Napoli, metà dei commercianti non paga per i tavolini: «Buco da 51 milioni»

La riscossione è ferma al 52,5% con un buco di 51 milioni di non riscosso negli ultimi cinque anni

I tavolini nel cuore di Napoli
I tavolini nel cuore di Napoli
di Luigi Roano
Mercoledì 7 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 8 Febbraio, 17:06
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Un commerciante su due non paga il Cup - Canone unico patrimoniale - ovvero l'ex Cosap l'occupazione di suolo pubblico. Nella sostanza a dispetto di migliaia di tavolini e installazioni del food and beverage la riscossione è ferma nel 2023 al 52,5% con un buco di 51 milioni di non riscosso negli ultimi 5 anni. Tabelle, cifre sono tutte allegate al consuntivo di bilancio dl Comune 2022 e arrivano fino al 31 dicembre del 2023 cioè meno di due mesi fa. Manca il conteggio dell'ultimo trimestre dell'anno scorso che difficilmente - atteso il trend - farà cambiare di molto lo stato dell'arte. I numeri come sempre non mentono. Nel 2021 l'accertamento per la Cosap è stato di 14 milioni e 200mila euro, il riscosso 8,3 milioni e la percentuale di riscossione al 59 per cento. Nel 2022 - anno in cui la deroga per occupare spazi all'esterno senza limiti grazie alla normativa Covid è stata confermata dall'allora Governo, ma questa volta lo spazio si doveva pagare, l'accertamento è arrivato a 16,5 milioni mentre il riscosso è stato di 11 milioni con la percentuale della riscossione schizzata al 66%. Veniamo all'anno scorso. Ben 18,2 milioni sono stati gli accertamenti ma gli incassi sono arrivati solo a 9,6 milioni poco più della metà con il crollo delle percentuali di riscossione scese appunto al 52,5%. Cosa è successo? Al netto dei dati definitivi lo scarto tra 2022 e 2023 è di ben 14 punti percentuali. Dal 2021 al 2023 il Comune avrebbe dovuto incassare 49 milioni invece ne sono entrati solo 28 con una perdita secca di 21 milioni. Come si arriva a 51 milioni? Sommando anche le occupazioni temporanee per le quali sono stati emessi accertamenti per il mancato pagamento, ma soprattutto già a dicembre del 2022 i «residui attivi» ovvero gli accertamenti davano la ragguardevole cifra di 51 milioni non incassati. In questa cornice va ricordato che per accertamenti e riscossione il Comune si è affidato alla Napoli obiettivo valore una società privata alla quale però Palazzo San Giacomo ha dato la mission del recupero solo per le multe, tassa rifiuti e Imu non per la Cosap che il Municipio invece gestisce con le proprie forze. Nella sostanza, i commercianti se la dovranno vedere con Palazzo San Giacomo. Che alla voce mancati incassi deve dare risposte anche a quelli per la pubblicità che valgono almeno un'altra decina di milioni.

Facendo la media degli incassi dal 2021 al 2023 la percentuale di incassi - nella migliore delle ipotesi - arriverebbe al 59% salirebbe di 6 punti percentuali ma sempre quasi la metà dei commercianti sostanzialmente non pagherebbe il Cup.

Eppure il 2023 è stato l'anno di tutti i record: maggior numero di turisti arrivati in città, circa 14 milioni, locali sempre tutti esauriti e operatori del settore alla spasmodica ricerca di personale per soddisfare l'incredibile massa di persone che si è riversata nei ristoranti, nei bar e ovunque c'era da bere e da mangiare. Ma incredibilmente il 2023 è stato l'anno in cui c'è stata la più bassa percentuale di incassi per il Cup da parte del Comune. Dati che in Comune stanno avendo molto risalto anche perché è in discussione nella Commissione competente il nuovo regolamento per i dehors, vale a dire le nuove regole per l'occupazione degli spazi con questo tipo di installazioni. Che già ha suscitato notevoli scaramucce tra i consiglieri comunali della maggioranza e con le opposizioni per quello che riguarda la madre di tutte le battaglie: le installazione al centro storico. Dove gli spazi per i pedoni a oggi sembrerebbero abbastanza risicati in considerazione dei flussi turistici che convergono in quel pezzo di città. 

A dare voce alle proteste è l'avvocato Gennaro Esposito, consigliere comunale del gruppo Manfredi sindaco e presidente del Comitato per la vivibilità cittadina che promette battaglia. «La cifra monstre di oltre 51 milioni di euro per mancato pagamento della occupazione di suolo pubblico è inaccettabile - racconta Esposito - ed immorale se raffrontata al fatto che essa dovrebbe ripagare i cittadini per la perdita di spazio pubblico che, invece, frutta moltissimo agli imprenditori del food and beverage che, in alcuni casi, realizzano delle vere e proprie cubature, estendendo la superficie commerciale». Esposito è radicale e si appella alla sua Amministrazione: «È evidente che alla mancanza di volontà di pagare il dovuto debba corrispondere la revoca dei titoli concessori, su cui il Consiglio Comunale si già espresso con l'approvazione di un mio ordine del giorno, volto proprio a garantire tale impostazione». Ma Esposito è ben cosciente di quanto il commercio e la libera impresa, il vero oro di Napoli, siano importanti per l'economia della città: «È chiaro - conclude il Consigliere comunale - che occorre salvaguardare gli imprenditori onesti che vogliono rimettersi in carreggiata, ma con queste cifre sembra che prevalga di più la volontà di aggirare gli obblighi tributari». 

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