Catello Maresca candidato sindaco di Napoli, la richiesta di aspettativa arriva al Csm

Catello Maresca candidato sindaco di Napoli, la richiesta di aspettativa arriva al Csm
di Leandro Del Gaudio
Domenica 23 Maggio 2021, 11:00 - Ultimo agg. 24 Maggio, 08:33
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Da domani il caso Maresca torna ad impegnare i consiglieri del Csm, anche se da una angolatura completamente differente rispetto alla ormai famosa seduta di gennaio. Da domani la richiesta di aspettativa elettorale di Catello Maresca (sostituto pg a Napoli) sarà calendarizzata dinanzi alla quinta sezione di Palazzo dei Marescialli, che si occupa proprio di pratiche legate alle richieste dei magistrati di collocarsi in aspettativa (per motivi elettorali o familiari). Tutta un'altra storia rispetto al nodo affrontato dinanzi alla prima commissione, che lo scorso gennaio aveva bocciato (dodici voti a nove) la richiesta di aprire una pratica per incompatibilità ambientale, in relazione ai rumors che lo davano come candidato in pectore del centrodestra. Una pratica, quest'ultima, archiviata, rimasta ferma anche di recente (al netto di esposti legati a interventi politici e titoli di giornali, che indicavano negli ultimi due mesi Maresca come candidato del centrodestra). Ma torniamo al nodo da sciogliere più attuale, torniamo alla questione legata alla richiesta di Maresca di collocarsi in aspettativa elettorale per un periodo di sei mesi, in vista delle elezioni che si terranno tra il 15 settembre e il 15 ottobre, per il rinnovo del consiglio comunale di Napoli.

Una pratica sprint, inoltrata da Napoli (dal pg Luigi Riello) al Csm, direttamente alla commissione presieduta dal laico Benedetti (tre anni fa dato in sintonia rispetto al panorama grillino, un mondo che - negli ultimi tempi - è in buoni rapporti con i magistrati progressisti di area, a proposito delle posizioni da assumere in Palazzo dei Marescialli). 

Cosa accadrà a partire da domani? Quali saranno le risposte che verranno fornite alla richiesta di aspettativa elettorale? Difficile immaginare che ci sia un parere negativo, difficile pensare che si risponda picche alla richiesta di un magistrato di partecipare a una competizione elettorale.

Ma è anche vero - riflettono in tanti all'ombra di Palazzo dei Marescialli - che le questioni formali in una procedura tanto delicata non sono mai argomenti secondari. C'è un nodo da sciogliere e riguarda prevalentemente la questione delle date. In linea teorica, non sono stati ancora indicati i giorni a partire dai quali si potrà dare inizio ai comitati elettorali, ma - in calendario per i prossimi mesi - esiste solo una finestra che va tra settembre e ottobre. Questioni formali, che saranno analizzate alla luce dell'istanza inoltrata dal magistrato napoletano al procuratore generale di Napoli e all'organo di autogoverno: chi ha letto la richiesta di aspettativa elettorale conferma che sono state citate tutte le norme che disciplinano questa materia, in modo da sgomberare il campo da possibili intoppi. Una questione che va comunque affrontata in modo uguale e contrario rispetto alla battaglia sulla incompatibilità negli ultimi mesi a carico di Maresca.

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Strana storia, quella al Csm: da un lato (in prima commissione), c'era chi premeva per aprire una pratica sul magistrato candidato senza essersi messo in aspettativa elettorale; dall'altro si discuterà (in quinta commissione) la richiesta del magistrato di appendere per qualche mese la toga al chiodo, per poter esercitare il proprio diritto di cittadino a concorrere per una competizione elettorale. Una sorta di paradosso, che tocca ora alla quinta commissione affrontare e risolvere in tempi rapidi, anche alla luce del particolare calendario del Csm: a partire dal 31 maggio prossimo, infatti, si entra in settimana bianca, con lo stop ai lavori ordinari, quanto basta per spingere laici e togati a chiudere il caso di qui ai prossimi giorni. Ma tecnicismi e procedure a parte, resta sullo sfondo un'altra questione, che - di tanto in tanto - viene tirata in ballo a proposito delle aspirazioni di Maresca: parliamo della possibilità che un magistrato si candidi a sindaco nel collegio dove ha svolto attività requirente. Si tratta di una questione che non è disciplinata da una norma precisa (esiste un progetto di legge che punta a porre dei paletti, ma che tarda ad essere affrontato in sede parlamentare), come emerge anche da esperienze simili: l'ultimo precedente riguarda la candidatura in quota Pd di Michele Emiliano, che da pm della Dda di Bari si candidò a sindaco della sua città (oggi Emiliano governa la Regione Puglia). Una questione - ripetiamo - che nulla ha a che vedere con la pratica del sostituto pg Maresca che da domani impegnerà il lavoro dei consiglieri in quinta commissione. 

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