De Luca, nuova polemica sui fondi al San Carlo: «Sindaco-presidente fondazione è anomalia finanziaria»

De Luca, nuova polemica sui fondi al San Carlo: «Sindaco-presidente fondazione è anomalia finanziaria»
Giovedì 19 Maggio 2022, 12:32 - Ultimo agg. 16:32
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Ancora polemiche sui fondi al San Carlo, ma anche una presa di posizione netta contro la dispersione scolastica e un attacco al centrodestra sul rilancio del Mezzogiorno. «Mi pare di rilevare un eccesso di propagandismo, di demagogia criptopartitica. Sono più iniziative di marchio Forza Italia che istituzionali, ma mi posso anche sbagliare», ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, rispondendo a una domanda sulla sua assenza nella giornata dei governatori al «Forum verso Sud» che si è svolto sabato a Sorrento, organizzato dal ministro Mara Carfagna e con la presenza di altri membri del governo e dei governatori del Mezzogiorno. «Vedo anche - ha spiegato De Luca - che è in programma un'altra iniziativa la prossima settimana nella nobile città di Salerno, nella quale vengono convocati tutti i sindaci per un pre-tavolo per discutere. Visto che i pretavoli dal punto di vista istituzionale non esistono mi pare che vada accentuandosi questo carattere criptopolitico anzi criptopartitico. Se è così non va bene o per lo meno non mi interessa, ho da fare cose serie e tempo da perdere non ne ho».

Poi, De Luca ha commentato oggi l'ipotesi emersa ieri nella riunione in Prefettura a Napoli di togliere il reddito di cittadinanza a genitori che non mandano i figli a scuola. «Sinceramente - ha detto - non ci ho pensato. Ma è una delle cose da valutare, credo ci debbano essere anche decisioni sul piano penale perché non mandare a scuola i figli è un reato. Quindi penso non solo provvedimenti amministrativi che possono essere utili ma anche penali. Chi non manda a scuola i figli compie un reato e dev'essere perseguito anche sul piano penale».

Sulla violenza dei minorenni: «Dobbiamo fare un discorso di verità - ha detto - e non dobbiamo farci male con le nostre mani. Gli episodi di microdelinquenza ci sono in tutte le grandi aree urbane, ci può essere un eccesso in una città o in un'altra ma è un problema che riguarda tutte le aree urbane, visto che ci sono fenomeni di microdelinquenza in tante città del Nord. Detto questo, c'è un problema e una grande preoccupazione nell'opinione pubblica quindi bisogna mettere in campo sia le iniziative di contorno cioè formative, ed è quello che stiamo facendo da anni con il progetto Scuola Viva, sia interventi repressivi, perché poi per i cittadini normali conta la vita di oggi non la rigenerazione delle società. Un padre di famiglia vuole stare tranquillo oggi questo è un tema che dev'essere affrontato in maniera conseguente dalle forze dell'ordine e dal mio punto di vista occorre mettere in campo anche interventi repressivi senza alcun imbarazzo».

Non ultima, la questione San Carlo. «Siamo orgogliosi di questo contributo dato al Teatro, siamo stati l'istituzione che da sempre ha sostenuto, sostiene e sosterrà il San Carlo. Ci auguriamo che tutte le istituzioni facciano la propria parte. Io mi indigno se apprendo dopo tre anni che il contributo del Comune di Napoli era una truffa, perché non c'era neanche un euro», ha affermato De Luca, che ha aggiunto: «Sarebbe bene che anche la società civile e il mondo dell'informazione di Napoli si svegliassero di fronte a fatti che sono dal mio punto di vista scandalosi. Il Comune di Napoli ha detto che dava per due anni 600mila euro al San Carlo, e nel bilancio questi soldi non c'erano. Dobbiamo riportare la situazione a una condizione di razionalità e di normalità. Il San Carlo è un patrimonio dell'Europa, non di Napoli». 

«In Italia c'è una legge abbastanza bizzarra, per un verso motivata e per un altro innaturale, che prevede che il presidente della Fondazione teatrale sia il sindaco del Comune capoluogo. È una legge in vigore da decenni che ha una sua motivazione, è evidente che il legame principale del teatro è con la città che lo ospita, ma che negli anni si è tradotta in un'anomalia dal punto di vista finanziario» ha proseguito De Luca. «Negli anni passati - ha ricordato De Luca - la Regione Campania pagava al San Carlo il triplo di quanto la Regione Lombardia versa alla Scala di Milano. Questa è una cosa che in natura non può esistere. In tutta la realtà italiana il comune capoluogo finanzia di più della Regione, che ha una funzione di supporto ma non principale. A Napoli per decenni ha prevalso una linea innaturale: c'è chi paga e chi decide, e questo nel mondo degli umani non può esistere. Ci rendiamo conto che negli anni passati abbiamo avuto il Comune di Napoli disastrato e che la scelta era far morire il San Carlo o caricarci di oneri ulteriori. Non ci abbiamo pensato neanche trenta secondi e come detto abbiamo sostenuto, sosteniamo e sosterremo il Teatro San Carlo, anche da soli se sarà necessario». 

De Luca ha detto di averne parlato con il nuovo sindaco di Napoli Gaetano Manfredi: «Gli ho spiegato che dobbiamo muoverci in direzione di un riequilibrio, anche perché il Comune ha avuto un sostegno importante dal Governo nazionale e mi pare ragionevole trovare un riequilibrio. Niente di più, ma anche niente di meno». 

«Quando sono stato alla Scala di Milano per 10 anni lo Stato italiano faceva una contribuzione di 35 milioni, la città di Milano 2 milioni. Però il sindaco di Milano era il presidente della Fondazione. È una legge italiana che lo prevede, non c'entra niente con chi dà più o meno. È una legge che si applica» ha poi affermato Stephane Lissner, che dal 2019 è il sovrintendente e direttore del Teatro di San Carlo di Napoli, replicando alle parole del governatore della Campania sull'enorme spesa della Regione in un Teatro in cui comanda il sindaco di Napoli. Lissner, a margine della conferenza stampa di presentazione del progetto di «On», la tv del San Carlo a breve in funzione, ha sottolineato ancora: «Oggi mi hanno fatto molto piacere le dichiarazioni che ha fatto il presidente De Luca sulla qualità di questo progetto. Sono venuto per l'invito del presidente per presentare questa piattaforma, questo progetto digitale che lui ha finanziato dall'inizio e che non è poco, perché è un costo molto importante. Sono venuto qui su suo invito per presentare una piattaforma. Ho sentito delle parole molto positive sul progetto, per me basta». 

De Luca ha presentato il progetto «On - Il teatro delle culture», la nuova piattaforma per i contenuti on demand, assieme al sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli Stéphane Lissner, rispondendo a una domanda sulle critiche che lo stesso governatore ha di recente espresso in merito allo stipendio del direttore generale della Fondazione Teatro San Carlo, Emmanuela Spedaliere. A chi gli ha chiesto se fosse una critica da muovere anche ad altri enti, come sindaco e assessori del Comune di Napoli, De Luca ha risposto ironico: «Vale per tutti. L'unico che dovrebbe aumentarsi lo stipendio è il presidente della Regione per la verità, ma nessuno ci pensa perché siamo in un mondo di malviventi».  Nel merito della questione, ha precisato: «Non ho nulla da aggiungere, ho detto che dissento che si aumentino gli stipendi nel momento in cui abbiamo una crisi drammatica nel Paese. Abbiamo gente che non riesce ad arrivare a fine mese e mi pare una cosa sgradevole, sbagliata e inaccettabile dal mio punto di vista. La Regione ha espresso questa posizione, le altre istituzioni presenti nel cda non hanno espresso questa posizione, ognuno si presenta con il suo volto».

«In Italia c'è una legge abbastanza bizzarra, per un verso motivata e per un altro innaturale, che prevede che il presidente della Fondazione teatrale sia il sindaco del Comune capoluogo. È una legge in vigore da decenni che ha una sua motivazione, è evidente che il legame principale del teatro è con la città che lo ospita, ma che negli anni si è tradotta in un'anomalia dal punto di vista finanziario», ha aggiunto il presidente della Regione Campania a proposito degli equilibri del Massimo napoletano. «Quando sono stato alla Scala di Milano per 10 anni - ha ricordato Lissner - lo Stato italiano dava un contributo di 35 milioni, la città di Milano 2 milioni, però il sindaco di Milano era il presidente della Fondazione. Quindi è una legge italiana, non c'entra niente con chi dà più o meno, è una legge che si applica».

«Quando sono stato alla Scala di Milano per 10 anni - ha ricordato Lissner - lo Stato italiano dava un contributo di 35 milioni, la città di Milano 2 milioni, però il sindaco di Milano era il presidente della Fondazione. Quindi è una legge italiana, non c'entra niente con chi dà più o meno, è una legge che si applica».

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