«Ciao Maurizio mi piacerebbe indicarti come presidente del Premio Napoli che ne dici?»; «Caro Gaetano ti ringrazio, ma voglio pensarci ancora un po’ dovessi accettare però cambierei molte cose a partire dalla Fondazione che deve guardare di più ai giovani, fammi sapere cosa ne pensi». Maurizio è il celebre scrittore Maurizio De Giovanni e Gaetano è il sindaco Manfredi. E il dialogo tra i due probabilmente è andato proprio così. Svoltosi nemmeno tanto tempo fa. Quello che è certo è che l’ex rettore vorrebbe De Giovanni alla guida della Fondazione - del resto al momento il posto è vacante - e che De Giovanni super impegnato, ma follemente innamorato della sua città prima di accettare vorrebbe rivoluzionare la struttura del Premio letterario e della stessa Fondazione. Insomma c’è la proposta del primo cittadino ma lo scrittore frena con tutti e due i piedi sul pedale. E che non significa che non accetterà, la partita è aperta.
Chi conosce De Giovanni sa che tipo di ragionamento frulla nella sua testa in questi casi. Vale a dire che a lui onorificenze, medagliette da attaccare alla giacca e finanche i premi letterari, almeno alcuni, non lo intrigano più di tanto perché ritiene tutto ciò molto autoreferenziale. In questo è caratterialmente simile al “Commissario Ricciardi” i quarti nobiltà non lo fanno sognare, anzi.
In questa condizione a De Giovanni più che aspettare le decisioni della giuria popolare e tecnica della Fondazione sui libri da premiare piacerebbe andare oltre. Coinvolgendo i giovani e dunque le scuole questo per lui l’unico modo di rendere meno complicato il rapporto con la lettura che ha la città. Per lo scrittore - per incentivare il rapporto con le scuole - si potrebbero creare nuove categorie di premi dentro il Premio Napoli. Per esempio per incentivare alla lettura i ragazzi - anche nelle scuole - ci si potrebbe inventare un festival di docu-film fatti con i telefonini tratti però dai grandi classici della letteratura. In questo modo i giovani sarebbero costretti a leggere per fare il docu-film. Idee non mancano a De Giovanni quello che teme non gli verrebbe concesso, invece, è questo spazio dentro la Fondazione. Vale a dire esplorare nuove strade per incentivare alla lettura. A oggi quindi la proposta del sindaco e la risposta dello scrittore sono un qualcosa che galleggia nell’aria di Napoli, ma ancora non c’è nulla di concreto, fermo restando che ciò che ora galleggia non si possa concretizzare a stretto giro.
I dubbi nella testa di De Giovanni non mancano, soprattutto se si scorre l’albo storico dei Presidenti del Premio Napoli e si vanno a leggere nomi degnissimi e di livello, ma molto lontani dal carattere dello scrittore il cui mantra - racconta chi gli è vicino - è questo: «Io voglio fare qualcosa per la città, se posso farla va bene altrimenti gli altri ragionamenti non mi interessano». Per fare questa “rivoluzione” però servono soldi, finanziamenti, che come è noto il Comune non è in grado di garantire e i tagli che arrivano dalla Regione al mondo della cultura in genere e a Napoli in particolare hanno pesato e pesano nella decisione che De Giovanni prenderà. Le storie del San Carlo e del Mercadante, lo stabile di Napoli, lo hanno colpito molto. Lui vorrebbe che la Fondazione tornasse alle origini vale a dire con «Lo scopo di incoraggiare la produzione culturale italiana e, soprattutto, di favorire la lettura e il dibattito culturale e civile nella città, con adeguati strumenti organizzativi». Una situazione in fase di stallo che si potrebbe sbloccare se Manfredi e De Giovanni riuscissero a parlare magari davanti a un caffè da soli per un’oretta.