L'assessore De Majo lascia: «Il Comune di Napoli trasformato in un comitato elettorale»

L'assessore De Majo lascia: «Il Comune di Napoli trasformato in un comitato elettorale»
di Luigi Roano
Mercoledì 10 Marzo 2021, 15:33 - Ultimo agg. 17:42
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Allora dottoressa De Majo, in un tempo politico in cui tutti danno la caccia alle poltrone lei si dimette e lascia quella da assessore alla cultura della terza città d'Italia: che scelta è la sua?
«La coerenza non ha prezzo. La mia è stata una scelta ragionata, dettata da una evidente distanza politica maturata in questi mesi con il percorso politico intrapreso dal Sindaco, ma non nascondo che è stata anche una scelta sofferta perché avrei voluto poter accompagnare la città verso la ripartenza, verso la riapertura in sicurezza dei luoghi della cultura così attesa da un comparto in grande sofferenza, verso il ritorno dei turisti italiani e stranieri per le strade di Napoli. Mi lasci dire che la città è stata quella che ha avuto più eventi culturali dopo il primo lockdown e la pandemia nell'intero Paese, un riconoscimento a cui tengo molto».

Quanto ha pesato la poca vicinanza del sindaco e della giunta sulla vicenda dell'inchiesta in cui è coinvolta sulla sua decisione?
«Ha pesato sicuramente.

La scelta di aprire la commissione ad una rappresentanza del tifo popolare è stata da subito condivisa con il sindaco ed è per altro una scelta che ritengo coerente con tanti degli organismi consultivi che in questi anni sono nati a palazzo San Giacomo, che hanno avuto il pregio di aprirsi a tutta la città. La scommessa della commissione era quella di dimostrare che pezzi di città apparentemente lontani possono lavorare insieme per il bene comune, senza alcun interesse»

Cosa si sente di rispondere al sindaco de Magistris che sostanzialmente ha detto che lei è una ingrata?
«Rispondo che gli sono invece molto grata per avermi dato l'opportunità di ricoprire un ruolo così prestigioso durante questo anno e mezzo. Sbaglia il sindaco a confondere la rivendicazione di autonomia rispetto a scelte e modalità che non si condividono più con la mancanza di riconoscenza. Sorprende soprattutto che lo faccia chi ha fatto del non sono in vendita uno dei mantra della sua storia politica».

Dovesse scegliere un momento in cui ha sentito che il progetto di de Magistris non era più suo, quale sceglierebbe? La Clemente a candidata sindaco o il malessere viene da ancora più lontano?
«Di certo la scelta non condivisa, calata dall'alto, su un tema così importante per il destino della città, come quella del candidato sindaco che avrebbe dovuto raccogliere l'eredità di questo decennio, ha segnato una differenza profonda di visione e di prospettive. Devo dire però che a mio avviso alcuni errori sono stati fatti anche prima. Penso ad esempio alla scelta del sindaco di non esserci alle europee del 2019, sulla quale mi ero impegnata in prima persona, contribuendo a tessere relazioni con tanti esponenti autorevoli delle sinistre radicali europee - da Ada Colau a Varoufakis - con cui si poteva costruire un progetto politico innovativo e radicale, che avrebbe dato alla nostra città finalmente un respiro internazionale, ponendola al centro del dibattito europeo. Un'occasione persa».

Non solo lei, ma anche per esempio la consigliere de Gregorio, ponete il problema della condivisione delle scelte che de Magistris non avrebbe mai effettivamente praticato
«Se l'insofferenza è generalizzata evidentemente il problema esiste ed ignorarlo, o ascriverlo sempre a motivazioni individuali, non credo aiuti a risolverlo».

Napoli è una città abbandonata a se stessa. Lo ha ribadito anche lei nella lettera di dimissioni. La sua uscita di scena dovrebbe avere come conseguenza politica quella di staccare la spina per mandare a casa un sindaco con la testa già in Calabria non crede?
«Il mio augurio in realtà è che la mia autocritica e la mia scelta possano contribuire ad un'inversione di rotta. Palazzo San Giacomo, in un momento così drammatico di crisi sociale ed economica oltre che sanitaria, non può essere trasformato in un comitato elettorale. Le elezioni ci saranno ed ognuno con le proprie forze legittimamente correrà, ma fino ad allora chi governa la città deve essere concentrato sull'interesse collettivo e non essere costantemente distratto da rese dei conti che appaiono sempre più senza senso e una ricerca spasmodica del consenso elettorale».

I movimenti la stessa Insurgenciaa non sono più un tabù politico. Il futuro potrebbe essere l'approdo in un centrosinistra allargato al M5S?
«Prima del perimetro della coalizione vengono le idee, il programma e alcuni necessari paletti etici. Bisogna guardare agli interessi generali della città, come questo momento di grave crisi, e tutelate innanzitutto le fragilità, senza pregiudizi vanno valutate le ipotesi in campo. Certo che proposte autorevoli come quelle che leggiamo in questi giorni, massime cariche dello Stato, con cui abbiamo condiviso lotte e battaglie come quella per l'acqua pubblica o per contrastare i disastri ambientali, così come lo spessore di talune proposte civiche, possono aiutare il dialogo. Anzi io credo che l'inversione di tendenza che individua figure così prestigiose, andava rivendicato come una conquista di questi dieci anni, con i quali abbiamo imposto un salto di qualità al dibattito pubblico. Se invece il dibattito torna ad essere l'asfittico confronto tra segreterie e ceto politico allora bisognerà lavorare alla costruzione di una alternativa credibile e non minoritaria.

La scelta del sindaco di candidarsi in Calabria, dopo avere disertato tornate elettorali che avrebbero dato un senso politico compiuto a questi 10 anni come la sfida a De Luca qui in Campania, l'ha condivisa?
«Condivido la scelta della candidatura in Calabria. Uno schema molto simile a quello delle amministrative del 2011 e del 2016, che vede il coinvolgimento attivo di realtà civiche, esperienza di movimento, sindacati, associazioni. Mi auguro però che il Sindaco non commetta lì gli stessi errori che sta commettendo a Napoli, ma che questo coinvolgimento si traduca in una partecipazione attiva nelle decisioni, nei ragionamenti e nella costruzione di strategie per il futuro».

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