Un dibattito affollato, denso di temi e domande, ma non sono mancati anche attimi di tensione. Il tema, del resto, era di quelli scottanti e l’opportunità di dialogare con le istituzioni sul bradisismo dei Campi Flegrei è stata l’occasione per sviscerare le problematiche quotidiane di un quartiere che lo vive molto da vicino. Il parlamentino della Municipalità X a Bagnoli è infatti pieno. In sala, vista l’ora pomeridiana, soprattutto pensionati che pur avendo vissuto la crisi bradisismica 82-84, elencano i disagi di chi avverte l’avvicendarsi delle scosse degli ultimi mesi al punto da perdere il sonno. Al centro del palco i protagonisti cui porre i propri quesiti, dal Capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, il primo a dover intervenire in caso di necessità, al prefetto Michele Di Bari, al sindaco Gaetano Manfredi, alla direttrice del Dipartimento Vulcani Francesca Bianco, al direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro di Vito, e tanti altri. Due i temi più delicati affrontati dai residenti: vulnerabilità degli edifici e piano di evacuazione.
Le domande
Antonio Cerrone legge una lista di strade e sottopassi che «impediscono ai bus di transitare, figuriamoci ai mezzi di soccorso se dovessimo entrare in fase di allarme». La consegna al sindaco che non fa neanche in tempo a replicare che viene interrotto da Roberto Giuseppe, anche lui residente: «A Bagnoli non abbiamo vie di fuga: non possiamo morire come i topi». Un grido disperato appoggiato dagli applausi. Il sindaco risponde con fermezza: «Il Piano d’emergenza esiste, è stato testato nel 2019 e sarà testato ancora a ottobre prossimo. Forze dell’ordine, esercito e protezione civile guideranno i cittadini lungo le vie di evacuazione: dovete affidarvi». Il primo cittadino ha poi ribadito che «sono stati individuati i miglioramenti da apportare per il completamento delle vie di fuga - che aspettano da 40 anni - e nella fase di negoziazione con il governo sono state individuate le priorità e quindi le prime strade su cui intervenire e progressivamente verranno attribuite le risorse». Per Umberto Martellotta del Comitato Osservatorio Popolare però «è difficile credere al Piano di evacuazione se il sabato sera non riesce a passare nemmeno un’ambulanza per il traffico.
L’edilizia privata
La certezza arriva quando Laura Iovinelli del Comitato Emergenza Campi Flegrei prende parola: «Come potete basare le vostre pianificazioni di emergenza sulla percentuale di probabilità che un evento eruttivo possa accadere? Come è possibile che state controllando gli edifici solo guardandoli dall’esterno? Le assicuro che dentro casa, i danni di questi sismi continui ci sono ma abbiamo paura di mostrarli per non essere costretti a lasciare casa. Non abbiamo la possibilità di andare altrove: aiutateci invece a ottenere fondi per lasciare la Zona Rossa». Il capo della Protezione civile chiarisce questo punto così delicato e sentito: «Il sisma bonus è uno strumento economico-finanziario, qui potrebbe essere utile, ma la valutazione degli strumenti non è in mano alla parte tecnica del Paese. Il piano speditivo della vulnerabilità sulla parte privata è ormai al 75% e contiamo tra due mesi di avere una visione più chiara sullo stato degli edifici». Mentre l’ultimo bollettino sui Campi Flegrei parla di una velocità di sollevamento in aumento, pari a 2 centimetri al mese (il doppio rispetto al mese scorso), il direttore di Vito precisa la possibile evoluzione: «Con l’attuale tasso di sollevamento è possibile che si verifichino terremoti di magnitudo più alta, ma non possiamo dirlo con precisione. Sappiamo che il sollevamento è raddoppiato, il fenomeno sta incrementando e quindi i terremoti continueranno, è prevedibile che avvengano. Ci si prepara a questi eventi lavorando sulla prevenzione che è l’elemento fondamentale insieme alla corretta informazione».