Alla fine, la tregua tra i deluchiani e il Pd è durata giusto il tempo di presentare il candidato del centrosinistra e del M5S Gaetano Manfredi, poi lo scontro è tornato a essere feroce. La miccia è stata la timida apertura di Marco Sarracino - il segretario metropolitano del Pd - alla sinistra anche quella più radicale fino ad arrivare ai centri sociali. Con il beneplacito, si intende, di Manfredi. Non una novità, da prima che si firmasse il «preambolo politico» con la sinistra che ha governato Napoli anche con Insurgencia, la posizione era molto nota. Cosa significa? Il fumo denso che sta sollevando questa polemica nasconde la vera partita che si sta giocando: quella delle liste. I deluchiani ne vogliono piazzare almeno due: «Napoli libera» che fa il verso a «Campania libera» che l’anno scorso trascinò alla vittoria il governatore, e un’altra a trazione centrista per dare respiro alla variegata coalizione regionale. Il Pd e Sarracino invece temono l’effetto del 2020 quando i deluchiani si sono succhiati i consensi dei democratici dimezzando la rappresentanza del partito in Consiglio regionale.
Fatto sta che Fulvio Bonavitacola, il vice di De Luca, ha subito bocciato Sarracino: «Noi mai con gli squadristi, dissentiamo dalla posizione del segretario» le sue dure parole. Le stesse utilizzate dal vicesegretario regionale dei giovani dem della sezione di Salerno Marco Mazzeo che è anche assistente parlamentare di Piero De Luca, il figlio del governatore: «Nessuno spazio per lo squadrismo di ieri e di oggi. Condivido la posizione di Bonavitacola». L’ira dei deluchiani è riferita a un episodio - da stigmatizzare con tutta la forza possibile - il lancio di sacchetti della spazzatura contro lo stesso De Luca. Colpevole - secondo i centri sociali - di non dare risposte sulle tematiche ambientali a iniziare dalla Terra dei Fuochi.
Tuttavia in politica tutto è molto mutevole, in campo c’è un altro attore vicino al mondo dei centri sociali ed è Sergio D’Angelo, candidato a sindaco anche lui nel campo del centrosinistra e magari potrebbe essere questa la nuova casa politica di Insurgencia. Che ha lasciato il sindaco Luigi de Magistris già da qualche mese in disaccordo con la candidatura di Alessandra Clemente. In questo clima Manfredi ha già chiarito in più sedi di essere «autonomo dai partiti e che sulla coalizione decide lui». Ma va ricordato che nel 2018 da rettore della Federico II di fronte all’occupazione della mensa di via Mezzocannone dei centri sociali - locali di proprietà della Regione - disse: «Serve dialogo, i giovani dei centri sociali non vanno criminalizzati ma vanno sempre rispettati i principi della convivenza democratica».
Certo è che ieri Sarracino, assieme al presidente del partito Paolo Mancuso, ha incontrato Manfredi per fare il punto della situazione e quello che è venuto fuori è che il Pd «appoggia la posizione dell’ex rettore di essere autonomo e che sulla coalizione è lui a dire l’ultima parola». Con il Pd «che si farà la sua lista in autonomia» perché punta a diventare il primo partito della città. «La sintonia - fanno sapere dalla segreteria metropolitana del partito - è totale» e a luglio alla festa dell’Unità verrà Enrico Letta a tagliare il nastro di una campagna elettorale già molto calda e che a quell’epoca sarà già abbastanza avanti. Il Pd - nella sostanza - corre ai ripari e avverte: non ci faremo schiacciare - il ragionamento - la nostra lista sarà forte e sarà molto identitaria. E fa filtrare che «invece di preoccuparsi dei centri sociali il governatore farebbe bene a spiegare come mai ci sono così tanti cosentiniani tra le sue fila». La sensazione è che sia solo l’inizio dello scontro, atteso che i moderati che dovrebbero scalare Palazzo San Giacomo dopo averlo fatto già alla Regione, da Enzo Varriale ad altri, stanno tirando per la giacca l’ex ministro: «No centri sociali - dice Varriale - siamo convinti che anche Manfredi la pensi come noi».
Insurgencia naturalmente non ci sta e respinge con forze le accuse di squadrismo. In molti come Rosario Andreozzi ex capogruppo di demA e l’ex assessora Eleonora De Majo sono stati eletti dal popolo e con molte preferenze: «Ho letto con sconcerto - si legge in una nota di Andreozzi - le parole di Bonavitacola.