Elezioni 2022, Manfredi verso il disimpegno per salvare il campo largo e difendere il patto per Napoli

Elezioni 2022, Manfredi verso il disimpegno per salvare il campo largo e difendere il patto per Napoli
di Valerio Esca
Mercoledì 24 Agosto 2022, 08:03 - Ultimo agg. 14:29
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Dai proclami roboanti al silenzio delle ultime settimane. Un sunto di come il Pd abbia prima chiesto un impegno diretto al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi (che ha dovuto addirittura smentire una sua ipotetica candidatura), e poi se ne sia dimenticato. Cedendo alle solite logiche correntizie nella composizione delle liste.

Un mancato coinvolgimento che avrebbe «infastidito e scontentato» l'ex rettore, raccontano da ambienti a lui vicini. Emblematiche le parole pronunciate da Enrico Letta appena un mese fa, quando in occasione della commemorazione di Epifani a Napoli disse: «È bello sapere che c'è un leader nazionale alla guida della città». Così come il commissario regionale Francesco Boccia, che ha più volte chiesto a Manfredi supporto per portare a casa la vittoria alle prossime elezioni.

E invece a distanza di poche settimane, e in visita del risiko elettorale, nessuno dei vertici del partito si è preoccupato di affacciarsi dalle parti di Palazzo San Giacomo. Come invece è accaduto con il governatore De Luca. 

L'ex ministro aveva posto delle condizioni ai dem e al centrosinistra invocando figure radicate sul territorio, in connessione con la società civile e che si rendesse prioritario un tema su tutti: il Sud. Richieste inascoltate.

La domanda che tutti si pongono è: cosa farà il sindaco fino al 25 settembre? Da quanto trapela da Palazzo San Giacomo pare che «la volontà sia quella di mantenersi neutrale in questa campagna elettorale», evitando di sponsorizzare uno dei tanti partiti che lo sostengono, ma è ovvio che seppur senza l'elmetto sia in campo per scongiurare una vittoria delle destre. Motivo per il quale ha chiesto informalmente ai componenti della sua giunta di evitare candidature, pur rispettando l'autonomia dei singoli, che potessero minare il governo della città. Manfredi ha più volte invitato dem e Cinque Stelle a mantenere aperta la linea del dialogo, temendo che un effetto domino di scelte nazionali potesse «scassare» la sua maggioranza allargata. Una squadra, quella che un anno fa lo ha portato alla vittoria, che tiene dentro tutti (Pd, M5S, Di Maio, Italia viva), ma che alle politiche si presenta frammentata. 

A Napoli si sfidano due dei tre protagonisti che hanno sottoscritto il Patto per Napoli poco più di un anno fa: Roberto Speranza e Giuseppe Conte, capilista al proporzionale della Camera a Napoli città, uno per il Pd, l'altro per i grillini. Senza dimenticare le sfide dell'uninominale nel collegio Napoli-Fuorigrotta, affollato da figure istituzionali con le quali l'ex rettore vanta un ottimo rapporto: il ministro del Sud Mara Carfagna (Azione), il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, l'ex ministro dell'Ambiente Sergio Costa. Schierarsi significherebbe muoversi come un elefante in una cristalliera. 

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L'esperienza dell'ex rettore è legata a doppio filo alla tenuta del Patto per Napoli. Chi conosce bene Manfredi pone due quesiti: «Dopo le elezioni chi degli eletti a Napoli si preoccuperà di difendere e tutelare il Patto per Napoli? Chi farà gli interessi del Sud?». La priorità assoluta del primo cittadino, che oggi parteciperà al meeting di «Comunione e liberazione» a Rimini, è salvaguardare il Patto, senza il quale il Comune non riuscirebbe a sopravvivere. Manfredi in queste settimane dovrà incassare la garanzia che il Patto sottoscritto nel maggio 2021 non venga messo in discussione. L'ex rettore ha rimarcato in tempi non sospetti: «Credo che qualsiasi Governo abbia l'unico interesse di supportare e aiutare i cittadini e aiutare soprattutto il Mezzogiorno ed è quello che io chiederò». 

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