Un ponte di immagini tra Napoli e Istanbul

Un ponte di immagini tra Napoli e Istanbul
di Cristina Cennamo
Venerdì 23 Novembre 2018, 15:01
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Un dialogo per immagini, intimo e suggestivo: è quello celebrato dagli scatti di Massimo Listri per il Calendario Di Meo 2019, intitolato Napoli’Den İstanbul’A e dedicato quest’anno alle connessioni, visive ma non solo, tra il porto del Sud Italia e le correnti del Bosforo, sospeso tra Europa ed Asia. Un vorticoso viaggio visivo sulla rotta che conduce dai palazzi dei decumani cristiani ai quartieri antichi dell’Islam grazie al quale, pagina dopo pagina, si scoprono quindi pitture ed architetture, canzoni e caffè, canti processionali e preghiere dei müezzin. Un’ennesima testimonianza, la diciassettesima per l’esattezza, delle possibili assonanze culturali tra Napoli e le mete più apprezzate del Mediterraneo, le cui peculiarità culturali sono stati magicamente riprese dalla macchina fotografica dell'artista per poi essere mostrate in anteprima al Çiragan Palace di Istanbul, dove sono arrivati amici provenienti da Vienna, Montecarlo, Palermo, Roma, Ginevra, Istanbul, Parigi, Napoli, Venezia, Bogotà. 
 
 

Il nuovo progetto fotografico ha reso infatti concreto e sensibile il gemellaggio tra due città sorelle fin dai secoli scorsi, con un red carpet popolato da fez, maschere dorate, kaftani, veli, tatuaggi e turbanti che hanno colorato la sontuosa residenza voluta dal sultano Abdülâziz in un carosello di look a cui non si sono sottratti gli ospiti dei fratelli Generoso e Roberto Di Meo: tra questi, Homeyra Crespi, le principesse Maria Gabriella di Savoia e Beatrice di Borbone, Belquis Zahir, Nando Mazzocca, Polina e Philipp Lohrengel, Helena von Hessen, l’ambasciatore d’Italia Luigi Mattiolo, Antonia Dell’Atte, il calciatore Gökhan Inler, la cantante turca Ajda Pekkan, il principe Giovannelli, il marchese Ferrajoli, Vittorio Sgarbi, Cesare Cunaccia, Sabrina Colle, Eugenia de Sirigny, Demet Sabanci, Francesco Serra di Cassano e Benedetta Lignani Marchesani. Tanti anche i frangenti musicali: l’ouverture affidata a Burcu Karadağ, sensuale suonatrice di ney. E poi l’esibizione della band di Ayhan Sicimoglu, al ritmo latino-turco (con citazioni da Peppino Di Capri a Julio Iglesias) e la selezione del dj Ghiaccioli e Branzini, con tanto di «‘O sarracino» di Carosone in chiave electro-house.

Un happening quantomai globale insomma per il battesimo del prezioso segnatempo che parte dal Topkapi Palace al dipinto dell’Ambasceria turca a Napoli (opera di Giuseppe Bonito custodita nel Palazzo Reale di piazza Plebiscito) per continuare con la Moschea Kilic Ali Pasa al Ballo dell’ape nell’harem conservato nel Museo di Capodimonte e proseguire quindi fino al Palazzo di Venezia, gli hamam, la Cisterna Basilica di Sultanahmet. Ciascuna fotografia gode di un testo narrativo emotivo a firma di rare personalità: tra le altre, Ilber Ortayli, Rosita D’Amora, Dinko Fabris, Nedim Gürsel, Silvia Ronchey, Carmine Romano.
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