Comunali a Napoli, Salvini vota Maresca: «È il nome giusto, vuole unire il centrodestra»

Comunali a Napoli, Salvini vota Maresca: «È il nome giusto, vuole unire il centrodestra»
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 1 Luglio 2021, 11:00 - Ultimo agg. 2 Luglio, 09:07
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Senatore Salvini, lei oggi e domani sarà di nuovo in Campania, ma che caos con queste amministrative a Napoli! Il centrodestra vola nei sondaggi, ma poi per le troppe discussioni interne rischia di raccogliere poco. Teme un risultato non proprio incoraggiante come alle Regionali di un anno fa quando c'erano simili discussioni?
«Non mi pare sia così: il centrodestra governa 14 Regioni su 20. Per Napoli e le altre grandi città ha scelto di trovare candidati civici, per presentare vere e proprie squadre (non solo un singolo candidato) con progetti credibili. A me interessa il rilancio dell'area di Bagnoli e la creazione di lavoro, mentre a sinistra Pd e grillini vanno in ordine sparso, con l'aggiunta di Bassolino, e il sindaco in carica di Napoli si candida in Calabria invece di occuparsi della sua città. Ditemi voi chi ha più problemi!».

Ma ci spiega che sta succedendo con Maresca? Archiviamo questa candidatura o per lei resta in pista?
«Maresca l'ho conosciuto e apprezzato come combattente anti-camorra e penso abbia la voglia e la possibilità di restituire a Napoli la forza, la bellezza e la dignità che merita. Ho apprezzato le sue parole di questi giorni rivolte all'unità dei centrodestra, dopo tanti anni di mancate promesse della sinistra è giunta l'ora della rivincita».

Lo sa vero che Giorgia Meloni propone Sergio Rastrelli? Disponibile ad appoggiarlo?
«Lavoro perché l'intera squadra del centrodestra corra unita al fianco di Maresca. Noi siamo già al lavoro in tutti i quartieri per progettare la Napoli del futuro, lavoriamo per una candidatura unitaria. Stiamo ragionando di lavoro e sviluppo con Gianluigi Cimmino e altri imprenditori, di salute e di tutela ambientale con Antonio Giordano e altri professori, di trasporti, mare e logistica con Guido Grimaldi e altri amici. È la squadra che vince».

Sono mesi che incontra e sente Maresca, ciò che appare incomprensibile è: ma cosa vi siete detti in tutte queste interlocuzioni? È mai possibile non abbiate mai chiarito questa vicenda dei simboli che il pm sembra non volere?
«Con Catello abbiamo sempre parlato del futuro della città, di Circumvesuviana e di progetti sociali per le periferie, di come affrontare le stese e di stroncare una volta per sempre il dramma dei roghi tossici.

La sua impostazione civica non è mai stata un mistero, onestamente non credo che vecchi e nuovi simboli siano un problema insuperabile. Bado al sodo: cambiare la città dopo troppi anni di malgoverno».

Meloni ha ribadito di non voler rinunciare al simbolo. E la Lega?
«Non posso rispondere per Giorgia, mi pare che Maresca abbia fatto passi importanti per rassicurare i partiti e dialogare su tutto, simboli compresi. Se lei mi chiede se per me viene prima l'interesse della città o l'interesse del mio partito, ebbene viene prima il bene di Napoli. Comunque stia tranquillo, abbiamo già pronte tutte le liste, piene di donne e uomini in gamba, sia per il Comune che per tutti i Municipi».

Vede concreto il rischio che il centrodestra si spacchi proprio a Napoli?
«Posso rispondere per la Lega, e la Lega è pronta a tutto pur di trovare una soluzione. Credo che a breve troveremo un'intesa, come abbiamo sempre fatto. Non si tratta di rinunciare a niente, ma di unirsi per mandare a casa una sinistra incapace e rilanciare la città».

I maligni dicono che lei sia disponibile a rinunciare al simbolo a Napoli perché la Lega al Sud non sfonda e ha difficoltà a trovare classe dirigente. Ma le è convenuta questa discesa al Sud?
«Guardi, il governatore in carica della Calabria è uomo della Lega, siamo al governo in Sicilia, Basilicata, Molise e Abruzzo, abbiamo sindaci in Puglia e Calabria, i cittadini campani solo l'anno scorso hanno eletto i primi tre storici consiglieri regionali della Lega. Tutto questo partendo da zero, le pare poco? Mi chiedo i maligni cosa abbiano fatto per Napoli, la Campania e il Sud in cinquant'anni, prima che arrivasse la Lega. Solo in provincia di Salerno, dove sarò domani, incontrerò oltre 40 nuovi amministratori locali che hanno scelto di entrare nella Lega. E siamo solo all'inizio».

Nelle altre città al voto come siamo messi? C'è il rischio che spaccandosi a Napoli ci si possa dividere anche altrove?
«No, come le ho detto lavoriamo per unire. A Caserta ad esempio Gianpiero Zinzi sarebbe un ottimo candidato sindaco. A breve troveremo l'intesa definitiva anche a Napoli, Milano e Bologna, sono tranquillo.

Partito unico. Che evoluzione immagina? A Napoli potrebbe partire già un esperimento con un'unica lista Fi-Lega?
«Non credo nelle fusioni a freddo, sono invece convinto che una collaborazione più stringente tra i partiti di centrodestra che sostengono Draghi sia opportuna e necessaria. È la mia idea di federazione. Sarebbe interessante replicare questo schema anche sui territori, senza per questo annacquare le identità dei singoli partiti».

Caos M5S. Condivide l'aspro giudizio di Grillo su Conte? Il governo rischia?
«Ho conosciuto due Giuseppe Conte. Il primo, all'inizio del governo con la Lega, era umile e disposto ad ascoltare. Abbiamo approvato Quota 100 e la legittima difesa, abbiamo abbassato le tasse e fermato gli sbarchi. Poi credo si sia montato la testa, e pur di restare al potere ha rinnegato tutti i risultati ottenuti per allearsi con la sinistra. Non credo che il governo sia in pericolo: i parlamentari grillini hanno ampiamente dimostrato di farsi andare bene tutto, pur di non mollare la poltrona».

Diciamolo sinceramente: un po' lei gongola. Se i grillini si spaccano lei diventa più importante per l'esecutivo...
«Chi mette a rischio il governo non fa il bene dell'Italia. Dobbiamo ricostruire dopo il Covid, grazie alla Lega abbiamo bloccato l'invio di milioni di cartelle esattoriali anche in Campania e fermato l'ipotesi di nuove tasse lanciate dal Pd. Spero che i litigi dei grillini non rallentino Draghi e la nostra voglia di riforme».

Chiedo all'ex ministro dell'Interno: la macelleria messicana che si sarebbe verificata nel carcere di Santa Maria Capua Vetere la inquieta?
«Chi ha sbagliato deve pagare, ma non permetto a nessuno di infangare quasi 40mila agenti della polizia penitenziaria che fanno il proprio lavoro in condizioni difficili o drammatiche. I fatti contestati risalgono a più di un anno fa, cosa ne sanno Bonafede, Conte e Di Maio che allora erano al governo col Pd? Oggi tornerò a Santa Maria Capua Vetere, una delle carceri che per sovraffollamento e problemi di personale è particolarmente complicato. Servono più assunzioni straordinarie di personale, telecamere, divise, dotazioni per la difesa personale. Se qualcuno ha sbagliato pagherà, come giusto, ma dobbiamo ricordarci le rivolte, le aggressioni e le violenze dei carcerati, a danni di donne e uomini in divisa, di quei giorni».

Ha tenuto un incontro di maggioranza sul Dl Zan. Novita?
«Pronti a discutere subito per un testo condiviso, accogliendo l'appello del Santo Padre e di tante realtà del mondo femminista e omosessuale. Puniamo con maggiore severità chi discrimina ed è violento, ma teniamo fuori dalla contesa i bambini e le opinioni, la cui educazione spetta alle famiglie. E istituire reati d'opinione, bavagli e censure, non fa parte dell'Italia libera, evoluta, solidale e generosa per cui sto lavorando». 

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