliminare ogni zona d'ombra, anche fittizia. Dunque - aggiunge - non c'è più nulla da decidere e da attendere». Punto. 

Ma, attenzione, perché le restrizioni sono nell'aria: con i nuovi dati in arrivo in questo fine settimana, dagli uffici di Lungotevere Ripa si fa notare come possano esser firmate le nuove ordinanze. E non è un caso che i governatori di tre delle 4 regioni a rischio, Stefano Bonaccini (Emilia), Massimiliano Fedriga (Friuli) e Luca Zaia (Veneto), abbiano fiutato l'aria e stiano studiando da ieri un'ordinanza comune per evitare di scivolare direttamente dalla fascia gialla a quella arancione o rossa. L'idea è quella di dare l'ok ad una sorta di cuscino e introdurre autonomamente nelle tre regioni misure più restrittive di quelle già in vigore: sulla mobilità e contro gli assembramenti. Mentre De Luca, dopo aver chiuso già le scuole, si appresta a mettere in lockdown il lungomare di Napoli dopo le immagini dell'ultimo fine settimana. 

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