In principio era il "Cristo Velato", tra le opere più amate della città, la scultura impossibile di Giuseppe Sammartino custodita nella cappella Sansevero. Oggi Napoli ha anche il "Cristo Rivelato” di Domenico Sepe, da pochi giorni in un altro luogo magico della città, la cappella Pappacoda accanto la basilica di San Giovanni Maggiore.
In bronzo poggiato su pietra, rappresenta il primo respiro di vita del Redentore dopo la resurrezione, il primo movimento e la ricerca della luce, scena “praticamente inedita nella storia dell’arte” dice la curatrice Daniela Marra che ha confezionato un catalogo sull’opera dello scultore napoletano alla sua quarta raffigurazione del Cristo: “Dopo il battesimo, la crocefissione e la deposizione la sequenza così si completa”.
Non c’è momento migliore di quello pasquale per presentare al pubblico l’opera, appartenente alla collezione privata della famiglia Ciccone di Brusciano di Napoli che l’ha concessa in custodia a don Salvatore Giuliano, parroco di San Giovanni Maggiore.
Con il progetto espositivo di Leonilde Romano e l'art director Pietro Mingione, il "Cristo Rivelato" di Sepe sarà visitabile e farà parte del percorso guidato legato alla vicina basilica: “Il Cristo - ha scritto Romano nelle note - ha travalicato la cripta in cui era, nella città che lo ha voluto, Brusciano, e per volontà del proprietario, Ciro Ciccone, e del parroco del complesso di San Giovanni Maggiore che ha tanto lavorato per la riapertura della perduta cappella, è arrivato per incastonarsi in tanta bellezza e antichità”. Marra conclude: "Il valore simbolico che veicola è accuratamente compiuto: la metafora della narrazione della vita di Cristo nella sua interezza è evocata nell'atto della resurrezione.
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