Debito, Napoli è salva. Baretta: «Non è assistenzialismo, faremo la nostra parte»

Debito, Napoli è salva. Baretta: «Non è assistenzialismo, faremo la nostra parte»
di Nando Santonastaso
Sabato 18 Dicembre 2021, 10:16 - Ultimo agg. 17:27
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Assessore Baretta, l'emendamento del governo alla legge di Bilancio 2022 per salvare Napoli e altre tre Città metropolitane in difficoltà finanziaria può essere considerato una svolta a tutti gli effetti?
«Assolutamente sì - risponde Pier Paolo Baretta, assessore al Bilancio del Comune di Napoli - Intanto l'emendamento è il frutto di un lavoro condotto in questi due mesi con un grande impegno e la collaborazione di tutti gli attori coinvolti. Ci permetterà di affrontare il drammatico problema del nostro debito con maggiore serenità e ottimismo sapendo però che, pur essendo previsto un ampio contributo a fondo perduto per il Comune, distribuito oltre tutto su un congruo lasso di tempo, 20 anni, toccherà comunque a noi fare la nostra parte. Per questo non si può parlare di un accordo di tipo assistenziale».

Era l'unica strada percorribile o è quella su cui si è trovata la più ampia convergenza?
«Tutte le altre strade davano una convenienza immediata per cui Napoli sarebbe stata risanata ma poi lasciata al suo destino.

Con il rischio di ritrovarsi dopo, cioè, con le stesse problematiche di oggi. L'accordo pluriennale disegna il percorso di risanamento che dobbiamo seguire e che, ribadisco, ci impegna direttamente per le nostre competenze. Ovvero migliorare l'offerta dei servizi, la gestione della riscossione dei tributi e delle imposte comunali in chiave anti-evasione, e dobbiamo affrontare il problema del patrimonio da valorizzare. È vero, sono tutti impegni che avremo comunque dovuto affrontare ma il contributo che lo Stato ci garantisce ci permetterà di farlo senza le incognite di una emergenza finanziaria irrisolta».

I 1.300 milioni assicurati dallo Stato arriveranno attraverso le risorse nazionali della Politica di coesione?
«No, sono soldi del Bilancio complessivo dello Stato e saranno disponibili da marzo 2022, almeno relativamente ai primi 350 milioni stanziati per il prossimo anno per Napoli sul totale dei 750 previsti per le quattro Città metropolitane per quell'anno. Ci attendono dunque due mesi di importante lavoro per farci trovare pronti mettendo nero su bianco le misure che dovremo adottare per quanto, ripeto, di nostra competenza».

Il segnale politico non si limita solo a Napoli: vuol dire che la svolta interesserà anche i tanti, troppi piccoli Comuni che vivono in condizioni finanziarie di assoluta precarietà, soprattutto nel Mezzogiorno?
«È proprio così. La vera novità dal punto di vista politico è questa. Nel senso che è cambiato l'approccio alle questioni del debito degli enti locali: anche grazie al clima nuovo che si è creato in città con le elezioni amministrative si è riusciti a dialogare in modo assai concreto con il governo e a favorire una svolta di questo tipo. Ovvero, finisce la stagione del io ti do i soldi e poi tu ti arrangi o prestazioni senza contropartita. Si è costruito un Patto innovativo tra i Comuni e il governo che dovrà essere rispettato con lo stesso impegno e che obbliga tutti i contraenti a procedere in quella direzione. Non è un caso che dopo l'approvazione della legge di Bilancio, questo accordo sarà solennizzato dalla firma a Palazzo Chigi del presidente del Consiglio Draghi e del sindaco Manfredi. Ma sono convinto che l'accordo raggiunto per Napoli e altre tre Città metropolitane potrà diventare il punto di riferimento per affrontare in modo risolutivo il problema del debito di tutti gli enti locali in difficoltà».

Si è trattato evidentemente di un lavoro di squadra con un ottimo epilogo: ma quanto ha inciso direttamente il premier?
La verità, vista da uno che è arrivato all'improvviso qui in città, è che la spinta decisiva è venuta da Napoli. La città aveva voglia di cambiare e tutti gli attori l'hanno percepito in maniera inequivocabile. Non a caso abbiamo trovato subito molta disponibilità da parte del governo e dei partiti, e non mi riferisco solo a quelli dell'attuale maggioranza. Certo, e noi abbiamo subito accolto questo orientamento del governo, era giusto considerare anche le altre città alle prese con questo problema. C'era la consapevolezza che su Napoli era comunque partita la solidarietà generale che ha portato poi all'accordo di ieri. Draghi ma come lui anche il ministro dell'Economia Franco hanno mostrato dall'inizio di cogliere il senso e il peso del cambiamento iniziato qui. Un vento nuovo che doveva essere sostenuto da misure in grado di far ripartire la città».

Di questo lavoro sono in molti a dire che il merito principale è proprio suo, assessore Baretta
«È stato un lavoro di squadra, come ha detto lei. E alla fine conta solo il risultato».

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