Prima la commemorazione dei poveri morti di Cutro. Poi parla per quasi due ore in Consiglio comunale il sindaco Gaetano Manfredi per spiegare cosa ha fatto e cosa non è riuscito a fare ancora - e chiede collaborazione alla città - l'amministrazione in questi primi 15 mesi di governo di Napoli. Con la maggioranza che lo sostiene con fermezza, ma che ribadisce un concetto ben chiaro allo stesso Manfredi. «Molte cose sono state fatte se consideriamo che abbiamo ereditato un debito da 5 miliardi. Lavorare come ha detto il Sindaco nella programmazione, ma allo stesso tempo migliorare ordinario e quotidiano e per fare questo, riorganizzare, ordinare, ammodernare le aziende partecipate, che sono quelle che servono a migliorare i servizi quotidiani, trasporto, spazzatura, manutenzione» dice Gennaro Acampora capogruppo del Pd. Con Nino Simeone che ripercorre la stessa strada: «Va benissimo programmare e aprire cantieri anche per il futuro ma ora i cittadini vogliono percepire il cambiamento e vogliono una normalità quotidiana, e mi pare che le Municipalità in questo senso vadano riorganizzate perché non producono risultati ma solo costi».
Ma prima di queste repliche il sindaco nell'elencare le cose buone portate a casa è partito dal Patto per Napoli «senza il quale non staremmo qui a parlare di cantieri che si aprono nè di treni della metro che si collaudano perché il Comune sarebbe fallito. Un Patto innovativo perché noi dobbiamo restituire allo Stato migliori servizi per i cittadini. Dobbiamo migliorare la riscossione e a maggio partirà Municipia che ha vinto la gara per la riscossione coatta, perché a Napoli c'è il problema di chi non può pagare ma anche quello di chi non vuole pagare.
Forza Italia non ci sta e tocca a Salvatore Guangi a nome di tutto il gruppo dire che «dal racconto di Napoli fatto dal sindaco sembra che viviamo a Oslo». Forza poi affonda il colpo: «Dopo 14 mesi non vedo un cambiamento radicale, quel cambio di passo che lo stesso sindaco aveva auspicato nel momento in cui si era insediato». Per Guangi «le periferie sono abbandonate. Non ho visto un assessore, fatta eccezione dell'assessore Lieto, presentarsi in quei territori; ci sono atavici problemi irrisolti a partire dall'ambiente, non c'è manutenzione degli alloggi di Edilizia pubblica il patrimonio sta venendo giù a pezzi. Le case le dovremmo regalare e non vendere perché la gente soffre in quelle case e vivono nel più totale abbandono. Unica nota positiva è il verde grazie al lavoro dell'assessore Santagada, ma anche grazie al supporto della Regione». Poi l'apertura: «C'è tanto da fare, noi ci siamo per il bene della città e non per consociativismo». Chiude il sindaco: «Siamo consapevoli che il bilancio fino ora non è pienamente positivo, non ci possiamo illudere di aver risolto i problemi della città, ma possiamo dire che non abbiamo sprecato il tempo. Ora viene la parte più difficile: costruire una strutturale trasformazione di Napoli e questo sforzo richiede capacità di lettura della città che non può essere fatta solo dal sindaco e dall'amministrazione ma sono necessarie quelle connessioni, ancora labili, con tanti pezzi di Napoli».