Napoli, Jannotti Pecci: «Pochi fondi per il Sud in città è ora di sbloccare progetti e cantieri eterni»

Il monito del presidente degli Industriali

Costanzo Jannotti Pecci
Costanzo Jannotti Pecci
di Luigi Roano
Domenica 26 Febbraio 2023, 10:34 - Ultimo agg. 27 Febbraio, 07:20
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Costanzo Jannotti Pecci - presidente degli industriali napoletani - dal suo osservatorio che segnali arrivano da parte del Governo verso il Sud?
«La relazione sugli interventi di sostegno alle attività produttive, trasmessa al Parlamento dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ci dice che nel 2021 sono stati concessi incentivi, gestiti quasi del tutto dallo Stato centrale, per 25,1 miliardi, con un incremento del 165% rispetto al 2020. Tra aiuti Covid e sostegno per il caro energia alle imprese del Centro-Nord sono stati erogati quasi 22 miliardi (+265%), contro appena 3 (-10%) indirizzati a quelle del Sud».

Come la spiega questa enorme differenza?
«È il segno di un'Italia che predica bene e razzola male, si continua ad assistere le aree forti e a penalizzare quelle in ritardo. Viene da pensare al gattopardesco tutto è cambiato perché nulla cambi».

E dove sono finiti il soldi del Pnrr per il Sud?
«Se continua questo andazzo ci ritroveremo tra qualche anno a consuntivare un Pnrr in cui la famosa riserva del 40% al Sud è rimasta sulla carta. Si dirà allora, c'è da scommetterci, che è stata colpa delle inefficienti amministrazioni meridionali. Nel frattempo, purtroppo, l'autonomia differenziata nei fatti sta diventando una priorità d'azione, malgrado il radicamento forte al Sud che ha la principale forza politica della coalizione di maggioranza».

Dunque gli industriali sono contro la riforma Calderoli?
«Non si tratta di essere contrari. Il problema è che, invece di contrastare i divari, si punta a consolidare territori già forti. I conti non tornano. L'auspicio è che il Presidente Meloni possa raddrizzarli nei fatti, con una svolta decisa nella strategia e negli interventi di coesione».

Quali sono i rapporti tra il mondo dell'impresa e le Istituzioni?
«Dobbiamo registrare, a tutti i livelli istituzionali, situazioni segnate da scarso dialogo, per cui rinnoviamo la nostra disponibilità a confrontarci per dare al partenariato un significato concreto e non meramente formale».

La Regione attacca il Governo proprio sui presunti fondi scippati al meridione: come stanno le cose?
«Il Presidente De Luca incalza il Governo perché blocca l'erogazione di 67 miliardi di fondi coesione, di cui 5,6 destinati alla Campania. Ci sembra uno scandalo e anche noi attendiamo risposte immediate dall'Esecutivo. Negli stessi giorni, tuttavia, la relazione del Ministro Fitto sulla spesa dei fondi europei del ciclo 2014-2020 ci dice che la Campania è penultima tra le Regioni: appena il 63%. Noi chiediamo chiarezza. Pronti a sostenere a spada tratta le ragioni della Campania e del Sud».

Passiamo a Napoli: qual è la salute del capoluogo?
«È una città da risollevare. Parliamoci chiaro, il caso Napoli deve essere al centro della politica nazionale, altrimenti la perdurante condizione di emergenza impedirà di cogliere le potenzialità di sviluppo. È assurdo - per esempio - che si aspetti la sollevazione di medici e personale sanitario per assicurare un presidio di forze dell'ordine a un ospedale.

E cosa si aspetta a sbrogliare situazioni risibili come lo stop ai collaudi dei treni nuovi della Linea uno: è un monumento alla stoltezza amministrativa».

Eppure ci si lamenta per i cantieri eterni che non chiudono mai...
«I cantieri che si aprono non sono un problema, lo sono le scadenze bibliche dei lavori, senza che nessuno ufficializzi e dia garanzie sulle date di chiusura. Sono tante le cose da dire. Per esempio il ciclo dei rifiuti attende di essere completato. I grandi progetti per lo più restano sulla carta. C'è bisogno di accelerazione e decisionismo».

A chi tocca accelerare e decidere?
«Siamo consapevoli che il sindaco Manfredi sta facendo e ha da fare un lavoro titanico, e siamo pronti ad affiancarlo se darà seguito all'impegno dichiarato di voler dialogare concretamente col mondo delle imprese. Vogliamo però sapere tutto sui colli di bottiglia che frenano i progetti, perché se ci sono interessi che bloccano la crescita della città vanno denunciati e se ci sono responsabili di inerzie e cattiva gestione vanno rimossi».

Tra le incompiute storiche c'è Bagnoli
«Sono quarant'anni che si parla di riconvertire l'area e non si è completata nemmeno la bonifica. Per il resto, zero risultati. Di recente, tuttavia, c'è stata una svolta importante, la cosiddetta bonifica giudiziaria, che grazie al lavoro del subcommissario Falconio, ha dissolto il contenzioso storico con una serie di soggetti pubblici, ma non basta».

Vale a dire?
«Sulla colmata chiediamo di dare risposte definitive. Se, come pare, occorrono 500 milioni per rimuoverla, dove mai si potranno attingere queste risorse? E dove potrà essere trasferito il materiale di risulta? E quali rischi di inquinamento ambientale comporterebbe una operazione così delicata, che a questi livelli non abbia precedenti nel mondo? Se, per ragioni di buonsenso, si rinuncia al ripristino dell'antica linea di costa, lo si dichiari rapidamente. Ma superiamo ipocrisie e barriere ideologiche».

Sia più chiaro
«Puntare sul recupero della balneazione va bene, prevedere alberghi che invece di affacciare sul mare siano orientati verso la collina di Posillipo è incomprensibile e priverebbe Napoli di un unicum mondiale: quello di avere dei resort all'interno della città. Salvaguardare le vestigia dell'acciaieria ci sta, pensare di conservare ai posteri strutture di nessun pregio estetico e artistico come il carro ponte, serve solo a togliere volumetrie all'edilizia residenziale. In un'area così vasta si prevedono 250 abitazioni, per circa un migliaio di residenti. Significa frustrare in partenza qualsiasi attività economico commerciale, per mancanza di mercato».

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Il sindaco sta cercando altri asset di sviluppo come l'Albergo dei poveri
«È incredibile che sia rimasto abbandonato al degrado per tanto tempo. Con il Pnrr la situazione si è sbloccata grazie all'iniziativa del Ministro Sangiuliano e siamo lieti di aver contribuito a porre le premesse per il protocollo d'intesa tra Comune e Ministero della Cultura. Ora speriamo che si metta mano concretamente agli interventi previsti. Ma ci sono altre occasioni da non perdere».

Quali?
«Sul Grand Hotel de Londres rivolgiamo un appello al Sindaco: faccia in maniera che sia restituita alla sua funzione originaria una tra le più prestigiose e belle strutture alberghiere d'Italia, rilanciando così anche piazza Municipio. L'albergo ha contribuito a fare la storia di Napoli fino al terremoto del 1980, ospitando personaggi della cultura, dello spettacolo, dello sport. È grottesco che, chiuso temporaneamente con la concessione di una piccola parte al Tar Campania, continui dopo più di quarant'anni a essere utilizzato in permanenza dal Tar. Si bloccano progetti di investimento per molte decine di milioni e centinaia di posti di lavoro. Ci rivolgiamo anche al Presidente Meloni, considerato che la Giustizia Amministrativa dipende dalla Presidenza del Consiglio».

Perché a Napoli non decolla il mercato delle fiere come a Milano dove valgono oro?
«La Mostra d'Oltremare è un complesso unico al mondo, ridotto a ospitare eventi di nessuna rilevanza. Mentre realtà come Rimini, Milano con lo spostamento della Fiera a Rho, Parma, realizzano manifestazioni, esposizioni, meeting di grande impatto per l'economia e l'occupazione del territorio. La gestione della Mostra, non da oggi, si caratterizza per essere scarsamente attrattiva al di fuori del ristretto circondario territoriale e senza visione. Pensiamo ad esempio a un appuntamento così importante come il NauticSud, il cui cinquantenario scade il prossimo anno. Chi ha deciso di assegnarne la gestione e su quali basi? Con quali procedure».
 

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