Comunali a Napoli, Pd e M5S cercano un altro candidato: il patto di Posillipo è in crisi

Comunali a Napoli, Pd e M5S cercano un altro candidato: il patto di Posillipo è in crisi
di Luigi Roano
Sabato 22 Maggio 2021, 10:00
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Le cose stanno così: il patto tra Pd e M5S sigillato davanti a un aperitivo in un bar di Posillipo non è proprio da ricostruire, ma certo senza un candidato sindaco unitario rischia di sciogliersi come neve al sole nel giro di pochissimi giorni. E la ritirata quasi definitiva di Gaetano Manfredi in quota Pd poche ore dopo il «patto» è un segnale da non sottovalutare perché è un fatto politico. Così nel campo del Pd la resa dei conti su chi effettivamente ha indebolito la posizione di Manfredi, oltre le sue incertezze caratteriali, prende quota. In quello dei grillini invece ringalluzzisce le ambizioni di big del Movimento a iniziare dal presidente della Camera Roberto Fico, ma non solo. Dem comunque in stand by - una condizione che non si possono permettere - così in questo contesto fanno sapere che per loro l'ex rettore «almeno fino all'inizio della prossima settimana» è ancora papabile alla candidatura a sindaco di Napoli, lo danno fifty fifty, 50 e 50, percentuale bassina c'è molta strategia in questa affermazione. Perché la realtà è che il cantiere per trovare il nuovo candidato è aperto. Senza considerare che questo tira e molla sulle condizioni per scendere in campo non è una iniezione di entusiasmo per un elettorato di per sé già sfiduciato verso la classe politica. Se a questo si aggiunge che nel centrosinistra ci sono già tre candidati, Antonio Bassolino, Alessandra Clemente e Sergio D'Angelo, per i dem non c'è da essere felici e l'unica cosa da fare per non perdere terreno è darsi una mossa. Perché Manfredi dovrebbe cambiare idea? Perché il Pd a livello romano starebbe mettendo in campo una iniziativa legislativa per salvare Napoli che presenterà appunto tra qualche giorno. Non solo per recuperare Manfredi, ma soprattutto per la città che sta messa male e questo è bene sottolinearlo. Chiunque sarà il candidato va aiutato a governare - questo il ragionamento - e non a fare il commissario liquidatore. Intanto, la quasi rinuncia di Manfredi scontenta tutto il Pd: sia l'ala deluchiana che ci aveva scommesso sia quella metropolitana guidata dal segretario Marco Sarracino. Un candidato grillino farebbe scappare altrove, probabilmente da Catello Maresca, il candidato del centrodestra, buona parte delle truppe moderate. Stanno davvero così le cose? Secondo fonti dem bene accreditate a Manfredi non sarebbe piaciuto l'atteggiamento di due big come Mario Casillo e Lello Topo. Nessuno dei due ha mai manifestato entusiasmo per la discesa in campo dell'ex rettore, vecchie ruggini e calcolo politico non hanno fatto scattare la scintilla giusta. Perché quando si parla di sindaco di Napoli non si tratta solo del primo cittadino della capitale del sud, ma anche del soggetto istituzionale e politico che guiderà la Città metropolitana, la ex Provincia, oltre 90 comuni. Ente che non ha problemi finanziari e che amministra la bellezza di oltre tre milioni di cittadini. Sono anche voti e chi di mestiere fa il politico è sempre sensibile a questo argomento. Ecco, su come amministrare la Città metropolitana ci sarebbero stati più problemi per trovare l'accordo di quanti ce ne sarebbero stati per trovare la quadratura a Palazzo San Giacomo. E poi Casillo e Topo a Manfredi - secondo la vulgata dei dem - preferiscono Enzo Amendola, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nella sostanza un politico a tempo pieno e non un tecnico di area prestato alla politica come l'ex rettore. Nell'attesa di sciogliere questo nodo Sarracino continua a tessere la tela dell'alleanza e ieri ha incontrato Francesco Dinacci di Articolo 1: «La sintonia politica tra le nostre forze è totale, Articolo Uno assieme al M5S e alle forze che con noi hanno vinto le elezioni regionali è una forza leale e preziosa» dicono all'unisono. Grandi manovre anche nel M5S che non possono restare a guardare cosa decide il Pd.

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Sono in movimento i pentastellati, anche se fanno finta che non sia così. A Napoli in particolare gli attivisti, una buona parte, non vogliono l'alleanza con il Pd e c'è il rischio di una scissione. Molti scommettono sul fatto che alla fine anche a Napoli andrà a finire come a Roma e in altre città dove al primo turno ciascuno andrà per sé. E non solo Fico ambisce alla corsa verso Palazzo San Giacomo. Ieri per esempio a pranzo in un notissimo ristorante sul lungomare sono stati avvistati due vecchi amici: Andrea Losco e l'ex ministro dello Sport, il pentastellato Vincenzo Spadafora.

Due che assieme anni fa furono protagonisti del ribaltone alla Regione figurarsi se in una simile situazione a Napoli non saprebbero costruire la strada gusta per portare Spadafora al Comune. Tuttavia a domanda precisa in una intervista a Il Mattino esattamente una settimana fa così rispose: «Amministrare la città di Napoli è una sfida avvincente per chiunque faccia politica. Quindi, lo sarebbe anche per me. Ma ho ripreso da poco il mio impegno parlamentare dopo tre anni di governo e intendo portarlo a termine fino all'ultimo giorno». Questo sette giorni fa, sembrano pochi ma è come se fosse passata un'era geologica. E Pd e M5S sono rimasti senza un candidato unitario. 

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