Premio Napoli, Manfredi vuole ​Maurizio De Giovanni ma lo scrittore frena

I dubbi del giallista sulla presidenza della Fondazione: «Se accetto cambio tutto»

Maurizio De Giovanni
Maurizio De Giovanni
di Luigi Roano
Martedì 7 Marzo 2023, 23:38 - Ultimo agg. 9 Marzo, 07:15
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«Ciao Maurizio mi piacerebbe indicarti come presidente del Premio Napoli che ne dici?»; «Caro Gaetano ti ringrazio, ma voglio pensarci ancora un po’ dovessi accettare però cambierei molte cose a partire dalla Fondazione che deve guardare di più ai giovani, fammi sapere cosa ne pensi». Maurizio è il celebre scrittore Maurizio De Giovanni e Gaetano è il sindaco Manfredi. E il dialogo tra i due probabilmente è andato proprio così. Svoltosi nemmeno tanto tempo fa. Quello che è certo è che l’ex rettore vorrebbe De Giovanni alla guida della Fondazione - del resto al momento il posto è vacante - e che De Giovanni super impegnato, ma follemente innamorato della sua città prima di accettare vorrebbe rivoluzionare la struttura del Premio letterario e della stessa Fondazione. Insomma c’è la proposta del primo cittadino ma lo scrittore frena con tutti e due i piedi sul pedale. E che non significa che non accetterà, la partita è aperta.

Chi conosce De Giovanni sa che tipo di ragionamento frulla nella sua testa in questi casi. Vale a dire che a lui onorificenze, medagliette da attaccare alla giacca e finanche i premi letterari, almeno alcuni, non lo intrigano più di tanto perché ritiene tutto ciò molto autoreferenziale. In questo è caratterialmente simile al “Commissario Ricciardi” i quarti nobiltà non lo fanno sognare, anzi.

Quello che trapela è che De Giovanni vorrebbe risolvere il problema serio che Napoli e i napoletani - questo il suo ragionamento - hanno con la lettura. Si legge poco a giudizio dello scrittore e per lui il “Premio Napoli” dovrebbe costituire il luogo dove nasce una politica del libro, dove si trovano rimedi nel non far chiudere le librerie. Non lontano, anzi, dalle idee che ha Manfredi che si è tenuto per se la delega alla cultura e che ha un gabinetto che lo circonda e lo consiglia sulle librerie e si come salvare e su come rilanciare il pianeta delle librerie e delle biblioteche. Non è un mistero - tuttavia e non è colpa di Manfredi che governa da poco più di un anno - che a Napoli non c’è rassegna letteraria degna della città e della sua tradizione, non ce un festival del libro, ma solo piccole iniziative lodevoli da parte di piccoli soggetti. Ma pur sempre piccole mentre Napoli dovrebbe ambire a qualcosa di più grande. 

In questa condizione a De Giovanni più che aspettare le decisioni della giuria popolare e tecnica della Fondazione sui libri da premiare piacerebbe andare oltre. Coinvolgendo i giovani e dunque le scuole questo per lui l’unico modo di rendere meno complicato il rapporto con la lettura che ha la città. Per lo scrittore - per incentivare il rapporto con le scuole - si potrebbero creare nuove categorie di premi dentro il Premio Napoli. Per esempio per incentivare alla lettura i ragazzi - anche nelle scuole - ci si potrebbe inventare un festival di docu-film fatti con i telefonini tratti però dai grandi classici della letteratura. In questo modo i giovani sarebbero costretti a leggere per fare il docu-film. Idee non mancano a De Giovanni quello che teme non gli verrebbe concesso, invece, è questo spazio dentro la Fondazione. Vale a dire esplorare nuove strade per incentivare alla lettura. A oggi quindi la proposta del sindaco e la risposta dello scrittore sono un qualcosa che galleggia nell’aria di Napoli, ma ancora non c’è nulla di concreto, fermo restando che ciò che ora galleggia non si possa concretizzare a stretto giro. 

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I dubbi nella testa di De Giovanni non mancano, soprattutto se si scorre l’albo storico dei Presidenti del Premio Napoli e si vanno a leggere nomi degnissimi e di livello, ma molto lontani dal carattere dello scrittore il cui mantra - racconta chi gli è vicino - è questo: «Io voglio fare qualcosa per la città, se posso farla va bene altrimenti gli altri ragionamenti non mi interessano». Per fare questa “rivoluzione” però servono soldi, finanziamenti, che come è noto il Comune non è in grado di garantire e i tagli che arrivano dalla Regione al mondo della cultura in genere e a Napoli in particolare hanno pesato e pesano nella decisione che De Giovanni prenderà. Le storie del San Carlo e del Mercadante, lo stabile di Napoli, lo hanno colpito molto. Lui vorrebbe che la Fondazione tornasse alle origini vale a dire con «Lo scopo di incoraggiare la produzione culturale italiana e, soprattutto, di favorire la lettura e il dibattito culturale e civile nella città, con adeguati strumenti organizzativi». Una situazione in fase di stallo che si potrebbe sbloccare se Manfredi e De Giovanni riuscissero a parlare magari davanti a un caffè da soli per un’oretta. 

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