Stadio Maradona Napoli, il consiglio comunale frena De Laurentiis: «Non sarà venduto»

Scontro a distanza con i consiglieri comunali

Aurelio De Laurentiis alla presentazione del libro di Mario Giuffredi
Aurelio De Laurentiis alla presentazione del libro di Mario Giuffredi
di Dario De Martino
Venerdì 1 Dicembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 2 Dicembre, 07:31
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Lo stadio non è in vendita. Si può discutere di una concessione a lungo termine, ma il Maradona dovrà essere un impianto grande, con prezzi dei biglietti popolari e adeguato alle competizioni internazionali. Il sindaco Gaetano Manfredi non risponde all'affondo di Aurelio De Laurentiis, ma detta le condizioni: «Siamo disponibili a discutere, ma solo partendo da una proposta concreta nell'interesse della città e dei tifosi». Le stesse condizioni che il sindaco aveva già posto, circa un mese fa a De Laurentiis in un incontro a Palazzo San Giacomo. Ma dopo quest'ultima uscita il clima tra le parti, ormai, è di gelo. E non aiuta la vicinanza che De Laurentiis rivendica con il presidente De Luca. Amicizia che sposta la questione sul piano politico. Non a caso il consiglio comunale è stato durissimo nella sua replica al patron azzurro. 

Andiamo con ordine, partendo da mercoledì sera, quando De Laurentiis ad Amazon prime ha detto: «Lo juventino Gaetano Manfredi mi dia il Maradona».

Il sindaco evita polemiche e risponde nel merito: «Al momento non è possibile vendere lo stadio: è nel patrimonio indisponibile. Credo che la soluzione migliore sia quella di una concessione a lungo termine di 50 anni». Poi chiede a De Laurentiis proposte concrete: «A noi fa molto piacere che la società Calcio Napoli voglia investire sullo stadio. Se presenta un progetto concreto con i relativi investimenti lo valuteremo. Ma non possiamo regalare lo stadio». D'altronde, nell'incontro di un mese fa, Manfredi specificò a De Laurentiis di voler chiedere a un soggetto terzo di fare una valutazione oggettiva del valore. Ma i paletti posti da Manfredi sono chiari: l'impianto «deve avere le caratteristiche per poter accogliere le competizioni internazionali, in primo luogo gli Europei, e dimensioni adeguate ad una grande città. Uno stadio troppo piccolo potrebbe precludere a tanti di andare a vedere la partita». Quindi un secco no al progetto da 30mila posti più volte annunciato da De Laurentiis. Il gelo tra le parti nasce dall'incontro al Municipio. Riunione da cui De Laurentiis andò via non contento.

Tra i nodi emersi anche il tema regolamento (la cui approvazione, però, è stata rinviata dal consiglio comunale) sull'utilizzo della polizia municipale negli eventi privati: il Comune impone che i costi siano sostenuti dagli organizzatori. Ma non solo. Ieri la Giunta ha dato il via libera alla cittadinanza onoraria a Luciano Spalletti. Una scelta accompagnata da un affondo del capogruppo del Pd Gennaro Acampora: «Non la daremo mai a De Laurentiis. Lo scudetto è merito del tecnico e della squadra». Una dichiarazione ruvida nata anche da un'altrettanta velenosa uscita del patron azzurro: «Possiamo fare uno stadio a Caserta o a Pompei. Il presidente della Regione sta dalla mia parte». Una nuova chiamata in causa quella di De Laurentiis a De Luca, che fa seguito a quella della settimana scorsa, partecipando alla presentazione del libro “Nonostante il Pd”. E non a caso, ieri, il consigliere comunale del gruppo Manfredi sindaco Sergio Colella, è stato particolarmente duro con la Regione: «Il metro di giudizio di De Laurentiis rispetto agli amministratori pubblici è determinato nella quantità di denaro pubblico donato alla sua società. Il presidente De Laurentiis ha organizzato la festa dello scudetto allo stadio con circa 700 mila euro regalati dalla Regione prendendoli dai fondi destinati alla cultura, nello stesso anno in cui ci sono stati tagli di 2 milioni al teatro Mercadante e al San Carlo». Poi Colella incalza: il calcio Napoli «non si cura della manutenzione ordinaria che è a suo carico», sostenendo pure che la cifra di «885mila euro annui è ridicola». Infine la denuncia dell'uso «improprio di alcuni locali dello stadio per vendere magliette e altri gadget». 

Ma è tutto il consiglio comunale a replicare. La prima parte della seduta di ieri è stata spesa tutta dalle risposte dei consiglieri al patron. D'altronde De Laurentiis è stato durissimo con i quaranta eletti del popolo: «Odiano il Napoli». L'assise, maggioranza e opposizione, si compatta definendo in una nota congiunta: «Inopportune e fuori luogo le parole di De Laurentiis», invitandolo a usare «un linguaggio misurato e rispettoso delle istituzioni». Da Pd a Fdi, più di un consigliere annuncia la richiesta agli uffici di una ricognizione sui «ritardi nei pagamenti del canone che la Società ha con l'amministrazione». 

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