«Non c'è colpa», la Corte dei Conti scagiona Carfora, ex sindaco di Casoria.

«Non c'è colpa», la Corte dei Conti scagiona Carfora, ex sindaco di Casoria.
di Domenico Maglione
Martedì 29 Maggio 2018, 14:54
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CASORIA - Era accusato di aver conferito incarichi dirigenziali con contratto a tempo determinato a professionisti esterni in violazione della normativa vigente. Per l’ex sindaco Vincenzo Carfora la Procura regionale della Corte dei Conti aveva chiesto il pagamento di una penale di 700mila euro a favore del Comune. Ma la Sezione giurisdizionale presso la medesima Corte di Napoli ha rigettato la domanda di condanna, formulata oltre che per l’ex primo cittadino anche per l’ex segretario comunale Giuseppe Ferrara per il quale era stato chiesto un versamento di 380.385,45 euro.

Secondo la Procura, il comune di Casoria, nel corso dell’anno 2011 e di quelli a seguire, in presenza di un chiaro quadro normativo, pur non potendo conferire più di un solo incarico dirigenziale a tempo determinato, ha ricoperto otto dei dieci settori cui è prevista la preposizione di un dirigente con contratti a tempo determinato, prorogati e rinnovati nel corso degli anni successivi. Gran parte degli stessi, inoltre, furono assegnati per lungo tempo a professionisti esterni all’ente, pur sussistendo dipendenti di ruolo dell’ente medesimo, appartenenti alla categoria professionale D, in possesso delle necessarie professionalità. L’illegittimo conferimento – prima dell’inchiesta della Guardia di Finanza - era stato contestato al sindaco e agli amministratori comunali dai revisori dei conti, da nove consiglieri comunali di minoranza e fu anche oggetto di una interrogazione scritta alla Camera dei deputati da parte dell’on. Pina Castiello.

Gli avvocati difensori di Carfora (Antonio Parisi e Luigi Cerbone) hanno evidenziato però “l’assenza di qualsivoglia condotta gravemente colposa e/o negligente. La proroga degli incarichi dirigenziali avvenne per impedire l’interruzione delle attività essenziali ed in attesa dell’espletamento delle selezioni pubbliche da bandirsi per la legittima copertura dei posti”. Una tesi difensiva accolta dalla Sezione di magistrati presieduta da Michael Sciascia (Romeo Ermenegildo Palma, consigliere relatore; Cosmo Sciancalepore, I referendario).  
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