«La sfida per le Pmi del territorio è quella della competitività, che va perseguita attraverso un incremento della dimensione media delle aziende e la diffusione di una sana cultura d'impresa». A sostenerlo è il 38enne Guido Bourelly, che ieri è stato eletto presidente del Gruppo Piccola Industria dell'Unione industriali di Napoli (diventando, di diritto, anche vicepresidente di Palazzo Partanna). Nella sua relazione programmatica all'Assemblea, il neo leader dei piccoli imprenditori sottolinea la necessità di promuovere la transizione digitale, la formazione e lo sviluppo delle competenze tra i lavoratori e la sostenibilità, così come la crescita dell'impresa femminile e giovanile. Una dichiarazione non formale, quest'ultima, visto che Bourelly, entrato fin da giovanissimo nell'azienda di famiglia, ne è amministratore dal 2014, cioè da quando aveva soli 29 anni. Parliamo di un'azienda fondata dal nonno Guido nel 1957 nel rione Sanità e che in 66 anni, da officina meccanica, grazie all'ampliamento portato avanti dai figli Lorenzo ed Elio negli anni Novanta, si è trasformata in Bourelly Group, impresa leader nel settore dell'emergenza sanitaria (gestione operativa del servizio 118) e del soccorso stradale, attiva stabilmente in Campania e Lazio con numerosi mezzi, operatori specializzati e professionisti.
Tra le doti che il nuovo presidente porta ai piccoli imprenditori di Confindustria c'è l'esperienza manageriale maturata in un'azienda familiare che ha saputo affrontare un doppio ricambio generazionale senza traumi, anzi traendone profitto nell'innovazione. «Il mio è un caso particolare - racconta - mio padre ha favorito un passaggio lineare, senza tensioni, ma io, ai figli degli imprenditori, suggerisco di andare a fare prima esperienza in altre aziende, anche di settori diversi, per poi tornare in quella di famiglia con nuove conoscenze».
Bourelly subentra ad Anna Del Sorbo e, alla guida del Gruppo Piccola Industria, sarà affiancato da due vicepresidenti: Giuseppe Altamura, che ribadisce la necessità di «promuovere una nuova cultura d'impresa basata proprio sulla valorizzazione delle risorse umane presenti nelle imprese», e Antonio Cennamo, che sottolinea l'importanza di «andare avanti su Transizione 4.0, di prorogare il credito d'imposta che scade nel 2023, e di puntare sulle Zes come aree per creare sviluppo».